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Un ospedale ridimensionato

Due fatti hanno recentemente riportato all’attenzione delle cronache locali l’ospedale S. Giovanni di Mezzolombardo. Ambedue sono il frutto di scelte operate anni or sono. Da qualche settimana il Pronto Soccorso non è più tale: ora è definito Primo Soccorso. Insomma, il Re è nudo. Non si poteva d’altra parte continuare a definire pronto soccorso ciò che pronto soccorso non era più; da qualche tempo erano di fatto cessate le condizioni previste perché tutto funzionasse in modo legale.

Il servizio non chiude, ma il cittadino che vi si rivolge potrà avere solo prestazioni mediche di "primo soccorso". Le risposte più impegnative saranno ritenute "legali" al S. Giovanni solo nello "stato di necessità". Le patologie correnti lievi o gravi dipenderanno sempre più dal S. Chiara di Trento: solo lì le prestazioni saranno "a norma" e specialistiche.

Chiaro che, soprattutto per le persone anziane e più in difficoltà, questo cambiamento comporta trasferimenti in ambulanza e attese piuttosto lunghe anche per casi forse risolvibili in una sede di periferia. Medici e operatori sanitari sanno che questa decisione non è di oggi, che da tempo manca ad esempio l’anestesista, specialista indispensabile in caso di rianimazione o di intervento urgente. Ora, in modo ufficiale è stata decretata la fine di un servizio importante. Quasi contemporaneamente è stato chiuso il reparto di psichiatria, i cui servizi saranno ora erogati da una rete di assistenza sul territorio (in realtà c’era già): i pazienti della Bassa Val di Non, della Rotaliana e della Paganella si riferiranno al Centro di salute mentale di Mezzocorona che sarà aperto tutti i giorni dal lunedì al sabato in orario d’ufficio. Ma la domenica si chiude. Un funzionamento tipo day-hospital che nei programmi dei responsabili non dovrebbe comportare eccessivi problemi per chi si trova a convivere con situazioni di disagio mentale. Non si rassegna e denuncia queste "novità" il dottor Paolo Fedrizzi, medico di base che, nel tentativo di contrastare il ridimensionamento del S. Giovanni si era dimesso da assessore comunale nei primi anni Novanta. Fedrizzi è convinto che i servizi complementari all’ospedale S. Chiara si dovrebbero dislocare nelle periferie organizzandoli in maniera tale da garantire i gruppi di specializzazioni mediche che permettono di tenere aperto il Pronto soccorso.

Sulle "novità", forze politiche ed amministratori locali, per ora, non hanno aperto bocca.

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