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QT n. 16, 29 settembre 2001 Monitor

Quando Viktor diventa Viktoria

Reinhold Schünzel, questo sconosciuto…; eppure era il dott. Anderson in "Notorious" e suo è quel "Viktor und Viktoria" rifatto 50 anni dopo da Blake Edwards. Ora, la versione teatrale di Mario Moretti ha per protagonisti proprio lui e Renate Müller, la prima Viktoria, ritratti sul set e nella vita privata.

L’intreccio di realtà e finzione traduce la palpabile misoginia del film in un problema storico, ma anche quotidiano. Renate ama Jacob, un ebreo, ma il nazismo ha messo sotto scacco la democrazia con leggi razziali contro gli ebrei. Servono esemplari ariani: forti, intelligenti, naturalmente maschi. In ossequio al regime, Renate impersona una misera Viktoria che per far carriera si finge Viktor. Ma complice il regista "mezzo ebreo", il film lusinga in parte l’ego smisurato di Goebbels e Hitler. Viktoria ha più anima del suo modello, è lucida, profonda, combattuta come quando scrive a Jacob: "Pare che io sia diventata un bene pubblico, e i beni pubblici vanno preservati"; a scapito di sogni e sentimenti. La sconfitta è inevitabile: l’attrice cadrà nel ’37 dal terzo piano di una clinica. Nella grande Germania chi fa fortuna o è un uomo o è un travesti.

Valido il cast, su cui spicca una splendida Giuliana Germani. La sua Renate è spumeggiante, malinconica; seduce interpretando "Lola-Lola", commuove con la sua infelicità. Irresistibile la Eleanor di Michela Fedrizzi, voce squillante da attricetta hollywoodiana tutto fisico e poco cervello. Una performance da far invidia alla parodia di Valeria Marini. "Mi sento come la mela avvelenata di Biancaneve" - confida; sa che agli occhi degli uomini è un oggetto da usare e guardare. Deliziosi il cameriere "crucco" di Tiziano Cappello; Gustav, la "simpatica checca" di Bruno Vanzo; e Douglas (Silvio de Simone), che preferisce l’homo sapiens alla femina insipiens. Meno convincente lo Jacob di Giacomo Anderle, il cui talento, tuttavia, invecchia come il buon vino. Ci è parso invece un po’ sotto tono Riccardo Gadotti nei panni di Reinhold. Strano, perché in "Sinceramente bugiardi" ha fatto faville. Impeccabili comunque recitazione e messinscena, che dimostrano ancora una volta la professionalità consolidata del GAD. Fantasmagorico nella sua semplicità, l’allestimento del regista Alberto Uez deve molto alle coreografie di Michela Zambaldi, agli arrangiamenti di Francesco Pisanu, ai costumi delle "Piccole cose" di Bergamo, a metà fra cabaret e Belle Époque; mentre le foto d’epoca proiettate sullo sfondo fanno di "Viktor e Viktoria" un’opera multimediale e accattivante.

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