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Doveri? No, grazie

Pretendono tutti i diritti, ma non vogliono sentir parlare di doveri": è il torto che spesso viene imputato ai cittadini stranieri, e a dimostrazione si cita, ad esempio, la loro pretesa di poter disporre di un luogo di culto, o la difesa del diritto ad usufruire del Servizio Sanitario Nazionale anche da parte degli immigrati irregolari (al che i leghisti replicano citando il modello sanitario statunitense, nel quale una tale misura sarebbe impensabile; un modello che per loro è un esempio da seguire, anche se il nuovo presidente americano, forse perché figlio di immigrati, è di tutt’altro avviso).

In verità, se anche questo giudizio sulla pretesa arroganza degli extracomunitari fosse fondato, lungi dal costituire un ostacolo, dovrebbe anzi favorire la loro integrazione con gli italiani, i quali, soprattutto negli ultimi tempi, non sembrano distinguersi per rispetto delle regole, senso della legalità e più in generale spirito comunitario. Gli automobilisti che investono e scappano - per dirne una - erano una rarità fino a una decina d’anni or sono, mentre adesso sono un fenomeno pressoché quotidiano, e non sempre si tratta di romeni e albanesi. E lo sciatore pirata di alcuni giorni fa non era un maghrebino.

Ma oltre che dalle vicende di cronaca più drammatiche, i segnali provengono da un’infinità di notiziole minute, nonché dalle lettere ai giornali. Come quella al Trentino del sig. Massimiliano, che col pretesto che i "poveri cittadini di tasse ne pagano già a bizzeffe", protesta genericamente contro le multe agli automobilisti: "Lo zelo va bene, - scrive - ma il troppo zelo del tutto bene non va. Infatti il cittadino è costretto, data l’era nella quale viviamo, a muoversi usando motori di ogni genere... Ed allora mi sembrerebbe che un minimo di discrezione nel distribuire multe agli automobilisti non farebbe male!" Poi, forse rendendosi conto che l’argomentazione è un po’ fragile, la irrobustisce con considerazioni di carattere socio-economico: è insensato penalizzare gli automobilisti, perché "già le fabbriche di auto stanno molto soffrendo... e la crisi in atto diverrebbe ancor più crisi".

Il signor Paolo, invece, è stato toccato personalmente: ha ricevuto un’ingiunzione di smantellamento di un piccolo deposito di attrezzatura edile che aveva abusivamente costruito vicino a casa, ma, come si usa dire, "non ci sta" e manda una lettera di protesta all’Adige, allegando la solita motivazione, che esistono situazioni più gravi della sua che andrebbero sanzionate: "Mi meraviglia lo zelo della polizia municipale..., conoscendo emergenze ben più preoccupanti relative alla sicurezza dei cittadini".

Ancora: alcuni dipendenti del Comprensorio di Fassa, finiti sotto inchiesta per assenteismo, ricevono la solidarietà dei colleghi con queste parole: "A chi non è mai capitato di uscire senza timbrare il cartellino per un caffè o per passare in farmacia prima della chiusura?" Ma c’è chi va oltre, e seguendo illustri esempi ipotizza un complotto politico: "Prima l’Istituto Culturale Ladino, prima ancora il Sorastant, ora tocca al Comprensorio. Il dubbio è lecito: che qualcuno stia mirando a screditare le istituzioni di Fassa?"

Infine ecco alcuni studenti del "Tambosi" di Trento, che semplicemente non tollerano che il provvedimento dell’ex ministro Fioroni sui loro cellulari (raccolti all’inizio delle lezioni e riconsegnati alla fine) venga rigidamente attuato.

Così sbrigati i doveri, passiamo alla rivendicazione dei diritti, e qui si è molto più rigorosi. Come nel caso di quella donna che in un supermercato di Trento è scivolata su una macchia di yogurt, è caduta e si è fatta male. La diagnosi, c’informa il Trentino, parla di "rachide cervicale e lombare, una sorta di colpo di frusta". Più qualche contusione.

La direzione del supermercato si è offerta di risarcirla con tremila euro, ma la signora non ci sta, ne vuole novemila. E si andrà in tribunale.

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