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Castel Thun: il castello c’è ma non si vede

Acquistato dalla Provincia sette anni or sono, è ancora chiuso ai visitatori.

Una serie di fortificazioni spettacolari, cortili, fossati , sotterranei, cantine scavate nella roccia, e centocinquanta stanze, molte delle quali ancora provviste dell’arredo originario: questo è castel Thun, passato alla Provincia di Trento nel 1992 dopo una storia quasi millenaria che lo vide legato alla più potente famiglia feudale del Trentino.

Di tutto questo complesso castellano, a sette anni dall’acquisto da parte della Provincia, non si vede quasi niente; l’accesso è infatti limitato ai giardini e al cortile dei cannoni. Il maniero è sottoposto da anni a lavori di manutenzione e di restauro che prevedono una nuova copertura e il risanamento delle pareti per togliere le infiltrazioni diffuse che mettono a repentaglio anche le zone affrescate.

Nel 1998 sono state rifatte le coperture della biblioteca, ricca di oltre diecimila volumi e delle due torri del Campo dei tornei, si è disboscato il Campo di levante e si è passati alla sistemazione dei rondelli del lato ovest. Contemporaneamente è stato avviato il restauro di dieci dipinti della ricca pinacoteca del castello.

Ma, o gli stanziamenti arrivano con il contagocce, o i lavori vanno a rilento; fatto sta che anche quest’anno l’accesso al pubblico sarà limitato ai giardini e al cortile, al punto che la cartolina stampata dai Beni culturali, con la foto del maniero corredata dall’orario di visita e da una piantina che indica le strade di accesso, non è stata diffusa per non creare aspettative destinate a venir frustrate.

La volontà di aprire il castello c’è: da un paio d’anni il Museo del Buonconsiglio, assieme al Servizio Beni culturali, ha organizzato i concerti estivi nel cortile per avvicinare il pubblico, iniziativa che, visto il successo, si ripeterà anche quest’anno. L’anno scorso al Buonconsiglio è stata tenuta la mostra sullo straordinario nucleo di sei tele, tra cui quella di Giulio Crespi, che costituivano il ciclo dedicato alle Fatiche di Ercole, promosso dal vescovo e mecenate bolognese Ghislieri e acquistato con notevole lungimiranza nel secolo scorso dal conte Matteo Thun per il suo castello. La mostra ora è a Bologna e proseguirà poi a Salisburgo, nell’intento di far conoscere il patrimonio di castel Thun e di tenere vivo l’interesse degli studiosi e dei cultori della materia per l’apertura del maniero. E’ infine in dirittura di arrivo, dopo una lunga vicenda giudiziaria, l’acquisto da parte della Provincia di una singolare serie di carrozze.

L’acquisto delle carrozze completa le collezioni del castello - "davvero fantastiche" secondo la definizione del direttore del Buonconsiglio - tutte ancora presenti nel luogo esatto dove i castellani le hanno lasciate al momento della vendita del maniero, salvo una preziosa tela del Bassano, sparita poco tempo prima del passaggio di proprietà, un furto certamente fatto su commissione, visto che i ladri sono andati a colpo sicuro facendo passare la tela da un’apertura alta dieci metri.

In attesa della tanto sospirata apertura di un castello tra i più sontuosi delle Alpi, siamo costretti ancora una volta a rifarci alla vecchia guida di Gorfer per avere un’idea del patrimonio artistico ivi conservato, e recuperare le poche illustrazioni dello stesso, dato che anche la catalogazione del ricchissimo arredo è ben lungi dall’essere completata.

Superate difese, fossati e porte monumentali, si entra nel cuore del castello con l’atrio, la cappella affrescata nel Quattrocento dai pittori della scuola di Bressanone, che si sono firmati con il simbolo dello scorpione e la sala delle guardie. Al primo piano la cucina, raro esempio di cucina castellana completo di tutta l’attrezzatura, l’armeria e l’archivio, fondamentale per la storia del Trentino.

Il piano nobile costituisce una vera e propria pinacoteca: oltre le sei tele bolognesi, vi sono quadri attribuiti al Ribera, a Dieterling, ai Bassano, a Guardi, alla scuola di Veronese e a quella di Caravaggio, tele di Gherardo delle Notti, Michelangelo Unterperger, di pittori romantici tedeschi come Lotze, Hinmiller, Engelman, Rabe e poi nature morte fiamminghe, ritratti dei vescovi di casa Thun, carte geografiche e collezioni si stampe, mobili dal Rinascimento al Biedermeier, stufe monumentali, argenti, porcellane di Sassonia, di Vienna e di Capodimonte…

Uno scrigno, insomma, e un condensato di storia trentina (e non solo: i Thun possedevano 35 castelli in Boemia e dieci palazzi a Praga , furono principi vescovi di Trento e di Bressanone e ciambellani alla corte di Francesco Giuseppe), che da troppo tempo ormai attende di essere riaperto.

Si dice che un punto fermo dell’assessore della nuova Giunta provinciale è proprio quello dell’apertura di castel Thun.

Ai posteri l’ardua sentenza.

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