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Il valzer del debito

Una lettera da Korogocho. Da "Dialogo in valle", mensile di Condove (Torino).

Zanotelli Alex

Vivo a Korogocho, una enorme baraccopoli di Nairobi, la splendida capitale del Kenya. Vivendo con i poveri tocco con mano - non c’è bisogno di statistiche - i disastri del neo-liberismo e degli aggiustamenti strutturali imposti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario.

Solo due esempi nel campo dell’educazione e della sanità. Il 45% dei bambini di Korogocho e dintorni non riesce ad andare in prima elementare: costa troppo. Così buona parte della popolazione di Korogocho non può permettersi il lusso di andare all’ospedale Kenyatta di Nairobi: costa troppo, non resta che morire. Ma molti poveri non riescono nemmeno più a seppellire i loro morti nel cimitero di Langata a Nairobi: costa troppo.

La situazione dei poveri diventa sempre più pesante e drammatica. Questo in barba alle sedicenti buone notizie che ci vengono dai centri di potere, da Washington come da Londra, da Parigi come da Roma.

Il 29 settembre scorso il presidente Clinton, parlando a Washington all’assemblea della Banca Mondiale e del Fondo Monetario, ha promesso di andare oltre le dichiarazioni dei G8 a Colonia: "Oggi ordino alla mia amministrazione - ha dichiarato testualmente Clinton - di condonare al 100% il debito che queste nazioni hanno con gli USA, qualora questo denaro venga usato per finanziare bisogni umani fondamentali."

Gli ha fatto seguito, poco dopo, il ministro delle finanze del governo britannico, Gordon Brown, che ha dichiarato che l’Inghilterra si accoderà agli Stati Uniti: condono al 100%.

"Buona novella" anche dall’Italia, dove il 19 dicembre il governo D’Alema ha varato un disegno di legge per la cancellazione di 3.000 miliardi di lire che corrispondono a tutti i crediti (inesigibili!) dei Paesi che abbiano un reddito inferiore ai 300 dollari l’anno pro capite.

Tutte decisioni che cavalcano l’onda di Colonia, dove i G8 avevano deciso lo scorso giugno il condono di 25 bilioni di dollari ai Paesi poveri più indebitati (HIPC).

"Buona novella" o specchietto per le allodole?

Vedendo con i miei occhi il costante impoverimento degli esclusi dal banchetto, sento di poter affermare che questi proclami imperiali sono buona propaganda e pubblicità di cui l’impero del denaro ha bisogno per legittimarsi. L’impero infatti, come ogni impero d’altronde, nega di opprimere i più poveri, anzi si pavoneggia a benefattore dell’umanità.

Per capire quanto siano ipocrite le dichiarazioni di Clinton basta pensare che poco dopo, cioè il 3 novembre, il Senato americano varava la legislazione conosciuta popolarmente come Nafta for Africa perché simile all’Area di libero scambio nord americano (NAFTA). La Camera l’aveva già approvata il 16 luglio. Il ‘Nafta for Africa’ è il MAI, Accordo Multilaterale sugli Investimenti, in pillole. Purtroppo ancora più amare per questo travagliato continente.

Questa legislazione prevede che il presidente degli Stati Uniti potrà stipulare un accordo economico-commerciale con ogni capo di Stato africano che permetta l’apertura totale del Paese alle multinazionali, che potranno comperare, sfruttare, fare quello che desiderano. Mentre ai governi dell’Africa viene richiesto di privatizzare sanità, educazione, trasporti.

Per me questa legislazione è un genocidio pianificato. E’ la nuova spartizione dell’Africa: la schiavitù economica. Gli USA vogliono imporre all’Africa un giogo molto più pesante di quello imposto agli antichi schiavi. Altro che condono dei debiti!

Faccio mia la riflessione di un pastore sudafricano, il reverendo Molefe Tsele, coordinatore del Jubilee 2000 del suo Paese: "Se ci sono voluti 300 anni per le chiese per arrivare a proclamare l’apartheid ‘peccato’ - mi disse quando lo incontrai nel 1995 a Johannesburg - di quanti secoli avranno bisogno le chiese per proclamare ‘peccato’ l’attuale sistema economico?"

Molefe fa un’analisi impietosa del summit di Colonia: "L’iniziativa di Colonia non è un passo in avanti e nemmeno un incontro a metà strada. Il condono di 25 bilioni di dollari rappresenta solo il 25% del debito totale e il 12% del debito dei paesi più indebitati (debito che si aggira oggi sui 2.030 bilioni di dollari, escludendo i Paesi dell’Est, n.d.r.). L’iniziativa di Colonia promette speranza senza disturbare le coscienze dei ricchi, promette un nuovo inizio senza cambiamenti fondamentali allo status quo. E’ una speranza bugiarda".

Il fatto grave di Colonia è che legando il condono dei debiti agli aggiustamenti strutturali, i G8 hanno finalizzato il loro controllo totale sui popoli impoveriti. C’è perfino chi sospetta che questa mossa sia una magistrale manovra per ottenere i soldi non più dai paesi impoveriti (non li possono più pagare) ma dalla stessa Banca Mondiale.

"Questo tipo di condono dei debiti - afferma ancora Molefe - lascia intatta tutta la struttura dell’oppressione economica. Anzi, è uno strumento efficace per rafforzare il ladrocinio di quel poco che rimane nel Sud del mondo. Questo è ancora più vero in quanto tutta l’operazione di condono dei debiti non affronta il nodo di fondo degli aggiustamenti strutturali. Anzi ai paesi più impoveriti è stata posta come condizione di introdurre gli aggiustamenti strutturali per avere i debiti condonati."

Poi con estrema lucidità il pastore sudafricano smaschera l’ipocrisia dei ricchi : "Non è questione di condono o di carità, ma di giustizia. L’indebitamento del Sud non può essere separato dall’attuale sistema economico globale che ha visto il trasferimento di risorse naturali nazionali dal Sud al Nord su scala senza precedenti nella storia umana. Il Sud afferma che il debito è già stato ampiamente pagato. Non dobbiamo più nulla! E’ il Nord che deve restituire al Sud!"

E Molefe mette tutti in guardia: "Dobbiamo vagliare attentamente le varie campagne per il condono dei debiti. Alcune sono buone, altre no. Vi sono campagne dei ricchi che servono solo l’interesse dei ricchi. Chiediamo a tutti i Movimenti che si ispirano al Giubileo, di distanziarsi da quelle campagne per il condono dei debiti in cui le decisioni sono prese dai governi creditori o dagli stati per i loro interessi. Il Giubileo infatti è la continuazione delle lotte storiche mondiali per la giustizia economica, sociale, tra i sessi. In queste lotte siamo sostenuti dal Dio dei poveri e non dubitiamo che questo Dio che ha affrontato l’agonia della croce e non ha preso la via facile per evitarla, sarà con noi fino alla fine."

Se la Chiesa non è capace di farsi voce di questo sogno, il sogno che Dio ha rivelato a Mosè, ai suoi profeti, a Gesù di Nazareth, non è più Chiesa. Purtroppo il Giubileo che stiamo celebrando è un ‘Giubileo sporcato’, come ha avuto il coraggio di dire il cardinale Tettamanzi di Genova. Il nostro è un Giubileo funzionale al sistema economico imperante, all’impero del denaro.

Vorrei invitare anche la Chiesa italiana a ripensare radicalmente la sua campagna sul debito. Mi sembra sia una campagna molto blanda, fatta per raccogliere un po’ di fondi, senza nessuna volontà di aiutare i credenti a capire che è ora di rimettere in discussione come ‘peccato’ l’attuale impero del denaro.

La Chiesa, in questo Giubileo, è chiamata a essere voce critica, profetica: decisa a rimettere in discussione un sistema che crea sempre più poveri e più morti. La Chiesa aiuti i fedeli a prendere coscienza che se anche condoniamo questo debito, l’attuale sistema finanziario lo raddoppierà tra poco.

Da questa Korogocho dove tocco con mano la sofferenza nella carne del Cristo vivente, una sofferenza immane, chiedo a tutti voi di darvi da fare per cambiare il Sistema. C’è bisogno di giustizia, non di carità. "La giustizia prevarrà - grida Molefe - il grido dei poveri sarà ascoltato. Il loro Giubileo arriverà."