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QT n. 15, 13 settembre 2003 Servizi

Carlo Andreotti: “Deve valere il principio di reciprocità”

La Casa delle Libertà e i diritti degli islamici.

La Lega Nord, appresa la proposta di un - timido - inserimento dell’insegnamento della religione islamica nella scuola, si è messa a gridare allo scandalo, al pericolo, al sovvertimento dei valori e della civiltà... I personaggi li conosciamo: come abbiamo già avuto modo di scrivere, sono dei professionisti dell’odio, giocano sulle paure, attizzano i rancori nella popolazione per i propri miseri tornaconti politici.

Di loro non parliamo.

Carlo Andreotti, candidato presidente per la Casa delle Libertà.

Il punto è che i leghisti sono parte, politicamente non trascurabile, della cosiddetta Casa delle Libertà; all’interno della quale Alleanza Nazionale, come già fece sulla questione della sepoltura per gli islamici, su questi temi segue a ruota la Lega. E la Casa delle Libertà è elemento fondante dell’aggregazione che sostiene Carlo Andreotti, l’unico vero antagonista del presidente uscente Dellai alle imminenti elezioni provinciali.

Abbiamo quindi voluto verificare la posizione di Andreotti su questo punto. Convinti che gli esponenti politici di spicco abbiano una particolare responsabilità.

Sia che parliamo di religione che di infrastrutture, ritengo non si debbano affrontare singoli spezzoni di problema, bensì fare discorsi di sistema - ci risponde Andreotti, che attualmente è pure presidente della Regione - Noi autonomisti abbiamo lottato per 50 anni per avere l’insegnamento della religione cattolica..."

Veramente 50 anni fa l’insegnamento della religione c’era, ed era obbligatorio.

"Calma. Nell’87 si volle passare da due ore settimanali ad una, e riservata ai soli studenti che ne facessero opzione. Questa normativa era valida per tutta Italia, tranne che per le regioni di confine. E noi ci battemmo perché, come accadde per Bolzano, anche per il Trentino non fosse applicata. Scendemmo in piazza, ma quella battaglia la perdemmo, ed era una battaglia di rivendicazione di cultura, di appartenenza".

Questo per i cattolici. Ma per gli islamici? Voi siete contro l’insegnamento del Corano?

"Diciamo che non è ancora stata trovata una risposta organica a cosa fa nell’ora di religione chi, legittimamente, decide di non avvalersene. Gli islamici dicono che vogliono l’insegnamento dell’Islam, ma poi ci sono gli Ebrei, i Buddisti, gli atei..."

E allora? Voi siete contro questa possibilità?

"Noi diciamo che occorre una disciplina per chi non si avvale".

Volete due discipline, una per i cattolici e una per i non cattolici?

"L’ora per i cattolici è disciplinata da patti e leggi. Per le altre ore c’è un problema di organizzazione: gli studenti islamici saranno l’1-2%; dovranno organizzarsi..."

Certo. E’ quello che chiedono.

"Nell’era della globalizzazione io sono il primo ad abbracciare concetti come multiculturalità e multietnicità. Ma se devo confrontarmi con la cultura degli altri, voglio che anche loro si confrontino con la mia".

Vale a dire?

"Deve valere il principio di reciprocità".

Insomma, noi concediamo la libertà di culto solo a chi la concede a sua volta. Solo se Arabia Saudita e Iran fanno altrettanto. Ma la libertà, per noi è un valore o cosa?

"Io dico che di fronte ad un affievolirsi della cultura occidentale, assistiamo ad un affermarsi della cultura islamica. Ne faccio un problema di affermazione della nostra cultura e dei nostri valori".

Ma quali sono i nostri valori: quelli dell’Inquisizione o le libertà della Rivoluzione francese?

"Nessuno dei due: la rivoluzione francese portò a Napoleone, che non fu un paladino delle libertà. Io sono perché un cattolico trentino possa professare la sua fede..."

E un trentino islamico? Ha gli stessi diritti?

"Sì, ma non deve farsene carico l’ente pubblico".

L’ente pubblico deve farsi carico del trentino cattolico ma non del trentino islamico?

"Il fatto è che non si può prevedere un’organizzazione per un 2% di allievi".

Sinceramente, le questioni organizzative mi sembrano un paravento...

"Io pretendo solo che gli islamici rispettino noi come noi li rispettiamo. Ci sono tanti islamici che sono tolleranti. Ma la nostra storia è diversa. Ed è innegabile che loro non abbiano una storia di tolleranza".

A dire il vero, se prescindiamo dagli ultimi secoli (con l’illuminismo, la rivoluzione francese, la democrazia, tutte cose che la Chiesa avversò) l’occidente e la cosiddetta cristianità hanno ben poco da insegnare all’Islam in tema di tolleranza: pensiamo alle Crociate, all’Inquisizione, alle persecuzioni degli ebrei. Non capisco la sua posizione a quali fra i diversi valori dell’occidente faccia riferimento.

"E’ evidente che abbiamo impostazioni diverse. Comunque tengo a sottolineare che ho ottimi rapporti personali con gli immigrati. Al punto che ci saranno dei marocchini che faranno campagna elettorale per me".