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QT n. 2, febbraio 2009 Monitor: Musica

Quando il genio è distratto

Concerto della pianista ucraina Anna Kravtchenko

Tullio Garbari
Anna Kravtchenko

Sala piena per il concerto della pianista ucraina Anna Kravtchenko, che il 12 gennaio ha inaugurato la stagione 2009 della Società Filarmonica di Trento. Molto soddisfatto il presidente Marco de Battaglia, che nel tradizionale saluto al pubblico ha sottolineato come per il settimo anno consecutivo la Società abbia saturato gli abbonamenti, e ha ringraziato l’uditorio per la numerosa presenza, che ha testimoniato l’affetto del mondo musicale trentino verso la protagonista della serata. Un sentimento ricambiato solo in parte: la solista, che ricordiamo vincitrice del Premio "Busoni" nel 1992, a soli 16 anni, insegnante presso l’Accademia Pianistica di Imola e solista affermata in tutto il mondo, ha deluso le aspettative, proponendo un programma interamente dedicato al grande repertorio romantico – su tutto la monumentale Sonata in si minore di Liszt, che ha occupato tutta la seconda parte – in modo distratto, disattento, a tratti addirittura scolastico, sicuramente non all’altezza delle capacità tecniche e musicali che l’hanno resa famosa.

È stato soprattutto nella prima parte del programma, dedicata a due Notturni e alla seconda Sonata in si bemolle minore op. 35 di Chopin, che le celebrate doti della pianista ucraina sono mancate; nella raffinatezza delle linee melodiche del grande autore polacco la Kravtchenko ha mostrato inaspettatamente mancanza di controllo delle dinamiche, grosse imprecisioni nella resa della partitura, carenze nella cura assoluta del suono che l’esecuzione chopiniana richiede. Ne è risultata una performance impersonale, spigolosa, segnata dalla scelta di tempi un po’ troppo veloci, che non ha coinvolto il pubblico, e che d’altra parte non ha nemmeno presentato la perfezione tecnica che al giorno d’oggi spesso sostituisce il valore musicale e che ci si aspetterebbe da un solista di tale calibro. La stessa pianista è sembrata insoddisfatta della sua esibizione, concedendo un solo rapido inchino prima di tornare nel camerino.

Nella seconda parte la Kravtchenko ha mostrato ancora una volta la predilezione per il repertorio di Liszt: il nervosismo della prima parte si è scontrato con gli oscuri gesti e con l’infernale virtuosismo del pianista ungherese. Pur presentando ancora dinamiche ancora un po’ schematiche e alcuni momenti di imprecisione, la pianista ha esibito un suono cristallino e un’ottima padronanza dei pianissimo, restando capace di passare al fortissimo dove la partitura lo richiedeva, e recuperando via via un controllo dell’espressione musicale che l’ha riportata ai livelli consueti e che ha finalmente convinto la sala.

Nonostante gli applausi scroscianti che hanno seguito l’esecuzione, possiamo dire che il concerto ha comunque deluso le aspettative e una parte del pubblico. Si sperava, dal nome in cartellone, in un’esecuzione di livello assoluto in ogni sua parte, e invece si è assistito a momenti di valore alquanto modesto, lontani dalle capacità per cui Anna Kravtchenko è famosa e di cui ha dato peraltro prova nei due bis, – "Ottobre" dalle Stagioni di Caikovskij e la celeberrima "Serenata" di Schubert nella trascrizione di Liszt – proposti in modo strabiliante per purezza e controllo delle melodie e dei colori, proprio ciò che nella prima parte del concerto era mancato maggiormente.

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