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QT n. 1, 12 gennaio 2002 Monitor

“Excentricus”, pesia stravagante

A volte i sogni portano lontano e, quando ci raggiungono, ci chiedono soltanto di sorridere. Così, presi dal gioco, ci dimentichiamo di chiedere da dove mai sono venuti. E allora… immaginate una città il cui cuore pulsa sopra un’isola, un posto dove il sole sorge e tramonta su acqua, terra, grattacieli. E’ Montréal, in Canada. Qui, quasi nove anni fa, sette giovani han dato vita a un intrattenimento pensato per gli amici e i parenti. Poteva finire tutto in una notte, e invece eccoli qui! Gli artisti del Cirque Éloize non sono solo agili e snodati, danno l’anima. Per loro lo spettacolo è poesia, è gioia, tenerezza, con un pizzico di malinconia. Vedono come solo i bambini sanno vedere. Sul palco, troppo spesso abituato alle tragedie e al grande odio di cui è capace l’uomo, hanno fatto capolino personaggi ingenui, innamorati della vita. Perché i numeri di "Excentricus" non sono pezzi di bravura, sono attimi e ricordi da mimare, suonare, assaporare. Ogni acrobata esprime se stesso.

Il giocherellone, il maldestro, la dispettosa non ci hanno mai lasciato; fanno parte di noi, di quel grande circo chiamato mondo. Certo, di solito non andiamo in giro appesi ad una fune o guidando al contrario una bicicletta, eppure è questa la magia; ci leggono nel cuore e lo mettono a nudo insieme al loro. Vi siete mai chiesti perché molti di quei numeri siano sempre gli stessi, e nonostante ciò restiamo a bocca aperta, ci stupiamo come fosse la prima volta? Credete sia facile far ridere un adulto? Siamo sempre così seri… Diciamoci la verità: portare al circo i bambini è un buon pretesto per rompere gli schemi, la routine quotidiana che ci stringe in un diabolico ingranaggio. Al Sociale, per un’ora e mezza, abbiamo dimenticato tutto; e alla fine, quando è tornato il buio, li abbiamo ringraziati i ragazzi dell’Éloize, per ciò che ci hanno dato e che daranno ad altri adulti, ad altri bambini in altre città.

"Excentricus" da noi è arrivato tardi ma, pur essendo del ’97, è rimasto un ponte che unisce l’antico e il moderno come un arcobaleno. Il circo si evolve al ritmo del jazz, del blues e del rock, accanto alla musica classica; si evolve senza animali, fra sax e batteria, pianoforte e chitarra elettrica,. Speriamo di poter vedere presto anche l’ultimo lavoro della compagnia, lo scoppiettante "Circus Orchestra". Allora ci tufferemo ancora, in apnea, con gli occhi stralunati, in un pianeta dove anche una scala o una corda sono oggetti incantati. Gli acrobati spiccheranno ancora il volo da un trapezio, si terranno per mano su un telaio, attraverseranno il palco dentro un cerchio. Perché a volte i sogni attraversano l’oceano.

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