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Ulivo: progetto cercasi

Siamo alla stagione dei congressi. Concluso quello dei Democratici di Sinistra, sono prossimi gli altri della variegata galassia dell’Ulivo. Seguirà quello di Forza Italia. Per le unanimi aperture ai valori cristiani, non dovrebbe suonare provocatorio l’invito a che le decisioni dei congressi seguano la norma evangelica "Il tuo dire sia sì sì, no no, perché il di più viene dal maligno".

Questotrentino ha aperto il confronto sul ruolo, l’azione, il futuro della sinistra. Un confronto che si è rivelato aspro e accidentato, segno di tante traversie che non si è riusciti a trasformare in opportunità. Tra orgoglio e giustificazione si è ricordato che la sinistra governa questa parte della regione alpina, mentre tutt’intorno soffia il vento della reazione che ha i suoi simboli nell’austriaco Heider e nello svizzero Blocher.Con motivi d’ auto-incoraggiamento si è ripetuto che la sinistra dispone ancora di uno straordinario patrimonio di valori che ne fanno la forza più accreditata ad affrontare i tormentati temi della disoccupazione devastante, dello stress ambientale, dei grandi fenomeni migratori, che affliggono le democrazie europee. In quest’ intreccio dei destini del Trentino con quelli del resto d’Europa si è dimenticato di ricordare che la sinistra non è più la sola titolare dei valori di equità e solidarietà e soprattutto che i valori sono necessari, ma ormai da soli non bastano a conquistare credito e consensi.

E’ stato fatto un lungo elenco di buone cose che la sinistra al governo delle istituzioni trentine ha già fatto o - soprattutto - si accinge a fare. Sarebbe autolesionista il negarlo.

Non è certo questa la fonte del malessere che corrode la sinistra e deprime l’azione delle forze dell’Ulivo. Sconcerta invece la quotidiana immagine di giunte sfilacciate, di assessori che si contraddicono con veemenza, di decisioni importanti rinviate oltre il lecito, di progetti che sono proposti in contraddizione con il programma su cui la coalizione è nata.

C’è inoltre, anche in questi tempi di congressi, un evidente deficit di democrazia e partecipazione nelle strutture dei partiti, delle coalizioni, dell’Ulivo, nella vita di moltissimi comuni. Un deficit che allontana energie, smorza passioni, priva di forze vitali un’impegnativa stagione di governo. La sfida è quindi ancora lì, come lo era tre anni fa quando cominciammo, nei forum della sinistra trentina, a discutere di come sarebbe stato possibile per i riformisti governare con successo il nuovo Trentino europeo.

Sostenemmo allora che l’obiettivo era quello di creare un crogiolo dove agitare insieme - e trasformare - partiti della sinistra e mondi vitali della società, per provocare radicali trasformazioni delle strutture e dei modi d’essere dei partiti coinvolti. Ci eravamo proposti di enucleare pochi obiettivi programmatici chiari e perseguirli con coraggio e fantasia.

Non è stato così. Non lo è stato per difetto e con percentuali assai alte. Tanto da mettere a repentaglio, se non vi saranno rapidi mutamenti di rotta, anche i risultati conseguiti.

Aeroporto e Mart, Val Giumela, Roen, Pinzolo-Campiglio, centrali e centraline, acciaierie e polo fumo, varianti e variantine urbanistiche, ospedale e inceneritore, area Michelin e inquinamento a Trento nord, terza corsia e Pirubi: come può pensare la sinistra, come può pensare l’Ulivo di uscire da questa sfilza di grani del rosario quotidianamente proposti e quotidianamente rinviati, senza ritrovare una bussola d’insieme, un patto nuovo di comunità?

Il significato delle parole è stato reso ambiguo e spesso pervertito. Ma come si può pensare di trarre da una simile accozzaglia di quotidiano dibattito orientamenti per un’azione di governo volta a promuovere uno sviluppo sostenibile e rigore di bilancio?

La sinistra ha oggi in Trentino ruoli e visibilità istituzionale. Ha ottenuto, pur con il suo procedere contraddittorio, risultati elettorali incoraggianti. Sarebbe stolto non riconoscerlo. Stolto però anche il pensare che si possa smettere di progettare e di osare. Pensare che la tattica possa essere un surrogato della politica.

Voci autorevoli della sinistra italiana hanno in questi mesi sostenuto che il tatticismo è diventata la malattia senile dell’Ulivo e dei riformisti. Pare a noi un giudizio non pretestuoso, proponibile, pari pari, per le vicende di casa nostra.