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QT n. 15, 13 settembre 2003 Servizi

Lo scandalo (inventato) del Corano a scuola

Una proposta ragionevole: i soliti (Lega e AN) l’hanno stravolta per poterla attaccare. Ce ne parla il presidente della Comunità Islamica.

Alleanza Nazionale ha preannunciato un incontro pubblico sul tema. La Lega, dopo le scontate reazioni di Erminio Boso, ha organizzato l’ennesima raccolta di firme di protesta. Telepadania, riprendendo la notizia nel suo tg di martedì 2 settembre, ha dato l’ennesima prova di giornalismo disinvolto, prima mettendo Trento in Alto Adige, e poi attribuendo all’insegnamento del Corano ogni sorta di nefandezze, dall’obbligo del velo all’infibulazione. E anche il quotidiano del partito ne ha parlato ("Trento, i DS vogliono il Corano a scuola") confondendo i DS con la Comunità Islamica: del resto, in certo immaginario, extracomunitari e "comunisti" sono due facce di una stessa, perversa, medaglia.

Da dove trae origine tanta indignazione?

Aboulkheir Breigheche.

"Più che una proposta - spiega il dott. Aboulkheir Breigheche, presidente della Comunità Islamica del Trentino Alto Adige - la mia è stata la constatazione di un problema che esiste a livello nazionale. Grazie soprattutto all’opera dei mediatori culturali, i nostri ragazzi vengono aiutati sul piano strettamente scolastico, ad esempio nelle difficoltà che possono avere con la lingua italiana; rimane però scoperto il problema dei loro rapporti con la lingua, la cultura, la religione dei loro paesi d’origine: un aspetto fondamentale se si vuole evitare che questi giovani perdano ogni contatto con le loro radici, magari assorbendo della civiltà occidentale solo gli aspetti più superficiali e deteriori".

In effetti, a parte ogni questione di principio, l’aspetto contraddittorio di certe posizioni intolleranti è che da un lato si contrasta ogni misura volta a favorire la convivenza (fino all’indecenza di opporsi al cimitero islamico), dall’altro si sottolinea ossessivamente la presenza della criminalità extracomunitaria, certamente favorita dalla perdita di identità e dallo sradicamento culturale.

Le famiglie, o la vostra associazione non sono in grado di assolvere questo compito?

"Le famiglie difficilmente hanno il tempo, o gli strumenti culturali, per provvedere. Quanto a noi, facciamo il possibile. Da oltre 10 anni, a Trento e a Rovereto, teniamo degli incontri coi ragazzi, al sabato e alla domenica. Ma in periferia, nelle valli, non possiamo arrivare. Da qui l’idea che, durante l’ora alternativa all’insegnamento religioso, si potrebbero organizzare dei corsi che facciano conoscere meglio ai nostri giovani tutti gli aspetti della cultura dei paesi d’origine. Non è un discorso puramente religioso, tanto meno qualcosa che si voglia imporre a tutti gli studenti. Tempo fa ho chiesto a mio nipote cosa facesse durante l’ora alternativa. "Giro per i corridoi" – mi ha risposto. Non si potrebbe fare qualcosa di meglio?"

Questa richiesta, insomma, non ha nulla a che vedere con la stipula di un accordo fra lo Stato italiano e una rappresentanza islamica...

"No, per quell’accordo esistono ancora delle difficoltà, che però sarebbe ora di superare. La situazione mi sembra ormai matura: con circa un milione di seguaci, l’Islam è la prima minoranza religiosa in Italia, e di quel milione di persone, almeno 50.000 sono cittadini italiani, che però non godono degli stessi diritti dei loro connazionali cattolici.

Ma, ripeto, quello di cui si sta parlando adesso è tutt’altra cosa, e molto più semplice, più informale: una richiesta alle scuole affinché si attivino per organizzare meglio delle ore che oggi, a volte, vengono sprecate e che invece sarebbero preziose nell’obiettivo di una migliore integrazione e convivenza. Del resto, singole esperienze di questo genere sono già state condotte, anche in Trentino.

Giorni fa facevamo questa riflessione: delle tante persone che hanno frequentato i nostri centri, possiamo dire che nessuno è diventato un delinquente. Per questo vorremmo riuscire a entrare in contatto con tanti altri giovani che oggi non possiamo raggiungere. Sentiamo come un dovere il fatto di contribuire alla formazione dei nostri giovani. Non chiediamo la luna..."

Che impressione vi hanno fatto le reazioni suscitate da questa proposta?

"Tutto sommato possiamo dirci soddisfatti: per lo meno abbiamo aperto una discussione".