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La chiesa di S. Maria a Sarnonico

Un capolavoro in alta val di Non

Passando attraverso il centro abitato di Sarnonico è difficile non rimanere colpiti dalla chiesa di Santa Maria, caratterizzata da un’architettura molto particolare, da un bel sagrato in ciottoli, dal vasto tetto in scandole e da una meridiana a sud.

La chiesa è menzionata per la prima volta nel testamento del 1228 del vicedomino Pietro da Malosco, anche se ha subito in seguito vari rifacimenti. La facciata, così ricca di eterogenei elementi, fornisce dati di sicuro interesse.: il campanile romanico, traforato da bifore e trifore, è parte integrante della struttura della facciata, mentre il portale d’ingresso è di fattura rinascimentale con bugnato a punta di diamante. Due lapidi sepolcrali, con stemmi nobiliari, sono murate ai lati dell’entrata; su una di esse appare il veltro rampante dei Morenberg, nobile famiglia della quale si hanno notizie fin dalla seconda metà del Trecento. Del loro castello, in alto rispetto alla chiesa, è ancora leggibile il passato splendore. La famiglia Morenberg abitava qui fin dal XVI secolo ed un’antica leggenda parla di una galleria sotterranea che univa il castello e la chiesa.

Proprio nello stesso periodo il miglioramento della strada di comunicazione della Mendola accrebbe il prestigio della famiglia stessa che ottenne da Massimiliano I l’onore di elevare la sua casa a "sessio nobilis". I Morenberg si estinsero nella seconda metà del secolo XVIII per mancanza di progenie maschile. Come in altri territori che subirono l’onda lunga del rinnovamento artistico clesiano e poi madruzziano, anche a Sarnonico la classe nobiliare abbandonò i castelli isolati ed iniziò a darsi un’immagine moderna con la costruzione di nuovi raffinati palazzi.

Fu così che i Morenberg edificarono la loro residenza (ora sede comunale), completando un grande triangolo (castello, chiesa, palazzo) che è il referente principale nella struttura urbanistica di Sarnonico.

Sulla facciata di S.Maria compaiono anche affreschi della seconda metà del XIV secolo : Crocifissione e "Dormitio Virginis". Sono opere di un anonimo artista girovago, attivo tra il Veronese e l’Alto Adige, il quale ha lasciato segni del suo passaggio anche in altri paesi del Trentino: Fondo, Revò, Cles, Cogolo, Levico e Cavalese.

Purtroppo basta sbirciare tra le grate delle due finestrelle per rendersi conto della diversa situazione interna: furti, parziali opere di risanamento realizzate in sprezzo assoluto del contesto artistico, lo smontaggio di vari elementi degli altari per ragioni di sicurezza, il prelievo delle tele, hanno mortalmente ferito l’anima storica di questo interno che una serie di fotografie mostra quale vero scrigno di capolavori e di arte popolare, di maestrie artigianali e di decorazioni ridondanti.

Tutti questi elementi, pure eterogenei, erano in un equilibrio rafforzato dalla devozione e dalla secolare stratificazione delle opere.

L’interno della chiesa, a navata unica, ha la volta ornata di nervature in stucco e sono ancora presenti decorazioni e campiture colorate. Gli atti visitali del 1579 (vescovo Ludovico Madruzzo) parlano di tre altari; il maggiore dedicato alla Vergine Maria, a San Giovanni Battista e a Santa Caterina i due minori. Anche all’interno troviamo affreschi : entrando sulla sinistra il martirio di S.Orsola, in fondo sulla destra due figure sedute, un cavaliere medioevale ed un cane con collare fanno presumere che tutta la chiesa sia affrescata e che, sotto vari strati di intonaco, ci siano le gesta e le armi dei Morenberg. Il grande altare in fondo, vera macchina scenografica barocca, è in attesa di una ricomposizione formale con i vari elementi - quelli almeno che si sono salvati dai furti - che ora giacciono smontati.

Santa Maria aspetta di tornare splendida come è stata per tanti secoli, come è avvenuto per la vicina chiesa dei santi Fabiano e Sebastiano a Cavareno, dove il restauro ha ridato vita agli affreschi quattrocenteschi che ricoprono gran parte della navata e soprattutto allo splendido altare ligneo del 1520, dipinto da epigoni di Dürer.

Con il recupero, che dovrebbe essere imminente, della chiesa di Santa Maria, Sarnonico aggiungerà un tassello importante al suo patrimonio storico-artistico, avviato con l’importante recupero di palazzo Morenberg (attuale municipio), dove affreschi, soffitti lignei, imponenti stufe di ceramica, rivalutati, se non proprio scoperti dal restauro, hanno creato un fulcro d’arte di tutto rispetto che dimostra quanto le vivaci famiglie nobili della val di Non già nel primo Cinquecento fossero recettive delle formule artistiche "moderne" portate dal Rinascimento italiano.

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