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QT n. 12, 13 giugno 1998 Servizi

Sinistra, il momento delle difficoltà

Un anno fa dettava le prime pagine con le sue proposte di riforma; oggi fa parlare solo come comprimaria nel teatrino delle alleanze politiche. La sinistra subisce il fascino della politica politicante e delle comode nonscelte programmatiche.

L'ultimo test elettorale è stato una bastonata; il sondaggio Swg per L'Adige ha dato i Democratici di Sinistra al 9,9% (rispetto al 12% del '96 o al 15-20% di altri precedenti sondaggi); le primarie per il capolista dei Ds, dopo un avvio esaltante, si sono incartate; il sindacato protesta; gli ambientalisti neanche più protestano... I campanelli di allarme di una crisi della sinistra sono tanti.

Ma soprattutto uno è forse emblematico, li riassume e spiega: dalle pagine dei giornali la sinistra è scomparsa, se non come attrice del tradizionale teatrino della politica, con alleanze, divisioni, confluenze, ecc. Mentre un anno fa la lotta sulle sue proposte di riforma dettava le prime pagine dei giornali, oggi su tutto quanto è società economia, ambiente, scuola la sinistra pare non aver nulla da dire. Certo, non è che le altre forze politiche dicano alcunché (se non attraverso trovate come quella leghista sul dialetto negli uffici pubblici); i bisticci del centrodestra e degli exdemocristiani sono politichese puro. Ma l'agglomerato centrista non ha bisogno di proporre alcuna idea, il suo punto vero è la pratica della clientela. Invece, chi si propone di riformare il Trentino, idee deve averne, e deve saperle proporre.

Forse proprio questa carenza propositiva spiega le inquietudini. Del sindacato, che lamenta scarsa attenzione al problema dell'economia e del lavoro. E del variegato mondo ambientalista, che trova la sinistra disponibilissima alle grandi enunciazioni di principio ("tutela ambientale, sviluppo sostenibile...") ma poi esitante a tradurle in pratica: in queste settimane la giunta provinciale ha avviato un azzeramento del valore normativo del Pup, riducendolo a mero indirizzo modificabile in quattro e quattr'otto, Italia Nostra ha fatto fuoco e fiamme, "ma ci hanno guardato tutti come fossimo matti: a loro interessa solo se sipario di elezioni o alleanze " ci dice il suo presidente Giorgio Rigo. E così per gli impianti a fune: tutti d'accordo sullo stop alla loro proliferazione, ma quando il deputato pidiessino Olivieri si batte per il collegamento PinzoloCampiglio (e la sua famiglia acquista l'albergo di fronte alla stazione di partenza), il partito non trova nulla da ridire, non sull'acquisto (che è cosa privata di Olivieri) ma neanche sui nuovi impianti, che intaccano un bene di tutti come il gruppo del Brenta.

Parallelamente è entrato in difficoltà il progetto Cosa2. A livello nazionale non è mai stato niente di più che un inglobamento nel Pds di un paio di cespugli. A livello locale aveva maggiori ambizioni, voleva rifondare la sinistra evolvendola verso una federazione, un melting pot di diverse culture politiche, rivolgendosi non solo alle forze organizzate (cristianosociali, laburisti, Solidarietà, Rete) ma anche alla diffusa intellettualità di sinistra che non intende riconoscersi nelle tradizionali rigidità dei partiti.

Il progetto è rimasto a metà strada. Ha inglobato i cristianosociali (Giorgio Tonini) alcuni laburisti (Mauro Bondi e Maurizio Tomazzoni); ma il progetto della sinistra federata è stato messo in soffitta; e rispolverato solo di recente, da quando lo spauracchio della soglia del 5% sta portando a un accordo con Rete e Solidarietà. "Anche con Rete e Solidarietà si tratta di un nuovo percorso politico comune, non solo di un'alleanza elettorale, destinata a sfaldarsi il giorno dopo le votazioni " ci dice Giorgio Tonini.

Per il bene della sinistra la cosa è auspicabile. Però intanto, questo percorso troppo incerto ha raffreddato molti interlocutori. Ad esempio Società Aperta, associazione politicoculturale, e Osservatorio per l'Ambiente, cui aderiscono anche molti fra i funzionari provinciali più sensibili alle ipotesi di rinnovamento: non hanno gradito ne le vaghezze programmatiche, ne la riduzione della sinistra federata a un confronto tra stati maggiori. Ed hanno proposto la candidatura di Walter Micheli, già vicepresidente della Giunta Malossini e assessore all'Ambiente; il quale Micheli della cosa non è entusiasta, vuoi per il perdurare dell'ombra Malossini, vuoi perché non e interessato a ripetere l'esperienza politica da semplice consigliere ma comunque si sta adoperando perché all'intemo della sinistra si; chiaro e definito un forte impegno programmatico.

Il fatto è che la vaghezza programmatica, la non scelta, può essere una linea. Se si è preci si, se oltre ai programmi che possono essere generiche enunciazioni si pongono obiettivi definiti (a esempio, no alla PinzoloCampiglio, sì agli alloggi pubblici a certe categorie di immigrati) si scontenta una parte di potenziale elettorato. Di qui il fascino della nonscelta.

"Ma sarebbe un errore fatale ci dice il consigliere Mauro Bondi Perché per non scontentare nessuno, si ottiene che nessuno si riconosce in quello che proponi perché in effetti non proponi niente. Soprattutto oggi, mentre stiamo spingendo per andare verso la democrazia dell'alternanza: e l'alternanza ha senso solo in presenza di scelte definite."

Invece il problema della nonscelta ha anche influenzato il meccanismo delle primarie per la scelta del capolista. Certo, le primarie sono pur sempre risultate una novità autentica, un grosso momento di partecipazione alla politica da parte di centinaia di persone. Ma è un avvicinamento tutto da discutere, dal momento che i candidati di fatto si sono presentati sulla stessa base programmatica, il dibattito è stato ininfluente a formare le opinioni; e il voto ha seguito unicamente logiche amicali, o territoriali, o di appartenenza ideologica.

"Nella sinistra italiana, non solo in quella trentina, c'è effettivamente il rischio della deriva pragmatista commenta Giorgio Tonini Ed è un fenomeno logico: persa una fede, è facile che si sia pronti ad accettare tutto; e l'approdo terminale è il partito senza principi e senza valori, alla Craxi. Di converso, come reazione, e 'è la deriva opposta, il rinculo sull'identità: il leitmotiv 'non mi vergogno di essere stato comunista', quan do invece il problema è la sinistra oggi, come deve rifondarsi."

Forse questa lettura aiuta a capire diverse cose. Il formarsi di un asse Olivieripartito dei sindaci, vaghissimo nei contenuti e pronto ad imbarcare chiunque, purché porti voti (clamoroso in vai di Fiemme il neoacquisto Pichler, valligiano rampante, già fondatore un anno fa di un "autentico" Pptt). E per converso un ritorno all'appartenenza, all'identità comunista come elemento fortemente discriminante ( "dobbiamo eleggere uno dei nostri" inteso come iscritto al Pci da vent'anni, come se la sinistra dovesse essere per sempre suddivisa in compartimenti stagni, socialisti, comunisti, i cattolici se ci sono portino voti e stiano in disparte...)

Difficoltà vere, quindi. Che si potrebbero superare se si ancorasse il fare politica non al pragmatismo, non all'appartenenza, ma ad obiettivi chiari, sui quali chiedere e far crescere il consenso. A Trento come a Roma è la mitica Fase2, che ci si garantisce inizierà una volta finita la pur innovativa kermesse delle primarie. Vedremo.