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“Baudolino”

Umberto Eco, Baudolino. Bompiani, Milano, 2000, pp. 526, £. 34.000.

Luigi Serravalli

Dopo gli altri tre romanzi, Umberto Eco narratore, semiologo e strutturalista, affronta innumerevoli tematiche in un romanzo storico che diventa anche romanzo giallo, romanzo popolare, vicenda epica. Noi qui ci interessiamo del rapporto storico-politico.

Il campo degli eventi è prima in Italia e poi in un lungo viaggio fino a Costantinopoli. Si parla molto di proseguire fino al regno del Prete Giovanni (Il Catai? La Cina?), ma invece i nostri eroi tornano in patria.

Protagonista è Federico Barbarossa (l’epoca negli anni intorno al 1150, fino al 1210 circa). Distrutta Milano, si legge che in Piemonte, terra d’origine di Eco, è stata ricostruita una città, Alessandria della paglia (i tetti sono ancora di questo materiale tanta è stata la fretta). Barbarossa porta un lungo assedio contro questa città dedicata, in suo dispregio, al Papa Alessandro III.

Eco non mostra, di fronte al capo del Sacro romano impero, la solita antipatia degli scrittori italiani. Il sovrano assoluto, autocrate di tipo medievale, o di ogni tempo, può essere anche di animo buono ma, se vuole ottenere, in pace e in guerra, la sottomissione dei cittadini, deve essere perfino duro e crudele. Da una parte il sovrano, dall’altra il popolo. In mezzo Baudolino con i picareschi personaggi che lo contornano, forse annuncio di una nascente borghesia: ha potuto studiare a Bologna e risulta anche quasi cavaliere, a capo di un gruppetto di eccentrici desperados fuori legge, uomini nuovi, avventurieri che compiono le gesta più mirabolanti, nel lungo viaggio verso Costantinopoli e ritorno.

La storia è in gran parte inventata, anche se molti momenti assomigliano alla realtà. Federico Barbarossa è certo un personaggio di spicco nella storia del tempo, tuttavia l’intreccio è mescolato di storia, leggende, favole, miti, invenzioni, apologhi e utopie. Un cristianesimo eroico che si mescola con ribalderie di ogni genere, già visto in parte da Eco nel "Pendolo di Foucault", quando parla della storia dei Templari. Qui, ai Templari, si sostituiscono dei cavalieri che sono ladri, straccioni ed avventurieri. Sullo sfondo il commercio delle reliquie e il mito del santo Graal, tutti elementi che affiorano anche nel romanzo del tempo.

Baudolino prepara il materiale storico per l’erudito Niceta Coniate, è autore dello scartafaccio che dà il via alla narrazione (come quello del quale parlava Manzoni all’inizio dei Promessi Sposi). Ma mentre in Manzoni la storia si illumina nella luce della Provvidenza, in Eco la storia è pura husserliana fenomenologia. Viviamo in un mondo di apparenze. Ogni narrazione ci affascina e incita il nostro senso critico, ma la verità sembra nascondersi, ai lettori come all’autore. Il senso della storiografia romantica ormai è perduto. S.S. Van Dine e Agatha Christie, compagni di strada del nostro come Ludovico Antonio Muratori o Benedetto Croce.

Il racconto tiene bene nella prima metà; rallenta non poco verso la fine, ma prima della conclusione torna con tutta la sua potenza. Oscuramente dietro a tutto, sembra di leggere l’ombra di quanto è accaduto in Italia, nel secolo appena finito: ombra di personaggi che, in nome della fede, alla fine, oscuramente, sembrano coinvolti, nell’immaginazione popolare, perfino in quanto è accaduto a Piazza Fontana ed in altri episodi similari. Si potrebbe concludere che scopo dell’arte è appunto liberarci dal terrificante della storia.

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