Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

“Tornare al futuro”

Giuliano Amato, Tornare al futuro. La sinistra e il mondo che ci aspetta. Laterza, Bari, 2002, pp. 149, 9,50.

Oscar Andreis

In questo saggio Giuliano Amato sviluppa una riflessione a 360 gradi intorno ai principali problemi che investono le democrazie occidentali in questo avvio di nuovo secolo o millennio.

Giuliano Amato.

La caduta del Muro di Berlino pareva preannunciare un nuovo corso della storia all’insegna di un ritrovato ordine mondiale. Ma, come abbiamo avuto modo di vedere, gli anni seguenti a quello spartiacque altamente simbolico non sono certo stati campioni di pace e prosperità. Le guerre che hanno imperversato nell’area del Golfo Persico e nei vicini Balcani ne sono la prova più dura. L’idea che l’Occidente e l’economia di mercato, dopo la disfatta del comunismo, avrebbero portato benessere e libertà nel mondo intero si è rivelata una pia illusione. L’11 settembre e la successiva guerra in Afghanistan sono l’espressione più recente di un "nuovo disordine mondiale" che mette a dura prova le nostre tradizionali certezze.

Parimenti, la caduta del Muro ha significato l’azzeramento di tutti i confini, con il conseguente insorgere di nuovi problemi, che investono i cittadini di tutto il mondo. Da qui l’inadeguatezza della forma istituzionale dello Stato-nazione come si è affermato nel corso del XX secolo e la necessità di individuare nuove forme istituzionali per l’amministrazione di problemi che sono di pertinenza sovranazionale. Dall’ indispensabile regolamentazione dell’economia dei mercati - il liberismo globale senza essere accompagnato da una cornice di regole diventerebbe un fenomeno abnorme, causa di squilibri molto gravi - alla gestione concertata della delicatissima questione ambientale - il protocollo di Kyoto e la sua applicazione dimostrano peraltro come sia parecchio difficile mettere d’accordo tutti gli stati del mondo. Per non parlare, infine, della soluzione di tensioni presenti in molte aree del mondo e ad elevato rischio di deflagrazione, in primis l’annosa e mai risolta questione palestinese. A tale proposito, Amato, pur con la prudenza propria di chi è stato premier di governo, critica il recente unilateralismo degli Stati Uniti auspicando al suo posto una governance di tipo policentrico.

A proposito del dibattito politico interno, Amato sottolinea come nella società attuale uomini e donne siano oggi più responsabili dei propri destini, chiedano di partecipare e desiderino essere informati. Ecco allora le delicate questioni della formazione dell’opinione pubblica, del pluralismo dell’informazione, del pericolo sempre in agguato di derive populiste. E su questo punto l’autore diffida la sinistra dal seguire i suoi avversari sul terreno della semplificazione a tutti i costi. A nome del centro-sinistra, fa inoltre autocritica per l’essersi attestati eccessivamente sulle questioni di ingegneria istituzionale a svantaggio di un indispensabile rinnovamento della cultura politica. Ne è un esempio l’illusione legata al referendum del ’93 a favore del sistema elettorale maggioritario, quale panacea al problema della governabilità: dopo i referendum, il numero dei partiti e la frammentazione sono di fatto aumentati, perché è stata ignorata la lezione del politologo Giovanni Sartori: se si vuole passare da un sistema pluripartitico ad uno bipolare, va perseguita una legge maggioritaria a doppio turno.

Amato contesta, infine, una pratica politica sempre più in voga e tendente a privilegiare i tatticismi elettorali rispetto ai contenuti: "Desta qualche brivido assistere a conversioni tanto repentine. Non si può non domandarsi quale sia la solidità di coscienze in cui possono maturare così bruschi ripensamenti..." - afferma a tale proposito.

Giuliano Amato è un riformista che vede nel movimento no-global una preziosa risorsa, purché, avverte, non si pensi di colmare il divario tra democrazia e capitalismo pensando di abolire l’economia di mercato, ma piuttosto con la creazione di "un mercato globale regolato".

E’ anche un grande ottimista, che riesce a vedere nei nuovi lavori precari "opportunità di gratificazione e realizzazione", in uomini e donne, fondamentalmente sempre più soli e privi di certezze, "individualità responsabili".

Ottimismo che sconfina nell’aperta utopia, laddove richiama la lezione dell’economista indiano Amartya Sen, ed in particolare il suo concetto di capabilities. Il termine inglese capability non significa semplicemente "capacità", ma piuttosto capacità effettive e potenziali insieme. Liberare tutte le capabilities, significa mettere gli individui nelle condizioni di dare il meglio di sé, la molla per uno sviluppo che dovrebbe dar vita a quel circolo virtuoso per cui più ricchezza uguale a più benessere generalizzato. Ciò, osserva Amato, può valere tanto per gli esclusi del mondo quanto per il giovane che progetta il suo futuro.

Non male come filosofia di vita quotidiana. Ma chissà cosa ne pensano al riguardo quei giovani che quotidianamente si scontrano con un mercato del lavoro sempre più tra l’impermeabile e l’incerto, in cui spesso all’oggettivo criterio meritocratico vengono preferiti la conoscenza diretta, la raccomandazione, lo scambio, ecc. Insomma, in una società dove la competizione è sempre più spietata e dove a vincere sono sempre di più i furbi e gli incompetenti, gli onesti ed i meritevoli come possono effettivamente far valere le capabilities di cui parla Amato?

Anche l’accento posto sull’importanza crescente, in epoca post-fordista, di innovazione e formazione cozza di fatto con una realtà di datori di lavoro poco lungimiranti, rigide gerarchie d’impresa, scarsità di tempo e di mezzi per l’aggiornamento, e così via.

Tuttavia, al di là di un ottimismo di fondo forse eccessivo - come ha rilevato lo stesso Eugenio Scalfari in occasione della presentazione romana del saggio in oggetto - Giuliano Amato ci offre indubbiamente una serie di spunti interessanti, un valido contributo all’attuale (e per certi versi acceso) dibattito all’interno della sinistra.

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.