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Legno o cartone?

La scarsa trasparenza nei prezzi dei mobili. Eppure la legge impone che...

Dal convegno di Verona del 16 ottobre, organizzato dalla Federmobili, si è avuto un primo e importante chiarimento tra rivenditori, produttori e consumatori. Alla fiera di Verona, in occasione di "Abitare il tempo", si è chiarita la responsabilità dei produttori, i quali hanno l’obbligo di etichettare i pezzi venduti con le indicazioni obbligatorie, ma che invece, nonostante le sollecitazioni ricevute dalla Federmobili da un paio d’anni (da che la legge è entrata in vigore) hanno provveduto solo in minima parte ad adeguarsi.

Anche i venditori sembrano piuttosto riottosi rispetto all’adempimento di tale obbligo, ma scaricano le responsabilità sui produttori: se manca l’etichetta di chi ha costruito il mobile - dicono - loro che possono farci? Così tra i due litiganti il terzo, il consumatore, ci va di mezzo.

A Verona comunque tutti, produttori e rivenditori, hanno espresso il proposito di arrivare prestissimo ad un listino trasparente sia nell’indicazione del prezzo netto che dei componenti e dei servizi aggiuntivi forniti all’acquirente.

In difesa dei consumatori e dei negozianti onesti, quelli che non pensano che vendere mobili significhi solo trasmettere ore di televendita con finti sconti dell’80% o con inviti a visitare megacittà del mobile per fare affari d’oro, il Codacons è sceso in campo e ha fatto i conti di oltre 6 mesi di monitoraggio cui ha sottoposto gran parte dei mobilifici delle principali città italiane, con decine di blitz in tutta Italia per far rispettare la legge 126/91, che prevede multe fino a 50 milioni per i negozianti che non espongono sul cartellino del mobile le sue caratteristiche costruttive e, soprattutto, i materiali impiegati e i metodi di lavorazione. Oggi infatti chi si reca ad acquistare un mobile non sa se quello che compra è legno o cartone pressato, o truciolare. Dai blitz, che sono stati effettuati a Catania, Bari, Salerno, Perugia, Roma, Torino, Venezia, Milano e Trento, sono emersi risultati sconcertanti: mentre la legge 126/91 obbliga i produttori ed i negozianti a indicare su un cartellino accanto al prodotto la composizione merceologica dello stesso (quindi se è vero legno massello, o truciolare, o nobilitato, o impiallacciato, o tamburato...), nell’85% dei punti vendita visitati questo non avviene. Con la conseguenza che il solo prezzo non spiega assolutamente la bontà del prodotto.

In verità dall’indagine è risultato che laddove, invece, c’è un addetto alle vendite, se si domandano tali caratteristiche, vengono nel 90% dei casi fornite spiegazioni esaurienti, anche perché su un 20% dei dépliants informativi dei produttori le caratteristiche dei materiali usati sono indicati nel rispetto della legge.

Pochissimi sono però i consumatori che chiedono tali particolari; da un’indagine a campione svolta dal Codacons risulta che la maggior parte degli acquirenti gira molti negozi e confronta i prezzi tra mobili apparentemente somiglianti tra loro, ma solo il 12% si informa sui componenti. Ecco perché la legge è così rigorosa a tutela dei consumatori e obbliga ad indicare tutte le caratteristiche ben visibili su un cartellino attaccato al mobile. Siccome la legge "vieta la vendita di mobili privi di tale cartellino", se non saranno fornite ai punti vendita opportune istruzioni, dopo 60 giorni di tolleranza, per consentire alle aziende di mettersi in regola, i punti vendita saranno ricontrollati e se non saranno trovati in regola partiranno le doverose denunce per la chiusura degli esercizi che violano la legge e l’irrogazione delle sanzioni ai produttori.

Quanto a noi, proponiamo che le associazioni dei mobilieri insieme con le associazioni dei consumatori e dei produttori redigano una carta della trasparenza che individui i punti vendita più affidabili e che rispettano i fondamentali diritti dei consumatori: una proposta che all’incontro di Verona ha riscosso un largo consenso.

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