Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 21, 25 novembre 2000 Servizi

Una pagina miseranda della nostra storia

Le manifestazioni intolleranti di oggi si ricollegano ad una antica storia illiberale...

Nel 1869 la Dieta tirolese, con il concorso in qualche caso fanatico dei deputati trentini, quasi tutti appartenenti all’alto clero della diocesi, in nome d’antichi diritti feudali, protestò energicamente contro il parlamento di Vienna e lo stesso imperatore - di cui pure i Tirolesi si dichiaravano i sudditi più fedeli - per l’approvazione della legge sul libero esercizio della religione, il matrimonio e l’istruzione scolastica.

Il governo liberale di Vienna e l’imperatore ignorarono le proteste e le pretese d’Innsbruck, di Bolzano e di Trento e quelle leggi entrarono in vigore anche nella Contea del Tirolo e quindi in Trentino e il naturale corso della storia e dei diritti dei cittadini ebbe dunque corso anche nella nostra regione.

Questa pagina, non delle più note della storia tirolese e trentina, mi è tornata alla mente in queste settimane in cui le forme di oscurantismo, di diffidenza della contaminazione dell’altro è tornata ad esprimersi con la rumorosa protesta per la presenza di tombe mussulmane nel cimitero di Trento, con le manifestazioni della Lega, i consensi delle altre forze del Polo, i silenzi di tanti che avrebbero dovuto parlare; che non lo hanno fatto o lo hanno fatto tardi. In cui la fragile adesione alla Costituzione laica e liberale, base della nostra democrazia e della nostra civile convivenza, che fissa doveri e diritti di quanti sul territorio italiano regolarmente vivono, si è manifestata nella mercantile posizione di quanti hanno sostenuto che doveva essere garantito qui, alla gente che professa la religione di Maometto, solo quanto ai cristiani è consentito fare od avere nei paesi dell’Islam.

Le manifestazioni di oggi si possono dunque ricollegare ad una storia antica che ha alimentato di persecuzioni e di esodi dal Tirolo delle minoranze protestanti, gli Hutteriti, alla fine dell’Ottocento, la delazione, la persecuzione, la soppressione delle piccole comunità ebraiche del Sud Tirolo e del Trentino, tra prove di indifferenza e connivenza, piuttosto che di umana solidarietà, come appare anche nel recente volume edito dal Museo storico: "Le storie ritrovate".

Come spesso accade, c’è però una storia parallela, anche questa da molti spesso ignorata. Quella della presenza nella nostra regione di cimiteri, chiese e sinagoghe, che da un più di un secolo sono i luoghi di culto e d’eterno riposo di gente ebraica e protestante che nelle nostre città avevano preso dimora. Che tutti hanno sempre rispettato e per le quali nessuno si è mai sognato di protestare, né quando furono costruite e nemmeno nei tempi dell’oscurantismo e della discriminazione di razza. Si perseguitarono i vivi, ma furono almeno rispettati i morti.

Sono i cimiteri protestanti ed ebraici di Arco, di Merano, di Bolzano. Sono la chiesa evangelica di Arco e la sinagoga di Merano. Qualche settimana fa, molti hanno ricordato con commozione le due principesse ortodosse russe sepolte, fra tombe cattoliche, nel cimitero di Bezzecca. Un pope ha salmodiato per loro e per tutti.

Certo sono questi cimiteri creati - prevalentemente - per gente benestante. Bolzano era nell’Ottocento la città mercantile per eccellenza, Merano e Arco erano i gioielli della Belle Epoque degli Asburgo, un cosmopolitismo di rango affratellava cattolici, ebrei e protestanti.

Ma ci sono anche i segni di una pietà proletaria e tragica, i piccoli cimiteri militari dove il multietnico Stato degli Asburgo seppelliva insieme i suoi caduti, sue vittime.

Il piccolo cimitero militare di Dobbiaco, quasi ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, è di questo una testimonianza toccante.

Parafrasando Gaetano Salvemini potremmo dire, anche in quest’occasione, che è inutile tentare di ragionare quando le cicale del razzismo e della discriminazione cominciano a frinire. Può confortare che al novantesimo minuto, quasi fuori tempo massimo, alcuni di quelli che dovevano parlare e avevano taciuto, qualcosa hanno detto. La loro parola, assieme a quella di altri, è servita a chiudere, almeno per ora una pagina miseranda della nostra piccola storia.