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Dellai, la patente e il Commissario del Governo

L'incredibile vicenda della patente dell'autista di Dellai. E un'ancora più incredibile intervista del Commissario del Governo (ma di quale Stato?) che teorizza i privilegi dei politici; anche quando mettono a repentaglio la vita dei cittadini.

La vicenda, di quelle da manuale dell’arroganza del potere, ha visto coinvolto, ancora una volta, Lorenzo Dellai. In questo caso, però, non ce la prendiamo col Presidente della Provincia - reo tutt’al più di eccesso di generosità nei confronti del suo autista - ma col nuovo Commissario del Governo, che modo peggiore non poteva scegliere per esordire sulla stampa locale.

Ricostruiamo i fatti.

Il 23 febbraio scorso, sulla statale della Valsugana, dove i limiti di velocità impongono di non superare i 90chilometri all’ora, la Polizia stradale ferma un’Audi che sfreccia a 150 chilometri orari. Non si tratta di un’automobile qualunque, ma dell’auto blu di Lorenzo Dellai, guidata da un autista della Provincia. L’auto è diretta a Castel Tesino, dove il Presidente è atteso per una riunione della Giunta provinciale.

I poliziotti, pur trovandosi di fronte un pezzo grosso, non si lasciano intimorire. Ed applicano diligentemente la sanzione prevista in questi casi dal codice della strada: quando i limiti di velocità sono superati di oltre 40 chilometri orari, scatta l’immediato ritiro della patente. Al nostro Schumacher viene rilasciata una patente provvisoria, al solo fine di completare il viaggio.

Per la legge, gli autisti delle auto blu sono i soli responsabili del loro comportamento. Se violano il codice della strada, subiscono personalmente le eventuali sanzioni. Tuttavia, è abbastanza consueto che il politico di fretta chieda all’autista di correre più veloce, superando i limiti di velocità, assicurandogli di risarcire di tasca propria l’eventuale multa. Ma in caso di ritiro della patente, il politico non può far nulla per risarcire l’autista.

O almeno, così era fino a ieri.

Dopo l’accaduto, Dellai, sentendosi probabilmente corresponsabile della pesante sanzione nella quale è incappato il suo autista, ad aiutarlo ci prova lo stesso: prende carta e penna e scrive un ricorso contro il ritiro della patente, invocando lo stato di necessità e l’urgenza per l’importante impegno istituzionale. Anche il Codice della strada, infatti, ammette delle eccezioni per casi straordinari. Tutta la giurisprudenza, ossia le numerose sentenze di svariati Tribunali e della Cassazione, offre però un’interpretazione piuttosto restrittiva della norma: si può, in via eccezionale, violare il codice della strada soltanto se i motivi che hanno reso necessaria la violazione sono paragonabili ai danni che la violazione può causare. Detto altrimenti: siccome superando i limiti di velocità si può ammazzare qualcuno, si può accettare che tali limiti siano superati soltanto se chi li supera è costretto a farlo per salvare una vita. Anche in questo caso, comunque, l’accertamento dello stato di necessità richiede numerose verifiche e parecchio tempo.

Di sicuro, per quanto urgente ed importante fosse l’impegno che attendeva Dellai, non v’era nessun motivo che potesse giustificare, quanto meno agli occhi della legge, il fatto di considerare la statale della Valsugana una pista da Formula uno.

Eppure, poche ore dopo la presentazione del ricorso, all’autista diDellai la patente viene prontamente restituita. Un comune cittadino, anche qualora abbia ragione, deve attendere diverse settimane. All’autista del Presidente della Provincia, che ragione non aveva, è bastato un solo giorno.

Sin qui la storia potrebbe essere archiviata come la solita vicenda dell’Italia dei furbi e degli arroganti, delle clientele e dei favori. E invece no.

La voce comincia a circolare, suscitando indignazione. Alla Polizia, probabilmente, in molti devono essersi sentiti pugnalati alla schiena. I poliziotti rischiano la vita per far rispettare le leggi, non guardando in faccia a nessuno, nemmeno ai pezzi da novanta, e poi si vedono platealmente tradire dai loro superiori. Era inevitabile, pertanto, che una simile notizia divenisse presto di dominio pubblico.

Sul tavolo della Procura della Repubblica arriva un esposto circostanziato, che chiama in causa il Commissario del Governo per la Provincia di Trento, responsabile della restituzione della patente. E all’esposto l’informatissimo presentatore allega sfrontatamente, per conoscenza, alcune inequivocabili sentenze della Cassazione.

La stampa annusa la notizia, troppo succulenta per non montarne un caso. L’Adige intervista il Commissario del Governo. E qui succede l’incredibile. Perché il Commissario De Muro, anziché archiviare il caso come un errore, o trincerarsi dietro un cauto no comment, si mette a teorizzare che i politici hanno il diritto di violare le leggi, smentendo e sbeffeggiando indirettamente i poliziotti che hanno fatto il loro dovere, e se la prende apertamente col presentatore dell’esposto, accusandolo di essere un attivista politico.

Insomma, Gorge Bush junior ha rischiato di non essere eletto alla Presidenza degli Stati Uniti per un’infrazione stradale compiuta trent’anni fa. Ci fosse stato De Muro, a finire nei guai, anziché Bush, sarebbe stato chi ha rispolverato la multa.

Le dichiarazioni del Commissario sono delle vere e proprie perle: "Mi pare giusto - dichiara all’Adige - avere un occhio di riguardo per le persone che rivestono incarichi pubblici. Il Presidente della Provincia che deve presiedere una riunione di giunta reputo abbia un motivo valido di correre in macchina".

Inevitabile la domanda di rincalzo del bravo intervistatore (Gottardi): "A rigor di logica, quindi, anche qualsiasi sindaco, per arrivare puntuale in giunta, sarebbe legittimato a correre...".

E De Muro: "La situazione in effetti potrebbe essere la stessa".

Non basta. "Anche se sono a Trento appena da due mesi - incalza il Commissario del Governo - conosco la persona che ha presentato l’esposto e so che ha già avuto in passato di che lamentarsi anche per altre questioni … Ricordiamoci che siamo in campagna elettorale".

A Gottardi non dev’essere parso vero di sentire una tale argomentazione, e rilancia: "L’estensore dell’esposto mette in dubbio la corretta applicazione della norma...".

De Muro: "Non l’ho mai studiata a fondo (sic! n.d.r.) … nulla è Vangelo, nemmeno il diritto (ri-sic!!).

Il messaggio è chiaro. Pensavate di essere nel civile ed asburgico Trentino? Ci siamo sbagliati: siamo nella Repubblica delle Banane, dove i potenti hanno il diritto di violare le leggi. Possono ignorare i limiti di velocità, sfrecciare a 300 all’ora ed essere responsabili di tentato omicidio colposo. O magari parcheggiare in seconda fila o andare contromano in autostrada. Per loro si avrà sempre un occhio di riguardo.

Guai a chi obietta: nel banco degli imputati ci finirà lui, accusato di fare campagna elettorale.

E i poliziotti sono avvisati. La prossima volta che fermeranno un politico potranno sentirsi dire: "Lei non sa chi sono io!".

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