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Il casinò nel bar sotto casa

Da "Primapagina", quindicinale di Chiusi (Siena)

Ormai ce n’è una in ogni bar. Più d’una nelle sale giochi. C’è gente che ci passa ore sognando di essere a Las Vegas, o magari solo a Montecarlo. Parliamo delle macchinette da gioco - videopoker, slot machines ecc. - che stanno registrando un vero boom in tutta Italia.

E’ il fascino del casinò a portata di mano, tra una birra e l’altra, nell’intervallo della partita, per rifarsi di un tressette andato male. E’ la febbre del gioco che cresce e va oltre il Superenalotto miliardario.

Con le macchinette si vince poco, ma si vince, ed è questo in fondo ciò che conta. L’ebbrezza di vincere, di sbancare il banco. E le slot machines da bar nel nord Italia stanno portando via clienti ai casinò veri e propri. Costano meno e ti fanno divertire lo stesso, dicono gli appassionati. E non c’è neanche bisogno dell’abito elegante.

Anche nella provincia profonda, come in Valdichiana nel Trasimeno, nell’Orvietano, le macchine da gioco stanno diventando una mania. E anche un discreto business.

Ma come tutte le medaglie, anche questa ha il suo rovescio. Si chiama gioco d’azzardo ed è un’attività vietata dalla legge. Il proliferare delle macchinette nei bar e pubblici esercizi preoccupa le stesse organizzazioni di categoria. La Confcommercio di Siena parla di "aumento dell’utilizzo illegale di video-poker e apparecchi automatici a premi, uso che sfocia in iniziative di repressione da parte delle forze dell’ordine che si traducono in sequestri, denunce anche nei confronti di giocatori e chiusure di esercizi pubblici".

Le slot machines infatti non dovrebbero distribuire premi in denaro, ma molto spesso i gestori dei bar lo fanno, per accontentare i clienti che giocano più volentieri.

Tempo fa - in coincidenza con l’iniziativa della Confcommercio senese - "Striscia la notizia" ha filmato la riscossione di vincite in denaro al posto delle consumazioni, come invece sarebbe previsto dal regolamento, a Roma e anche a Milano. In provincia di Siena evidentemente succede la stessa cosa. E qualcuno riferisce di "regolamenti interni" che moltiplicano le vincite ai clienti abituali.

Ma non è solo nel passaggio di denaro che si configura l’ipotesi di reato di gioco d’azzardo. Gli apparecchi automatici, semiautomatici, elettronici da intrattenimento sono consentiti quando si tratta di giochi senza fini di lucro in cui il fattore abilità è prevalente rispetto al fattore del rischio o della scommessa. In questi casi è prevista e consentita la vincita di una nuova partita (fino a un massimo di 10) o di gettoni per ripetere altre partite (sempre fino a un massimo di 10). La legge è la numero 425 del 1995.

Sono considerati invece giochi d’azzardo tutti quegli apparecchi in cui "è insita la scommessa" e in cui è evidente il fattore aleatorio (cioè il rischio insito nel gioco per vincere qualcosa). I primi sono sottoposti a licenza per pubblica sicurezza rilasciata dal sindaco, gli altri sono espressamente vietati.

Il confine tra i due casi è abbastanza labile, ma sembra plausibile che il video-poker, ad esempio, possa essere considerato un gioco d’azzardo, mentre non lo è un video-game che propone una corsa di rally o un incontro di calcio in cui si vince solo la partita.

La Confcommercio sembra preoccupata per i suoi stessi associati, che potrebbero incorrere in rischi non calcolati, installando nel proprio locale apparecchi di fatto illegali. Ed è per questo che essa chiede un intervento del Governo per modificare l’attuale normativa, fonte di incertezza e confusione. Nello specifico, si chiedono norme che possano "certificare la conformità delle apparecchiature alle specifiche di legge; garantire la immodificabilità delle stesse a fini illeciti; assicurare la immediata riconoscibilità dei modelli idonei; sottoporre tutti gli operatori del settore ad autorizzazione di polizia".

Si arriva a chiedere la possibilità per gli esercenti "di erogare ai giocatori vincite sotto forma di modiche somme di denaro, anche al fine di scoraggiare l’uso di apparecchi manomessi".

Maggiore controllo, ma anche liberalizzazione, dunque, per dare certezze ai tanti operatori del settore.

Sulla liberalizzazione delle vincite in denaro - seppur modiche - c’è però chi storce il naso o è dichiaratamente contrario: le associazioni dei consumatori e dei genitori, per esempio. Se non altro perché ciò potrebbe rappresentare un incentivo all’uso delle macchinette mangiasoldi da parte di giovani e giovanissimi. "Il video-game passi, ma la slot proprio no, mica siamo a Las Vegas" - commenta una mamma mentre aspetta il figlio quindicenne fuori da un frequentatissimo bar di Montepulciano. E all’interno ce ne sono almeno una decina, tutti intenti a concludere la loro partita virtuale.

Il vecchio calciobalilla non tira più...