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QT n. 8, 17 aprile 1999 Servizi

Quanto vale la cantina?

Ai ferri corti la Cantina Rotaliana di Mezzolombardo e il Comune. Oggetto del contendere: la vecchia sede dell’azienda cooperativa.

Quelli del Teroldego fanno i furbi? A prima vista sembrerebbe di sì, ma loro negano. Quelli del Teroldego sono gli amministratori della Cantina Rotaliana di Mezzolombardo che, dopo aver fatto credere per anni di voler vendere la vecchia sede al Comune, ora danno l’impressione di tirare la corda sul prezzo. Il tutto a causa di qualche centinaio di milioni su un totale di 5 miliardi. La Cantina ha stimato l’immobile 4.991 milioni, il Comune si è rivolto al comitato tecnico della Provincia di Trento che ha ritenuto congruo un prezzo di 4.640 milioni, con una differenza di 351 milioni. Ma non solo: alcune imprese si sarebbero fatte avanti per rilevare la vecchia cantina e gli amministratori della cooperativa avrebbero strizzato loro l’occhiolino. "Ma come? - reagisce l’opposizione di sinistra - non c’erano degli accordi?".

Qualche segnale preoccupante si era intravisto già l’autunno passato quando, a fronte di concessioni urbanistiche del Comune per la nuova sede, la cooperativa si mantenne le mani libere per la cessione del vecchio immobile. Venne infatti a mancare all’ultimo minuto l’impegno formale a vendere al municipio ad un prezzo, seppur non già stabilito, in ogni caso compreso all’interno di una precisa forbice di valori. Il Consiglio comunale, dopo un iniziale momento di smarrimento, assunse una posizione responsabile dando fiducia all’azienda, contando sul fatto che la cooperativa, per le sue peculiarità, avrebbe sicuramente rispettato i patti. Alla cantina, avranno forse pensato i consiglieri comunali, sarebbero certamente ritornati alla memoria i "favori" ricevuti dal Comune in tanti anni in forza del fatto che la cooperativa è un privato un po’ speciale, senza fini di lucro, al quale concorrono tanti concittadini e quindi socialmente rilevante. Favori legittimi, approvati con tanto di delibera, come la deroga urbanistica ottenuta negli anni Ottanta per la copertura del piazzale o le interpretazioni elastiche delle leggi e dei regolamenti edilizi ricevute in occasione della collocazione dei grandi silos di acciaio e di altri macchinari, piazzati in mezzo alle case e a pochi passi dalle scuole.

Ma i punti di vista sono diversi: in cantina dicono che la recente convenzione per l’accesso al futuro stabilimento era atto dovuto, altro che favori! Anzi, accusano il Comune di aver lastricato di lacci e laccioli le pratiche urbanistiche collegate alla nuova sede. E non è finita: dal municipio si fa sapere che stanno brandendo contro la cantina, come una clava minacciosa, la variante urbanistica che tra qualche mese dovrebbe essere introdotta nel piano di fabbrica di Mezzolombardo, con possibili danni agli interessi della cooperativa.

Dopo lo sfogo arriva però il ramoscello del presidente della cooperativa, Carlo Malfatti: "Noi siamo ancora disponibili a cedere all’ente pubblico, ma non ci vengano a dire che questa è una strada obbligata e non ci si irrigidisca sul prezzo oltre il buon senso".

A proposito di prezzo, dicevamo prima delle diverse valutazioni: la stima del tecnico della cooperativa è stata sottoposta alla valutazione del comitato tecnico dei lavori pubblici della Provincia che, usando criteri un po’ diversi, ha riconosciuto all’immobile un valore inferiore. La questione è complicata: per fare un esempio, un pezzo di cantina è tavolarmente già di proprietà comunale e, in ogni caso, la Cantina vuole mantenere in centro paese una vetrina espositiva e quindi non tutto il compendio immobiliare è in vendita. Interessante e curioso è il fatto che il comitato provinciale tenga conto nella sua valutazione delle varianti urbanistiche in fase di approvazione che, proprio in quanto non ancora approvate, non si capisce bene cosa c’entrino.

La partita è importante anche dal punto di vista urbanistico, anche se non ci sono al momento idee chiare sulla destinazione futura dell’immobile. Si tratta di un volume di circa trentamila metri cubi piazzati nel cuore della borgata, un immobile che richiede uno sforzo di programmazione, di inventiva e di risorse che devono, almeno per la regia complessiva, restare sotto controllo della pubblica amministrazione.

In ogni caso, tra qualche tempo, botti e tini abbandoneranno (anche se non del tutto) il centro storico di Mezzolombardo. Sparirà dalla vista immediata una delle attività più tradizionali che hanno reso ricca Mezzolombardo, ma cesseranno anche gli inevitabili disagi, particolarmente intensi durante il periodo di vendemmia.