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Cultura interattiva

Molti si chiedono quali informazioni culturali siano presenti su Internet. Il problema è un altro: il nostro ruolo è attivo o passivo?

Roberto Loro

Recentemente mi è capitato di affrontare una discussione riguardante gli aspetti di contenuto culturale presenti su Internet. Qualcuno notava come la pervasività della lingua inglese, l'eccessiva libertà nella pubblicazione di informazione, il fatto che, generalmente, il pubblicare su Internet segua delle leggi di mercato, rappresenti un ostacolo insuperabile all'arricchimento dei contenuti in senso culturale.

In pratica la questione veniva liquidata notando che sulla rete si trova informazione di ogni genere, ma questa non è strutturata e non segue regole "culturali" ma di mercato. Per questo si troverebbero notizie dettagliate sull'ultimo modello delle varie case automobilistiche ma non sui poeti della letteratura italiana.

La posizione di alcuni era piuttosto drastica, tanto che ritenevano non utile o interessante l'informazione pubblicata su Internet e quindi l'utilizzo della rete come fonte di informazione fino a quando "non ci saranno Manzoni, Dante" e gli altri autori classici della letteratura.

Questo atteggiamento merita una riflessione non tanto perché denota una informazione limitata sulle iniziative culturali che popolano la rete, ma soprattutto in quanto pone l'accento su una delle caratteristiche fondamentali della comunicazione elettronica: l'interattività.

Una delle peculiarità più innovative della rete e della comunicazione elettronica è la possibilità per l'utente di essere insieme fruitore e pubblicatore di informazione.

Per questo cambia in modo radicale il paradigma comunicativo tradizionale, che da sempre prevede il lettore come interlocutore passivo. Oggi chiunque può pubblicare informazioni che ritenga interessanti, e queste vengono messe a disposizione di tutto il mondo, istantaneamente. Saranno gli utenti della rete a determinare poi se tali informazioni rappresentino un documento realmente degno d'interesse oppure no, decretandone la vita o la morte. Ma la possibilità di pubblicazione è aperta a tutti. Per questo sono nati, da qualche anno, dei gruppi di volontari che si occupano di inserire nel Web tutti i testi letterari classici non più coperti dai diritti d'autore. Troviamo autori come Dickens, Twain. Manzoni, Dante, Foscolo.

Ci troviamo di fronte ad iniziative, generalmente non istituzionali, che hanno lo scopo di intervenire in modo attivo allo sviluppo dei contenuti culturali, nel senso classico, della rete. La cosa singolare è che spesso l'inserimento di classici latini o della letteratura italiana è avvenuto per iniziativa di utenti esteri, non italiani.

Ritengo che sia importante, a questo punto, riflettere su tali aspetti e rendersi conto che la rivoluzione telematica, come qualcuno la chiama, offre immense possibilità, ma richiede anche una partecipazione attiva e non passiva degli utenti. Non si può bollare la rete come inutile e pericolosa per gli studenti quando la scuola stessa fa poco per portare sul nuovo mezzo la cultura che dovrebbe comunicare e trasmettere.

I gruppi di lavoro spontanei che contribuiscono a sviluppare la "banca dati mondiale" sono aperti e raggiungibili tramite gli strumenti di comunicazione elettronica: la collaborazione è una delle caratteristiche prime ed è facilitata notevolmente dalla tecnologia. Certo, bisogna darsi da fare, e se poi nessuno andrà a leggersi i Promessi Sposi on-line vuoi dire che nessuno li ritiene interessanti; ma è poco probabile.

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