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Pergine si dà una mossa

La rassegna di Pergine, si sa, è stata l'antesignana dei festival estivi. Ventitré anni fa, con i primi spettacoli nella piazza della cittadina, si è iniziato qualcosa che in Trentino non si era ancora visto, e che in tanti poi avrebbero studiato, ripreso, copiato. E migliorato.

Sì, perché si può rovesciare la medaglia: se Pergine è la capostipite, è anche la più vecchia. E risente di qualche acciacco.

Ne abbiamo già scritto gli anni scorsi: la difficoltà è quella di essere una rassegna non specializzata, un contenitore troppo generico; e d'altra parte i tentativi di specializzarsi non hanno funzionato. Da qui un certo malessere, qualche conto che non torna. E quest'anno, complici i mondiali di calcio, notiamo una riduzione degli spettacoli, che contrariamente alla tradizione iniziano non il primo luglio, ma il 13 (dopo la finale di Parigi).

Comunque Pergine va avanti. Ed è un bene. E la riduzione quantitativa ha permesso di concentrare i fondi, mantenendo alta la tradizionale qualità delle proposte. Contemporaneamente (e timidamente: "Siamo nella fase di avvio, la proposta troverà attuazione completa nell'arco di alcuni anni" afferma il presidente Giorgio Togler) si cerca un progetto che caratterizzi, che qualifichi. E lo si individua nella proposizione di spettacoli rivolti a una cultura sovranazionale, europea: il Puppentheater di Berlino e l'Opera dei Pupi di Acireale, i Wiener Strauss Solisten, uno spettacolo multietnico sulla storia del flamenco, un dramma sull'italianizzazione forzata del Sudtirolo.

E' una strada percorribile? Si vedrà. Soprattutto Pergine avrà bisogno, oltre al Comune di Trento, di altri interlocutori, e internazionali; e dovrà cimentarsi con il momento della produzione, della circuitazione comune, ecc. Comunque l'avvio c'è; ed è positivo che Psa si dia da fare, rendendosi conto della provvisorietà dei pur significativi risultati raggiunti.

E il resto del cartellone? Da segnalare l'impegnativa produzione dei "Catulli Carmina ", che coinvolge strumentisti, cantanti lirici e ben quattro cori; il teatro comico di livello televisivo nazionale (Rossi, Hendel, Bisio); e ad accontentare tutti le solite incursioni nei più disparati generi, tutte di buona qualità (dal rock degli Avion Travel al jazz di Paolo Fresu al balletto di Pechino). Per finire il cinema, unico genere che riesce a chiudere in attivo: anche qui i soliti Titanic e Deep impact, che fanno tanto bene al botteghino, ma anche alcune proposte più caratterizzanti, anche se non elitarie (L'isola in via degli uccelli, Arizona Dream, alcuni film asiatici).

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