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Riuscirà il nostro eroe...

Sconcerto e speranze di fronte al nuovo governo D'Alema.

No Cossiga no! Gladio, Ustica, il rapimento di Moro, la Cia, la massoneria, le picconate dal Quirinale: il peggio della prima Repubblica, se escludiamo Tangentopoli.

E con lui - pensate - la Titti Parenti, Rocco Buttiglione e Renzo Gubert. Tutto il contrario dell'Ulivo, se consideriamo il passato remoto recente. Ed ora un personaggio incostante, o una mina vagante, per indole e cultura distruttivo, la personificazione maestosa dell'instabilità, altro che Bertinotti! Eppure l'operazione, a quanto pare, sta per andare in porto.

Come è potuto accadere? Volendo rispettare la logica bipolare, dopo il gesto di Bertinotti e la scissione di Rifondazione Comunista, la via maestra avrebbe dovuto portarci a elezioni immediate prima di Natale. Ma il fatto è che non siamo ancora in un sistema che funzioni secondo tale logica.

Con questa legge elettorale, il rischio peggiore non sarebbe stato tanto la vittoria della destra, magari con Berlusconi al Quirinale come paventava Cossutta (o Scalfaro?), ma che nessuno dei due poli avesse vinto. Un tale esito avrebbe portato il processo di macerazione delle istituzioni democratiche fino al loro totale disfacimento, sfociando in quello stato di ingovernabile caos che è il terreno di coltura più fertile per le peggiori avventure.

Siamo ancora in una repubblica parlamentare nella quale il Presidente ha il dovere, prima di sciogliere le Camere, di sperimentare la formazione di un nuovo governo. Il primo tentativo con Prodi è abortito sul nascere. Non poteva passare la fotocopia di un governo appena bocciato. Passa invece l'incarico a D'Alema, cadendo in uno di quei momenti topici della storia in cui, in poche ore, si realizza una accelerazione straordinaria degli eventi destinata a produrre conseguenze prima inimmaginabili.

Ma questa accelerazione non è altro che il precipitare di processi latenti lungamente covati.

Il governo Prodi ed i suoi risultati positivi -non solo perché siamo entrati nell'Euro, ma anche perché Bassanini ha fatto buone leggi, perché Napolitano ha catturato molti latitanti, , perché Visco sta riformando i tributi, perché Ciampi è Ciampi... -ha attestato la capacità di governare della sinistra. Il quadro europeo che vede al governo in quasi tutti gli stati i partiti socialisti o socialdemocratici. L'esperienza di un governo della sinistra che contribuisce a unificare le sue sparse membra attorno ad una cultura appunto di governo. Tutti questi fattori hanno resa, come d'incanto, naturale la designazione a premier di Massimo D'Alema. Io non credo che a provocarla sia stato, come qualcuno insinua, un intrigo fra Bertinotti, Scalfaro e lo stesso D'Alema. Questa è fantapolitica. La verità è che ci troviamo in un punto di passaggio importante di un 'evoluzione, che, con apparenti contraddizioni, è orientata verso un sistema bipolare.

L'operazione contiene, come sempre accade, accanto al nuovo anche scorie del vecchio intramontabile mondo. La miscela è sapientemente dosata. L'immagine dell'Ulivo si stempera in un più generico centro-sinistra. Il premier D'Alema è, come collocazione politica, più a sinistra del premier Prodi, ma l'UDR come componente della maggioranza è più a destra di Rifondazione Comunista. I ministri di Cossiga però saranno controbilanciati dai ministri di Cossutta.

Un'accurata distribuzione di segni eguali e contrari compone un assieme in equilibrio, la cui stabilità dipende dalla capacità del premier non solo di mediare, ma di imprimere alla compagine di governo un indirizzo chiaro e risoluto. In tale prospettiva bene si inscrive la ripresa delle riforme istituzionali lasciate cadere dalla Bicamerale ed ora affidate ad Amato. Ma sarà possibile con questa destra furiosa portarle a termine?

Riuscirà l'Ulivo con la forza delle sue ragioni ad assorbire e neutralizzare il virus che Cossiga sta infiltrando nel suo corpo?