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Un invito al qualunquismo

Un invito al qualunquismo

Sono uno come te mi annuncia, fin dalla busta, il forzista Paolo Fellin. E dentro, nel santino, tenta di sedurmi deducendone: "Vota uno come te!". Ma scherziamo?! Ma che ne sai?

Lasciamo perdere l'aspetto filosofico della faccenda, e cioè che "come me" (e come chiunque altro) non c'è nessuno: se anche questo fosse possibile, mai e poi mai darei il mio voto a uno come me, perché so benissimo che sarei un pessimo amministratore.

Questo risponderei se certi messaggi elettorali andassero presi alla lettera. In realtà, quello che infastidisce e rende controproducente una propaganda di questo tipo è il paternalismo con il quale certi personaggi semisconosciuti si abbassano, con somma degnazione, al livello degli elettori. Uno dei tanti modi antichi e inefficaci che hanno caratterizzato anche questa campagna elettorale.

I giornali sono andati in caccia delle novità, in tema di comunicazione politica, ed hanno segnalato alcuni casi: come quello di Claudio Villotti (Autonomia Integrale), che anziché con una lettera, un dépliant o un santino, si presenta tramite una scatoletta che imita una confezione farmaceutica, quasi che il Villotti fosse una medicina ("Villottiasar"), e nel foglio d'istruzioni, troviamo goliardate tipo questa: "Composizione. Il candidato Claudio Villotti contiene: Buona volontà in polvere. Lealtosio. Estratto naturale di buon senso in aromi. Bicarbonato di competenza tecnica. Amido di pura autonomia. Impegnizina. Coloranti per sorridere alla vita ".Divertente? Ognuno giudichi da sé; ma non nuovo. Ricordo, una trentina d'anni fa, un candidato liberale che offriva agli elettori un autentico sanpietrino bello levigato, allo scopo di suggerire l'idea della concretezza (in singolare, stridente sintonia con certi militanti di Potere Operaio che. negli stessi anni, durante le manifestazioni esibivano agli aderenti di altri gruppuscoli le proprie provviste di sassi, come prova di maggior impegno rivoluzionario).

Niente di nuovo, dunque? Poca cosa: si sono ampliate le note biografiche, con abbondanti riferimenti alla felicità coniugale, alle soddisfazioni nel lavoro e alla bellezza dei figli; a volte sempre nell'ottica del "sono come te" si mette nel santino anche il numero di telefono, con un ipocrita invito a contattare il candidato per avere ulteriori delucidazioni; e poi, ovviamente, sono cambiate le parole di moda: la globalizzazione, una volta, non c'era.

Restano gli slogan fumosi e intercambiabili: se i DS affermano la propria "simpatia per il futuro ", Dellai, più immaginifico e articolato, scrive che "il Trentino deve accendere i motori e riprendere a camminare, con entusiasmo e compattezza, verso un futuro che è già qui ": magari impersonato da Tarcisio Grandi... Delle antiche abitudini restano le battutacce (vedi l'ex verde Attilio Solari, ora leghista: "I raggi de lsole delle Alpi sono 'Solari'").

Restano certe foto in posa seducente, tipo cantanti anni '50 (Paola Conci).

Vengono riproposte le affermazioni di un impegno assolutamente disinteressato (quelle stesse, perbacco, che hanno preceduto e accompagnato le camere dei tangentopolisti), come fa il forzista Stefano Chelodi, che in proposito non ha dubbi: "Che cosa, realmente, può indurre una persona a percorrere una strada che quasi mai è priva di sofferente e delusioni? Solo l'amore per il prossimo può essere la molla emozionale che spinge a cercare di percorrere questo cammino che è, prima di tutto, impegno sociale".

Ci sono ancora le cordate di candidati, che si propagandano assieme per affinità (ideologica ma non solo) e per risparmiare quattrini.

Ci sono i dépliant nei quali il candidato si propone in compagnia di un pezzo grosso, istituzionale o del suo stesso partito, a suggerire l'idea della sua abituale frequentazione dei "grandi". Quest'anno non abbiamo visto nessuno, come già accadde in passato, in compagnia del Papa, di Gorbaciov o di Clinton: c'è però Nicola Giuliano (CCD) che timido e orgoglioso stringe la mano a Formigoni.

Ci sono, con poche eccezioni, programmi generici e onnicomprensivi, senza una scala di priorità: ed è un discorso riguardante i partiti ma anche alcuni singoli candidati, che vorrebbero darci a intendere di essere in grado, con le loro sole forze, di risolvere contemporaneamente i problemi più diversi.

Da queste annotazioni parrebbe emergere un nostro qualunquismo di fondo, secondo la ricorrente idea oggi in gran voga del "sono tutti uguali". No, non sono per niente tutti uguali, e questo giornale ha molto battuto su questo chiodo. Nella comunicazione, però, troppo spesso si assomigliano pericolosamente.

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