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Inceneritore: lettera aperta all’assessore Stefano Fattor (Comune di Bolzano)

...e per conoscenza all’assessore Berasi (P.A.T.).

Umberto Ducati

L’autore di questa lettera, ordinario di Chimica-Fisica Applicata al Politecnico di Milano, ci ha pregato di pubblicarla dopo averla inviata all’Alto Adige di Bolzano senza alcun esito.

Caro assessore che mi sta in cagnesco perché metto le "griglie" alla berlina, sperando che la sua indignazione sia sbollita, mi permetto di sottoporle alcune considerazioni sugli inceneritori. Per cominciare, tutti possono rendersi conto che le scorie, residuo di combustione di un inceneritore che opera ad altissime temperature in atmosfera ossidante, si trascinano i prodotti di ossidazione di tutti, o quasi, i metalli pesanti generando uno scarto abbondante e tossico. Questa considerazione non si applica alla pirolisi, che opera a temperature molto inferiori e in ambiente non ossidante.

Anche più importante è il vantaggio ambientale relativo agli affluenti aeriformi: vedremo in seguito la questione dei microinquinanti, ma già da ora è opportuno sottolineare che l’emissione di gas serra risulta, con la pirolisi, significativamente mitigata in quanto un’importante frazione del carbonio, che se bruciata genera anidride carbonica, rimane sequestrata nel residuo carbonioso del processo e non contribuisce quindi al riscaldamento del pianeta.

I fiancheggiatori della lobby degli inceneritori, tacendo su questi importanti aspetti che penalizzano l’inceneritore, hanno però sempre enfatizzato (ne sento parlare da 10-15 anni) tre altri argomenti principali contro la pirolisi;

1. Il contenuto di cloruri (cioè dei "nonni" delle diossine e degli altri microinquinanti clorurati) può essere variabile negli RSU e quindi di difficile controllo nel processo di pirolisi. 2. Apoditticamente, la pirolisi è da ritenere adatta a trattare solo materiali omogenei. 3. Non esistono esempi di realizzazione industriale di impianti funzionanti di pirolisi di RSU, pertanto sono incogniti sia i costi impiantistici, sia i costi di gestione.

Queste sono tre bufale, travestite da versetti di Corano. Cominciamo dal primo argomento: i cloruri. La pirolisi è l’unica tecnica di smaltimento di RSU che consente l’abbattimento delle componenti acide (alogeni e zolfo) direttamente nel forno di trattamento con efficienze altissime e a costi ridicoli. Ciò significa che la linea di trattamento fumi è incomparabilmente più semplice di quella di qualsiasi inceneritore; che il camino può avere un’altezza di 20-30 metri; che la sicurezza dell’impianto è eccezionale in quanto non c’è praticamente niente da depurare, nessuna apparecchiatura che si possa guastare, nessun catalizzatore che si possa avvelenare.

Il secondo problema sbandierato, quello della necessità di avere materiali omogenei, è l’argomento più buffo. Esso non ha nessuna base scientifica; ma se ci fosse un argomento, uno solo, caro assessore, la pregherei di illustrarlo pubblicamente; dal punto di vista empirico ho potuto verificare che è vero il contrario. A questa identica conclusione è giunto chi opera e gestisce impianti di pirolisi di RSU da diversi anni. Epperò anche un mio grande amico, che è stato per anni responsabile di una grande impresa pubblica che opera nel settore gestendo inceneritori, mi ha fatto la stessa osservazione. Alla mia domanda: "Ma chi te l’ha detto?", ha risposto "Lo dicono tutti; ad esempio il Pigi". Ho così cercato di risalire alla fonte del pettegolezzo ed ho scoperto, ma non potrei mettere la mano sul fuoco, che il padre di questa maldicenza è probabilmente un famoso paragnosta che abita in un condominio ricco di pianerottoli molto accoglienti.

La non esistenza di esempi realizzativi funzionanti di impianti di pirolisi RSU (terzo argomento contro la pirolisi) non è che una conclusione derivante dalla disinformazione delle persone non avvertite o dalla pratica della "disinformatzia" operata dalle mosche cocchiere della lobby degli inceneritori.

Ho alcuni indizi, caro assessore, che il suo consulente megagalattico sia, più semplicemente, uno svizzero. In Italia, si affida alla Fiat lo smaltimento delle immondizie di Napoli (i risultati sono sotto gli occhi di tutti); gli svizzeri devono sostenere la loro ABB.

Appena pochi giorni fa ho visitato, in Baviera, un impianto di pirolisi di RSU da 30-40.000 ton/anno, in funzione da oltre 15 anni: un gioiello, nonostante l’età. Niente puzze, niente polveri, niente fumi. È anche utilizzato per trattare quegli RSA che non sono adatti agli inceneritori a griglia, in quanto a potere calorico troppo elevato (non c’è problema di eterogeneità, con la pirolisi). Ho in animo di recarmi a visitare un impianto di pirolisi di RSU da 100.000 ton/anno, nelle vicinanze di Dortmund. Si tratta di una realizzazione più recente e quindi sono curioso di verificare lo stato dell’arte.

A proposito, non si era lei offerto di pagare il viaggio? Purché questa spesa non sia a carico dei cittadini, accetto entusiasticamente l’offerta. Le propongo io, ora, una scommessa: costi di impianto e costi di trattamento inferiori al 70% di quelli previsti da lei con l’inceneritore. Posta: una bella cena.