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Sanità trentina, le cose stanno così

Mario Cristofolini

Leggo su Questotrentino un articolo a firma di Luigi Casanova (L’assalto alla sanità pubblica ndr)che cita mie presunte dichiarazioni sull’organizzazione dei servizi sanitari che culturalmente non mi appartengono. Penso pertanto utile approfondire il problema.

Apprezzo, anche se non condivido del tutto, le battaglie sulla tutela delle nostre montagne che l’autore conduce. Sulla sanità invece mi pare che la sua conoscenza sia meno approfondita e che le valutazioni non siano coerenti ai principi dichiarati.

Premetto che sono da sempre un convinto sostenitore di una sanità pubblica efficiente e di qualità; una sanità in cui tutti in proporzione al loro reddito compartecipino ad assicurare a tutta la popolazione quei livelli di assistenza degni di un paese civile.

Ma assicurare e difendere la sanità pubblica vuol dire anche preoccuparsi che le prestazioni siano adeguate, che non vi siano rischi per la popolazione e per gli operatori, che vi sia aggiornamento sulle nuove opportunità diagnostiche e terapeutiche sempre più sofisticate e complesse, ma anche sempre più efficaci, proposte dalla scienza medica.

Vuol dire anche controllare l’aumento del consumismo medico-sanitario ed il conseguente incremento incontrollato della spesa che se dovesse continuare ad aumentare potrebbe portare ad un ridimensionamento del servizio pubblico.

Occorre al riguardo, e con riferimento alla situazione locale, puntualizzare alcuni aspetti del nostro sistema sanitario, per un doveroso rispetto della corretta informazione dovuta ai lettori ed ai cittadini, cui spetta poi esprimere ogni valutazione di merito.

1. La nostra provincia è tra le prime in Italia per l’attività di prevenzione sia primaria (con la collaborazione delle associazioni di volontariato) che secondaria con gli screening di popolazione diffusi su tutta la provincia (come ad esempio per il cancro della cervice uterina e della mammella).

2. Esistono associazioni professionali e sindacali di primari, ma non lobby sanitarie di potere, e questo impegno nella crescita professionale e nella ricerca medica favorisce all’ospedale di Trento un alto livello di efficienza nelle prestazioni (vedi analisi gestione "Starmed 4000") e una buona capacità di attrazione, pur lamentando una cronica mancanza di personale e strutture obsolete.

3. Non si sta smantellando la rete ospedaliera della periferia, che peraltro non è mai esistita come rete, ma si è caratterizzata in piccoli centri autoreferenti con alcune unità operative che a causa delle piccole dimensioni e della casistica ridotta non hanno potuto qualificarsi né come struttura né come professionalità operativa. Oggi si sta organizzando una rete in cui gli ospedali periferici sono collegati e integrati, a livello dipartimentale, con gli ospedali di 2° e 3° livello (specialistici e ad alta tecnologia) e ciò potrà in futuro consentire prestazioni adeguate ed appropriate e di sicurezza anche in periferia. La mobilità organizzata del personale medico consentirà anche il suo continuo aggiornamento e la qualificazione dei servizi , accrescendo motivazione e professionalità.

4. Riguardo ai punti nascita, la riorganizzazione dei servizi sanitari territoriali ed ospedalieri prevede una progressiva modificazione dell’attuale sistema sia in relazione alle disposizioni nazionali e dell’OMS, sia soprattutto per garantire prestazioni appropriate ed efficaci ed offrire le risposte opportune in termini di qualità e sicurezza alle istanze ed ai bisogni delle madri e dei bambini. Ciò comporterà accrescere i servizi specialistici ed assistenziali sul territorio per il periodo pre-parto e post-parto e rivedere l’articolazione dei "Punti nascita", per i quali si richiedono oggi strutture con personale specializzato permanente per 24 ore al giorno (ciò richiede almeno 15 medici e 15 infermieri) e quindi per un numero adeguato di prestazioni a garantire la funzionalità della struttura e dei servizi.

E’ chiaro che il problema va spiegato e dibattuto con la popolazione, e le ipotesi verificate puntualmente e localmente, prima di riorganizzare i punti nascita esistenti, prevedendo comunque in alternativa l’attivazione di day hospital ostetrico-ginecologico e neonatale-pediatrico nell’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e ridurre i rischi della madre e del bambino.

La politica sanitaria (almeno quella in Trentino) deve essere senza coloriture, volta a privilegiare la salute ed il benessere dei cittadini con la qualità e l’efficacia dei servizi ospedalieri e sul territorio, in grado di dare le risposte appropriate rispetto alle esigenze ed ai bisogni reali delle singole persone. Il percorso non è certo facile, come nello scrivere i programmi, ma certamente con il contributo e la partecipazione attiva e responsabile di tutti e di ciascuno potremo migliorare ancor più l’attuale organizzazione dei servizi sanitari.

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