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1998: Fine delle Webzine?

Moltissime iniziative editoriali online sono sparite durante quest'anno: siamo alla fine di un modo comunicazione?

Loro Roberto

Nel corso degli ultimi anni hanno visto la luce molte iniziative editoriali elettroniche: riviste online sviluppate e diffuse unicamente tramite Internet. Un esperimento per sfruttare le nuove capacità comunicative della rete e del web, alla ricerca di una collocazione di contenuto e di pubblico in un mondo totalmente inesplorato e fortemente cangiante.

Queste nuove riviste, indicate con il termine di Webzine (riviste web), hanno caratterizzato in modo anche rilevante la comunità immateriale dell'Internet, creando e distruggendo nuclei di persone attorno ad argomenti quanto mai eterogenei: dalla società immateriale alla politica nel mondo delle reti, alla cucina evolutiva, ai racconti di scrittori ignoti che hanno trovato nell'Intemet, ed in queste aggregazioni "culturali", l'unica possibilità di espressione e di scambio con un pubblico.

"Thè Hub", "Adrenaline", "Word", "Slate", "Suck", "Hotwired", "Total New York", e molte altre iniziative su larga scala hanno prodotto migliaia di documenti che formano oggi una sorta di archivio della memoria di una fase della comunità online che si avvia decisamente alla conclusione: durante il 1998 la maggior parte di esse ha chiuso i battenti. Sostenute generalmente dagli introiti pubblicitari ottenuti affittando spazi sulle pagine telematiche, ma spesso anche da operatori televisivi, giornali, grossi Intemet Provider americani, non sono riuscite a catalizzare l'attenzione di una massa critica di pubblico che le rendesse economicamente stabili.

Oggi sopravvivono poche realtà, che spesso sono emerse grazie ad eventi non prevedibili, quali ad esempio l'epopea sessuale del presidente Clinton con Monica Lewinsky, che ha alimentato l'attenzione del pubblico su alcune riviste d'assalto (e di pettegolezzo). Oppure iniziative come "Ain't It CoolNews ", in cui vengono recensiti in modo diciamo pittoresco i film in uscita nelle sale cinematografiche (250.000 visitatori al giorno).

O ancora "Slate", una rivista alla quale collaborano anche alcuni editorialisti di professione e che può contare su di uno sponsor molto solido: Microsoft.

Ancora una volta siamo in piena sperimentazione: a livello di mezzo di comunicazione, di tipologie di pubblico, di messaggio, di contenuto. L'idea che anima i pochi progetti ancora attivi è quella di studiare nuove possibilità di comunicazione con il popolo della rete, anche se i problemi, pare, sono molti.

A partire dall'atteggiamento dell'utente, che è portato a soffermarsi pochissimo ad esaminare documenti in cui il testo sia preponderante rispetto al messaggio visivo. Forse la sindrome della televisione spazzatura si sta impadronendo anche dell'Internet, forse le infinite possibilità, gli infiniti percorsi di lettura creati istantaneamente dai collegamenti ipertestuali rendono quasi nulla la possibilità di soffermarsi su qualcosa, ma forzano invece il lettore ad un pellegrinaggio continuo, estenuante ed eterno tra milioni di pagine in fermento nel calderone globale. Provate, provate a cercare di mantenervi all'interno di un argomento che volete approfondire e vi renderete conto di quale sia la difficoltà.

E questo è un peccato, perché alcune di queste webzine erano delle comunità interessanti, in cui si affrontavano argomenti di interesse globale, soprattutto in relazione alle problematiche della società della comunicazione elettronica globale (una sorta di sistema autoreferenziale che discuteva di se stesso e di come avrebbe interagito con il mondo materiale).

Oggi rimane poco, a testimonianza che c'è molto ancora da provare e che l'Intemet non è gratis, ma richiede notevoli investimenti per la realizzazione di servizi di contenuto che forse oggi non hanno un riscontro economico diretto.

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