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Il libro di storia

Luigi Serravalli

Sono andato in pensione, fatti i debiti conti, con quarant’anni di servizio. Una parte di questi, però, come ufficiale di fanteria. Insegnavo italiano e storia.

La storia italiana l’avevo vissuta, per quanto riguarda quella recente, in un certo senso, personalmente. Nato nel 1914, nel 1915 mio padre era partito volontario ciclista per la prima guerra mondiale. Alla seconda aveva partecipato come ufficiale di fanteria dal 1941 alla fine. Per un brevissimo periodo prigioniero della divisione paracadutisti Hermann Goering.

Oggi sento nascere questa "querelle" sui libri di testo di storia, materia che ho insegnato per anni. Si lamenta che questa storia non sia obiettiva, perché si parla dei lager nazisti e non delle foibe o dei lager nei quali furono rinchiusi i repubblichini . Fra l’altro la televisione ha citato come testo, pietra dello scandalo, il Fabietti e Camera, edito dalla Zanichelli che, a Bologna, è una istituzione. Un testo pubblicato in varie edizioni, adattato alle necessità dei vari tipi di scuola e scelto dagli insegnanti proprio per il suo equilibrio, la sua oggettività, la mancanza di ogni partito preso.

Camera, milanese, ha insegnato un anno a Rovereto, è stato un nostro amico e accusarlo, come hanno fatto, di marxismo, è assolutamente ridicolo. Bisogna pensare che la Shoah è stata nel quadro della seconda guerra mondiale nonché dell’affermarsi del nazismo, un fatto così tremendo che è possibile che episodi come quelli di Porzus, delle foibe o di fucilazioni sommarie, dove perdettero la vita spesso ragazzi entusiasti, sviati dalla propaganda, arruolati inconsapevoli e così via, vengano trascurati dai compilatori di questi testi, in quanto la materia della storia è vastissima: resta a galla, nei manuali scolastici, per ragioni di tempo e di rapporti con le altre materie, solo ciò che, alla fine, appare macroscopico, tale da colpire la memoria, restare come insegna di un’epoca, come l’olocausto di sei milioni di ebrei del tutto innocenti.

Dopo la guerra, il processo di Norimberga, moralmente ha condannato tutti coloro che in un modo o nell’altro, erano corresponsabili della Shoah. Questo sterminio maniacale, medievale, è rapportabile solo al martirio dei primi cristiani. Del resto Storace e Formigoni che, in prima persona, si sono fatti promotori di questa campagna, sono troppo giovani per ricordare questi atroci fatti che noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle.

Io stesso, per due anni, dopo l’otto settembre, non sono ritornato al mio reparto nell’esercito nonostante un manifesto, firmato da Almirante, che stabiliva che i disertori e i renitenti alla leva avrebbero dovuto essere fucilati con processo sommario. Svolsero questa pratica, soprattutto le brigate nere e non furono pochi i giovani che perdettero la vita per questo diktat.

Gli episodi gravissimi delle foibe ci sono stati, soprattutto dove si avvertiva l’influenza titina. Un titino, un certo Boris, operava anche nel ferrarese dove mi trovavo in quel tempo. Così, specialmente negli ultimi giorni del conflitto o subito dopo, collaboratori dei nazifascisti, spesso solo per caso, furono tragicamente puniti, con procedure spicciative e non furono pochi quelli che ci lasciarono la pelle. Una esperienza anche questa spaventosa. Tuttavia solo gli ebrei morti nell’olocausto morirono del tutto innocenti. Dalla parte opposta, gli sfortunati che non riuscirono a lasciar passare un po’ di tempo finché il furore non fosse sbollito, se non altro, portavano la divisa, militavano dalla parte sbagliata, erano dei complici involontari, innocenti, ma perseguitati solo perché portavano le mostrine nere con i fasci. Molti tuttavia, fino alla fine, avevano sperato nella vittoria dell’asse Roma -Berlino.

La storia scritta non può avere il fiato rovente della storia vissuta. Il volume di Fabietti e Camera, scritto da autori venuti dopo, a nostro avviso, riporta i fatti con notevole obiettività, da parte di due autori il più possibile neutrali. Il fascismo, con la pubblicazione delle leggi anti ebraiche si era messo, da solo, per sempre fuori dalla storia dei popoli civili.