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Regione di montagna

Le ragioni che uniscono Trentino e Alto Adige.

L’orchestra Haydn e il coro della SAT in concerto. All’Auditorium di via Dante, a Bolzano, c’era molta gente il sabato sera per assistere a questo esperimento musicale presentato come uno degli eventi di apertura dell’anno internazionale della montagna. In realtà tanti erano accorsi specialmente per sentire il coro della SAT, di cui si parla molto ma che si sente poco nel capoluogo altoatesino.

Un'immagine della Val di Fleres.

Non sta a me lodare la bravura straordinaria di questo coro, che tuttavia non può non colpire al cuore chiunque ami la musica. Certo molti testi delle canzoni fanno parte di un’epopea "maschile" della montagna, la retorica della morte da soldati, non sempre eroici, ma vittime strappate alla mamma o all’amorosa, e senza altra consapevolezza che un generico amor di "patria"; le donne appaiono in forma di fanciulle che amano e aspettano o tradiscono, si tagliano ciocche di capelli che l’eroe alpino bacerà sul campo della vittoria. La musica e le voci però sono meravigliose. E bella è stata la serata, con le canzoni legate tre a tre, accompagnate dall’orchestra, in gran forma.

Come è consueto all’Auditorium, il pubblico era misto, italiani e tedeschi, e si respirava un’aria di scoperta di quanto di bello e sorprendente può venire da una collaborazione che ci porta più vicino uno dei tesori del Trentino (mentre i nostri politici della SVP hanno lo slogan fisso: dal Trentino non abbiamo niente da imparare).

La musica supera i confini e ristabilisce la verità della vicinanza.

Il giorno prima, giorno ufficiale dell’apertura, un’altra verità era emersa dal racconto della montagna. Nonostante le citazioni dei politici fossero solo per gli alpinisti, la proiezione - proprio nella serata di apertura - del bel documentario di Ingrid Runggaldier, una giovane di Ortisei, ha ricordato storia e realtà delle alpiniste. Donne autonome e coraggiose, fin dalla fine dell’Ottocento conquistarono le montagne, aprendo anche nuove vie.

Il film ne ripercorre l’incredibile avventura, e l’eccentricità rispetto al ruolo imposto alle donne dalla società di allora, ma anche di oggi.

Un’alpinista bellunese (si parla di austriache, sudtirolesi, americane, ecc.) madre di due bambini, risponde a chi le ricorda il pericolo della sua attività: "Perché dovrei farmene carico io di più del loro padre?". Meno eccezionali appaiono le alpiniste di oggi, ora che la montagna è divenuta un mestiere, non solo un’avventura, ma in realtà il confronto con la montagna richiede sempre una dose non comune di indipendenza interiore e di coraggio nell’affermare la propria diversità rispetto ad una normalità della condizione giovanile che suggerisce di muoversi in gruppo piuttosto che andare alla ricerca della propria via.

Se si pensa alla miseria della politica regionale, e si riflette su questi due episodi, che si possono prendere ad esempio dell’esistenza di legami forti fra i due territori vicini, non si può non rilevare che la convivenza fra Trentino e Sudtirolo all’interno di una realtà regionale ha ragioni concrete, sia come causa che come obiettivo. Le misere (e spesso meschine) proposte di riforma istituzionale che appaiono di recente, tutte giocate su un contrasto all’interno dei partiti (io sono più bravo, lo faccio prima io, se tu proponi questo io propongo l’opposto, non importa se è sensato, ecc.) tralasciano del tutto una realtà che offre su diversi piani, anche essenziali - non ultimo quello del servizio giustizia - molteplici necessità di essere coniugate al plurale e di essere portate avanti insieme.

Per il bene della patria, come cantano i coristi della SAT, ma con maggiore consapevolezza, e dove soprattutto al posto dell’antico significato nazionalista, causa di conflitti e di guerre, per "patria" si intenda il bene civico, la cosa pubblica, a cui tutti i presenti hanno diritto di partecipare sia nel godimento degli aspetti vantaggiosi sia nel dovere di difenderlo.