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Polveri

Inquinamento: la drammatica, irrisolta condizione degli abitanti di Oltrisarco.

Da circa un anno il quartiere di Oltrisarco, uno dei
vecchi quartieri popolari di Bolzano, sta lottando con un fenomeno di polveri che inquina in modo fuori dalla norma l’area fittamente popolata.

Le cause sono oggetto di discussione, che ha rilievi sanitari, penali, politici, economici.

Una questione intricata. Da quando esistono le industrie pesanti a Bolzano e soprattutto da quando si è presa consapevolezza dei rischi di inquinamento, il problema è andato crescendo. Ora, chiusa la Magnesio e altre industrie pesanti, sono rimaste le Acciaierie. La Provincia da molti anni è intervenuta anche con sostanziosi contributi per favorire il miglioramento della situazione. Ma circa un anno fa un fenomeno di polveri appiccicose e corrosive ha rovinato un grande numero di auto parcheggiate nelle strade. Le indagini, svolte sotto la spinta del popolo infuriato, hanno dimostrato che la responsabilità delle emissioni corrosive andava attribuita proprio alle acciaierie. La gente ha cominciato a chiedersi e a chiedere ai politici responsabili quale effetto si abbia sui polmoni delle persone e sono state chieste risposte rapide e concrete.

Le prime risposte sono state evasive e contraddittorie. Il consiglio di circoscrizione - uno dei pochi di Bolzano che funziona come voce della popolazione - ha preteso dal Comune e dall’Agenzia per l’Ambiente che si facessero controlli severi sulle emissioni e sulla salute delle persone.

Questo in sintesi, ma naturalmente, come è normale di questi tempi, la discussione si è intrecciata con giochi politici e strumentalizzazioni che hanno reso confusa la situazione. Si deve soprattutto alla presidente della circoscrizione se il lume della ragione ha continuato a rischiarare gli aspetti principali del problema.

Il fatto è che il quartiere è separato dal resto della città dall’autostrada e su di esso si rovesciano le tonnellate di emissioni del traffico pesante e leggero che la percorre giorno e notte a cielo aperto.

E anche il fumo dell’inceneritore è spinto, per il gioco dei venti, verso quella parte di città.

I dati di uno studio sull’inquinamento da traffico sono pesantissimi.

Le polveri che ora fra molte polemiche vengono attribuite alle Acciaierie hanno fatto traboccare il vaso della pazienza. Nessuno dimentica le parole di un assessore all’ambiente, il quale qualche anno fa, di fronte alla pubblicazione di dati sulla diffusione del cancro che indicavano un tasso particolarmente alto nel quartiere, affermò: "A Oltrisarco fumano molto".

La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta e l’Agenzia provinciale per l’ambiente ha prodotto uno studio di impatto ambientale. Tuttavia la questione principale è rimasta irrisolta. Infatti il risultato dello studio arriva in ritardo di molti mesi (passati in dichiarazioni e contro-dichiarazioni dei politici responsabili basati su opinioni, interpretazioni e anticipazioni dello studio stesso). Tuttavia, all’ennesima assemblea, la popolazione, che si attendeva risposte e interventi concreti, è rimasta sconcertata.

Lo studio, che consiste in 780 pagine, non è stato presentato in forma leggibile e abbreviata, ma messo a disposizione degli interessati che lo volessero consultare. I cittadini e le cittadine che lo vogliano possono, entro 30 giorni, presentare osservazioni e obiezioni, che l’agenzia per la VIA esaminerà entro 60 giorni. Trenta giorni dopo la Giunta provinciale dichiarerà il via libera agli interventi proposti.

Come si può immaginare, il testo non è di facile lettura per persone e consiglieri di circoscrizione senza una specifica preparazione.

Ed è emersa la debolezza della legge sulla VIA della provincia di Bolzano, che non prevede interventi veramente efficaci per coinvolgere la popolazione. Una mancanza gravissima, se si pensi che la VIA nella intenzioni dei legislatori europei nacque proprio come strumento per prendere decisioni su interventi e impianti di grande portata che fossero condivisi dalla popolazione. Uno strumento di democrazia, anzitutto. Ma in realtà per la Provincia è stato considerato da sempre, fin dalla fase legislativa, un disturbo alla libertà del manovratore, e le proposte che allora furono fatte anche sulla base delle esperienze precedenti (Bolzano fu una delle ultime regioni d’Italia ad introdurre la VIA) per attivare e favorire la partecipazione della cittadinanza furono in realtà respinte dalla maggioranza.

Il Comune da parte sua ha fatto le sue osservazioni e obiezioni, fra il resto ha criticato il modo con cui sono state fatte le valutazioni degli inquinanti e ha dimostrato che una parte degli impianti non sono stati esaminati.

Idiretti interessati, le persone colpite dalla concentrazione di inquinanti, hanno espresso la loro forte contrarietà a questo metodo di eludere l’obbligo degli enti pubblici di rispondere ai quesiti inquietanti sulla situazione e sui rischi esistenti. "Siamo al disastro istituzionale" - ha dichiarato un cittadino. "Si è persa un’occasione per riallacciare i rapporti di convivenza fra acciaierie e cittadinanza" - sono state le parole di Anna Maria Barzanti, presidente del Consiglio di quartiere. "Lo studio - ha concluso - è stata la dichiarazione dello status quo, di una situazione di stallo".

All’ultima riunione erano presenti anche molti sindacalisti, perché preoccupati del crescere fra la popolazione dell’ostilità verso la fabbrica e di alcune dichiarazioni di politici che hanno prospettato la sua chiusura. Uno di loro ha spiegato che lo studio, che avrebbe dovuto portare dati per capire che cosa si può fare per uscire da una situazione insostenibile, "in realtà non ha portato nulla né all’azienda né alla cittadinanza" e che di fatto ciò danneggia gravemente la posizione dell’azienda, che viene "considerata un capro espiatorio di tutti i mali del quartiere".

"Uno dei fatti più preoccupanti - dice il portavoce di un neonato comitato Salute e Lavoro - è che l’Agenzia per l’Ambiente ha rilevato dati molto allarmanti sulle polveri fini (le cosiddette PM10), ma poi li ha confrontati con quelli delle polveri grosse e ciò ha confuso il quadro generale".

Il direttore dell’APPA si è scusato ammettendo l’incompletezza dei dati dell’Agenzia, l’assessore provinciale all’industria ha costituito un tavolo, che soddisfa i sindacati ma lascia perplessi i cittadini, perché si teme che tutto serva a rimandare decisioni che sono urgenti.

La débacle dell’Agenzia per l’Ambiente è chiara. A distanza di troppo tempo non esistono dati affidabili e chiari che diano le dimensioni reali del problema. Prima non potevano essere resi pubblici perché c’era l’inchiesta della Magistratura, ma quanto si deve attendere?

Ma altre domande inquietanti si fanno strada. Che cosa aspetta il Comune a prendere provvedimenti nei settori in cui può farlo, in attesa dell’accertamento di quanto inquinano le acciaierie? Perché non ridurre il traffico, ora che non c’è più ragione che le auto attraversino il quartiere invece di transitare sulla nuova arginale, se non le vecchie abitudini degli automobilisti diretti in genere da Laives a Bolzano?

Nei decenni passati si sorvolava sugli effetti inquinanti delle industrie pesanti. Il ricordo della loro nascita era motivo di differenti valutazioni fra i gruppi linguistici.

Nate negli anni Trenta, parte integrante del progetto di trasformazione di Bolzano in grande città italiana, erano sempre state viste come il fumo negli occhi da parte dei politici di lingua tedesca. Con il tempo, la riduzione drastica degli operai, con il fatto che la composizione etnica dei lavoratori è cambiata profondamente, grazie all’immigrazione, la questione non viene più sollevata. Forse dunque è oggi più facile prendere decisioni e attuare interventi che abbiano a che fare con l’uso delle risorse, e gli aspetti economici e sanitari. Per questo i pasticci della pubblica amministrazione nel gestire questa vicenda assumono i contorni di una questione democratica. Fino a quando la soluzione dei problemi sarà di "aspettare un venticello" che porti via le polveri inquinanti, la situazione rimane scabrosa.

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