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QT n. 20, 21 novembre 1998 Servizi

Libri e scrittori in carne e ossa

Un convegno a Trento ha offerto l'occasione di incontrare dal vivo due generazioni letterarie. Ma le scrittrici dov'erano?

Straordinaria occasione di confronto fra lettori e chi oggi scrive in Italia quella offerta dal convegno "Tra simultaneità e lentezza" organizzato dalla Biblioteca Comunale di Trento nei giorni 12 e 13 novembre, con la collaborazione scientifica di Alessandro Tamburini. E giustamente baciata in fronte da una affollata partecipazione di pubblico, prima di tutto di studenti della facoltà di lettere dalla quale il convegno era ospitato ma anche di studenti ed insegnanti delle superiori e tale da far fare senza dubbio un salto di qualità al loro approccio alla letteratura italiana contemporanea, fornendo la possibilità di confrontarsi direttamente con gli autori di quei libri che ai miei tempi scolastici ed universitari erano solo titoli di bibliografia e che qui invece, per due giorni, si sono mescolati in carne. ossa ed opinioni personali con chi li studia o semplicemente li legge, al di fuori da ogni rigida ruolizzazione, sedendo fianco a fianco nella stessa sala, e salendo sì ogni tanto sul palco dei relatori, ma per poi tornare nei ranghi del pubblico ad intrecciare nel modo più diretto domande e tentativi di risposta sul funzionamento dell'attuale società letteraria, sul senso dello scrivere, pubblicare e leggere oggi

Il convegno ha infatti portato a Trento un campionario più che ragguardevole delle new entrv nella Repubblica delle Lettere nazionale degli ultimi due decenni : 20 scrittori, suddivisi nelle due diverse "ondate" dei quarantenni (il primo giorno) e dei trentenni (il secondo) e tre critici che si occupano di nuova narrativa italiana (Onofri, Lepre, Panzieri). Il taglio generazionale è stato qui usato come ha spiegato Onofri nell'introduzione al convegno non come fonte di riduttivo sociologismo documentaristico, ma come deve essere utilizzato nella storia letteraria, dove la generazione è semmai un orizzonte del destino, qualcosa che si radica in una comune educazione sentimentale (fatta sia di elementi oggettivi che soggettivi), un qualcosa che rende fra di loro riconoscibili anche percorsi successivamente diversificati. E da questo punto di vista, nel corso delle due giornate del convegno le "generazioni letterarie" si sono rivelate senza ombra di dubbio due.

Quella dei quarantenni (i vari Tamburini. Palandri, Piersanti, Van Straten, Cacucci. Mari, Affinati ed il mentore di tutti questi, il prematuramente scomparso Tondelli), che affondano le ragioni del proprio scrivere negli anni '70, con la loro sbornia di Politica, Storia e spirito collettivo, ai quali magari si sfugge, ma per tornare prima o poi, in un modo o nell'altro, guidati da un senso di mancanza e da una incurabile nostalgia di tradizioni, canoni ed idee forti, molto diversa, la generazione dei trentenni (quella dei Lucarelli, Mozzi. Nove, Scarpa. Trevisan e dell'un po' irregolare in questo contesto Conti), priva di un orizzonte etico sovrapersonale, segnata invece in profondità (non solo nella propria creatività, ma direi proprio nella Weltanschauung) dai nuovi linguaggi del villaggio globale, tanto da rivendicare in certi casi (esplicito al proposito Aldo Nove) il linguaggio televisivo come unico possibile canone (anche se poi Nove dichiara interesse anche per la poesia e la saggistica). Ed anche professionalmente impegnati non tanto nell'insegnamento, come i quarantenni, ma in un più ampio ventaglio di nuove professioni : come sceneggiatore di videoclip musicali (Lucarelli, sceneggiatore dello splendido video di Vasco Rossi, presentato lo scorso anno al Festival del cinema di Venezia), di fumetti (come Scarpa il più lucido teoricamente fra i giovani che ha lavorato a lungo per Frigidaire) o fondando privatissime scuole di scrittura (come Mozzi a Padova).

Un solo appunto al convegno. La nuova narrativa italiana è per la prima volta in modo così massiccio anche femminile. E non è solo un dato quantitativo. Le donne, in questo ambito, hanno portato spesso anche un proprio specifico di genere, creando se non una "corrente" quantomeno un campo tematico della letteratura femminile, di cui sarebbe stato interessante per tutti, maschi e femmine, sentire le ragioni (oltretutto alle volte le donne hanno ottenuto più successo dei maschi, basti pensare al caso, assolutamente clamoroso, di Susanna Tamaro, autrice di quel "Va dove ti porta il cuore" che rimane pur sempre, piaccia o non piaccia, il romanzo italiano più letto all'estero di tutti i tempi). Possibile che l'unica donna disponibile a venire nella Città del Concilio fosse la critica Laura Lepre? E che non ci fosse neppure una scrittrice interessata ad accettare l'invito? Tutto può essere: certo che il rapporto 20 a O è un po' squilibrato...

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