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QT n. 19, 10 novembre 2001 Servizi

Ipocrisia in Val di Fiemme

Si parla di sviluppo sostenibile: in realtà si distrugge l’ambito fluviale dell’Avisio.

Parola chiave: ecosostenibilità. Obiettivo: applicazione delle Agende 21. A leggere le cronache dei giornali di Fiemme e le dichiarazioni di una entusiasta e quasi emotivamente scossa assessora all’ambiente Iva Berasi, sembra che alcuni comuni della valle di Fiemme abbiano intrapreso con coerenza, con i fatti, la strada dello sviluppo sostenibile.

I comuni di Cavalese, Tesero e Predazzo, sostenuti dall’Agenzia Provinciale per l’Ambiente, hanno coinvolto alcune ditte locali nella certificazione ISO 14001 e nella registrazione EMAS. Un segnale di attenzione importante, ma questo atto può giustificare tanta euforia specie da parte di un’assessore all’ambiente eletta con voti "verdi"?

Le ditte hanno fatto il loro dovere, ma sappiamo come queste certificazioni europee più che un reale rispetto verso l’ambiente, più che la costruzione di un ciclo chiuso nell’uso dei materiali, diano importanza ad altri fattori: la trasparenza amministrativa, la correttezza e sostenibilità economica e gestionale dell’azienda. Già il raggiungere simili obiettivi in Italia rappresenta un passo importante, ma la questione ambientale vera rimane ai margini: si sfuggono reali e severi controlli, non si passa attraverso atti pubblici e convincenti coinvolgimenti sociali.

E dunque risultano incredibili la superficialità e la leggerezza con cui gli amministratori pubblici utilizzano ormai da tempo termini che dovrebbero avere una loro concretezza: termini ridotti a slogans, svuotati di significato, di innovazione, e che in realtà celano uno sviluppo tradizionale di assalto del territorio.

Dall’assessore provinciale era lecito attendersi un minimo salto di qualità, un minimo rispetto dei contenuti delle Agende 21; ma lo leggiamo giorno dopo giorno, questa maggioranza da tempo ha perso ogni credibilità ed ogni prospettiva progressista, ogni legame con la società civile.

Ma cosa significa oggi sviluppo sostenibile in valle di Fiemme, o la tanto sbandierata costruzione di un’Agenda 21?

Partiamo da Cavalese. Nel fondovalle si stanno costruendo i parcheggi di partenza della nuova cabinovia che sale sull’Alpe del Cermìs. Parcheggi che invadono l’alveo fluviale, che lo restringono, che modificano in modo sostanziale il percorso del torrente alluvionale. E’appena stato dato il via libera alla costruzione della nuova pista che da quota 1.300 scenderà fino a quota 860 metri, anche questa appena defilata dall’ambito fluviale, a quota ridicola. Eppure solo fino a cinque anni fa Cavalese sembrava non volesse piste ed impianti fin nel fondovalle, nel Piano Regolatore ci si era impegnati per imporre alle funivie del Cermìs una riqualificazione ambientale dell’area sciistica.

Niente di tutto questo si è avverato: la tragedia del Cermìs, accanto alla rimozione di 20 morti e della richiesta di giustizia vera, ha permesso un ulteriore assalto al territorio. La pista Olimpia diventa così lunga otto chilometri, si è costruito l’impianto e si costruiscono parcheggi a ridosso del torrente, centinaia di alberi sono sacrificati al beneficio dell’industria dello sci, il fondovalle e l’intera Alpe in quota cambiano ulteriormente volto, sempre declinando verso l’impoverimento e la banalizzazione.

Passando oltre, non si capisce poi come Tesero possa rientrare in un progetto di attenzione ambientale. Anche qui, grazie ad una tragedia (Stava, 19 luglio 1985) ed alla necessità risarcitoria, si è distrutto il rio Stava e la stessa conca: l’intera Alpe di Pampeago è oggi irriconoscibile. Solo piste, impianti, strade di servizio ed enormi e devastanti paravalanghe infissi in ogni pendio, altri ancora si accatasteranno sui pascoli.

Un passo più dentro, Ziano di Fiemme. Un paese dove la speculazione delle seconde case non ha mai smesso di trovare respiro. Un comune che ha appena modificato il Piano Regolatore comunale arrivando a permettere ad una azienda che lavora inerti di allargarsi fino a cinque metri dalla riva, che permette di costruire in modo pesante nelle pertinenze del torrente Avisio.

E poi Predazzo, un tranquillo paese dolcemente adagiato in una conca prativa, protetto quasi in un abbraccio dai boschi che scendono dal Latemar e da quelli del Lagorai che ha perso ogni dimensione e logica nello sviluppo e nella qualità urbanistica.

Veniamo ora ad un argomento che coinvolge l’intera valle dell’Avisio. Quello dei rifiuti. In questi giorni sono arrivate nelle famiglie le nuove tariffe, raddoppiate rispetto allo scorso anno.

La giustificazione dei vari sindaci per un aumento tanto consistente è banale e offensiva nello stesso tempo: cittadini, state pagando per colpa degli ambientalisti e di Pinter che non hanno permesso la costruzione della discarica di Capriana. Dobbiamo quindi esportare i rifiuti in valle di Non e il viaggio costa.

Questi amministratori, il sindaco di Cavalese Mauro Gilmozzi in primo luogo, non dicono di aver tenuta sigillata nel cassetto del Comprensorio una proposta di lavoro tesa alla riduzione della produzione dei rifiuti e all’incentivazione della raccolta differenziata. Non dicono che la causa di tanta spesa risiede nell’imballaggio dei rifiuti, nell’esaurimento della discarica di Valzelfena di Cavalese, dei costi che ancora questa comporta.

Non dicono di non aver rispettato, neanche lontanamente, gli obiettivi posti dal decreto Ronchi in tema di raccolta differenziata, non parlano della loro inerzia e del loro disinteresse verso l’argomento, nascondono il fatto di non aver affrontato in tempi utili, questo a livello provinciale, l’intera emergenza rifiuti.

Questa è la qualità dell’amministrare in Fiemme e su questi enti o amministratori l’assessora provinciale vorrebbe fare affidamento per costruire una Agenda 21, enti che in comprensorio definiscono "Piano di sviluppo" una banale analisi sullo stato del turismo in valle, enti che mai coinvolgono la società nell’elaborazione di progetti o di pianificazione, che discutono e si confrontano solamente o con voci amiche, o con chi è portatore di interessi economici importanti.

Tutti sappiamo come il requisito base, fondamentale richiesto da un’Agenda 21 risieda nel coinvolgimento diretto di tutti i soggetti sociali nel costruire il progetto di sviluppo, tutti sanno come queste agende debbano ricercare la massima convergenza ideale e progettuale possibile.

Tutti sanno anche che Agenda 21 non significa solo strade, o piste, o aziende private, ma anche massima attenzione ai servizi, alle necessità reali di una popolazione, alla costruzione di pari dignità di sviluppo fra diversi soggetti, ad una corretta ed equilibrata ricaduta dei benefici del patto socio-economico.

Tutto il contrario di quanto, ormai da anni, sta avvenendo in Fiemme. Una valle dove gli eletti nei comuni si autogratificano, una valle dove si fa il possibile per evitare la partecipazione, una valle nella quale è facile scambiare un amministratore pubblico in portavoce diretto dell’industria dello sci.

Anche i mondiali di sci nordico del 2003 stanno percorrendo la strada dell’ecocertificazione ambientale. In questo caso i grandi danni ambientali e paesaggistici e della trasparenza nella contabilità (non si dimentichi Mondialfiemme...) sono ereditati dall’edizione scorsa, 1991. Anche ora si stanno spendendo decine di miliardi, anche ora si stanno ampliando piste, sconvolgendo ambiti prativi e giovani boschi di fondovalle, ma almeno si interviene in situazioni preesistenti e sembra non si compromettano altri grandi spazi ancora liberi da infrastrutture.

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