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Amministratori e ambiente

Giorgio Rigo

"Il territorio è un’opera d’arte: la più alta, la più corale che una comunità a abbia la possibilità di esprimere; il paesaggio nasce dalla fecondazione della natura da parte della cultura".

Queste parole dì Alberto Mugnaghi costituiscono il fondamento delle sue teorizzazioni sullo sviluppo sostenibile, la più lucida elaborazione riscontrabile nel nostro paese per garantire uno sviluppo durevole, non basato sulla predazione e distruzione sistematica del territorio.

Trattare il territorio "come superficie insignificante" - spiega ancora - comporta la sistematica costruzione artificiale di "non luoghi", là dove sarebbe necessaria "una rinascita attraverso nuovi atti fecondanti, che producano nuovamente territorio e paesaggio, ovvero nuove relazioni fertili tra insediamento umano e ambiente".

Nessuna logica da museo, nessun cedimento alla tutela passiva, ma una concezione dinamica che è nella cultura e nella comprensione della complessità la sola via d’uscita praticabile: l’unico sviluppo perseguibile è quello che "costruisce paesaggio".

Guardando lo valli del Trentino - non è casuale l’uso della locuzione cara ad Aldo Gorfer - non si può non essere colti da una sensazione di sgomento.

La sommatoria di microinteressi locali e di poteri e momenti decisionali frammentati e autoreferenziali ha prodotto trasformazioni territoriali caratterizzate da: corsi d’acqua artificializzati e prosciugati; fondovalle percorsi o devastati da infrastrutture mal concepite, mal progettate e mal realizzate; uno sproporzionato utilizzo dello scarso suolo disponibile che pone la nostra provincia alla testa della non invidiabile classifica dello spreco del territorio, particolarmente di quello agricolo, nell’intero ambito alpino.

Malgrado queste esperienze, malgrado l’evidenza, malgrado la possibilità di imparare dalle intuizioni e dagli errori anche di altre realtà, malgrado i maestri illuminati non manchino, malgrado le dichiarazioni, gli intenti, gli indirizzi proclamati da amministratori, istituzioni e forze politiche, prosegue ormai inarrestabile la marcia verso il sistematico smantellamento anche degli ultimi brandelli di garanzie e di strumenti per consentire una corretta azione di governo del territorio.

Il Capo VII della "Collegata", prossima alla discussione in Consiglio provinciale, è una ulteriore tappa di questo sistematico smantellamento.

Italia Nostra non intende schierarsi a favore del mantenimento delle Commissioni comprensoriali di tutela del paesaggio o contro le competenzec comunali. La riflessione che l’Associazione pone ai singoli componenti dell’Assemblea legislativa è la distruzione di un modello istituzionale senza sostituirlo con un altro coerente e comprensibile,

Affermare - come fa l’art. 34 della Collegata - che sono demandate ai Comuni praticamente tutte le competenze, non costituisce un modello organizzativo o di governo: è semplicemente una infeudazione.

Duecentoventitrè organismi politico-amministrativi potranno assumere qualsiasi decisione, presumibilmente condizionate anche dalle più infìnitesimali lobbies locali o perfino familiari , senza filtri tecnici, buttando a mare professionalità tecniche in materia paesaggistico-ambientale, senza alcun coordinamento né di scala provinciale, né di ambito di valle.

Italia Nostra intende sostenere che le funzioni di "valorizzazione politica" e di preliminare "valutazione tecnica" dovrebbero rimanere valorizzate e distinte per costituire anche da noi (come avviene per esempio a Bolzano, pur in regime di competenza demandata ai comuni e nel Tirolo austriaco) un presupposto irrinunciabile, così come indispensabile dovrebbe essere il doppio coordinamento: pregnante, forte, percepibile quello esercitato nell’ambito omogeneo della valle; diindirizzo quello su scala provinciale.

I connotati paesaggistico-ambientali, le tipologie architettoniche, la stessa morfologia dei suoli, che sono distinguibili (per nostra fortuna) in Rendena, nel Lomaso, nelle valli dell’Avisio, nel Tesino e via via in quasi tutti i territori del Trentino, rischiano di perdere i loro denominatori comuni di valle in conseguenza di una frammentazione di politiche paesaggistiche il cui modello è oggi eloquentemente rappresentato dagli arredi urbani.

Quando alla democrazia, che è l’equilibrio tra responsabilità e giusta scala decisionale, si sostituisce la demagogia, inevitabilmente al paesaggio si sostituisce la paccottiglia.

E’ questa l’eredità che vuol lasciare questa classe politica quale traccia del suo passaggio? L’ordinamento di tutela paesaggistico-ambientale (materia sulla quale si stanno concentrando attenzioni, intelligenze, elaborazioni e innovazioni politiche, giuridiche, tecniche nel mondo e - aspetto non secondario - anche nell’Unione Europea), in Trentino è frammentario fino al suo totale azzeramento? Italia Nostra spera di no, anche se i sintomi in questo come in altri provvedimenti ci sono tutti.

Un guazzabuglio di rimandi, l’assenza di controlli e di controllori, la semestrale revisione sistematica delle deroghe che - a questo punto - costituiscono ormai la regola delle politiche urbanistiche, assieme alla totale assenza di finalità e la totale assenza di un regime transitorio. Sono i sintomi eloquenti dell’assenza di una cultura politica sottesa a questo provvedimento, che provocherà effettii incontrollabili dallu sua entrata in vigore, alla emanazione di provvedimenti regolamentari, sempre che vengano mai emanati (quelli previsti dalla norma attuale mancano dal 1971).

Naturalmente un obiettivo viene sbandierato: la snellezza. Che consiste anche nell’aver cacciato l’unico rappresentante ambientalista dalla Commissione provinciale per la tutela paesaggistico-ambientale, la futura CTPA. Non ne dubitavamo: l’unico problema eravamo noi!

Salta peraltro agli occhi la vistosa contraddizione con la pomposa enunciazione dell’art. 6: "La Giunta provinciale può definire specifiche modalità organizzative per promuovere il coinvolgimento di gruppi di di cittadini e delle categorie interessate al fine di disporre di elementi conoscitivi utili per individuare i bisogni e le priorità da considerare in occasione della predisposizione dì atti a carattere penale".

Italia Nostra considera l’art. 34 non emendabile. Per tale ragione invita i consiglieri provinciali a votare per la sua soppressione. Chiede inoltre al Presidente del Consiglio provinciale la possibilità di accedere ad una sala delle commissioni, attigua alla sala del Consiglio, contestualmente alla discussione in aula del disegno di legge, al fine di illustrare il più dettagliatamente possibile le ragioni del mondo ambientalista sulla norma in esame a tutti i consiglieri che ne avessero interesse.