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La rinascita del teatro a Bolzano

Gli spettatori possono essere soddisfatti; qualche difficoltà, invece, per chi il teatro vuole farlo.

Dieci anni sono molti. Ma sembra ieri quando, nel vecchio edificio della ex-GIL femminile di Bolzano, in via Trieste, il Freies Theater allestiva "Cabaret" e abbelliva il cortile esterno, abbandonato all’incuria e al degrado da decenni, per potervi organizzare il dopo-teatro. Una dimostrazione di amore per la città e un segno di intelligenza verso il bisogno di nuovo del pubblico. Anche l’apertura del Carambolage, ricavato da un vecchio magazzino e cantina di via Argentieri, e del Theater am Hof, dedicato soprattutto, ma non solo ai bambini, si inserivano in una rinascita del centro storico e della città capoluogo come centro di cultura e di incontro, ormai al di là del conflitto etnico, e finalmente sensibile all’esigenza dei giovani e dei meno giovani di avere spazi di socializzazione colta.

La mancanza, dal dopoguerra, di un teatro degno di questo nome, mal sostituito dal piccolo teatro di Galleria Telser a Gries, costruito come cinema, o dalla Haus der Kultur, costruita come sala congressi, ha segnato per cinquant’anni la condizione del teatro a Bolzano. Ad essa ha corrisposto la scarsità di luoghi in cui crescere e far crescere nuove generazioni di attori e operatori teatrali. L’arrivo del Freies Theater nel pianterreno dell’ex-GIL è avvenuto in un momento, che segna l’inizio di una svolta. La costruzione del nuovo teatro comunale, la nascita delle VBB, il moltiplicarsi dell’offerta teatrale, anche in luoghi non deputati, la novità per Bolzano dell’opera lirica, assente dal 1944, quando il teatro Verdi fu distrutto da un bombardamento, hanno fatto crescere e entusiasmare il pubblico. Tuttavia, a questo sviluppo positivo, che farà un ulteriore passo avanti con il recupero del teatro Cristallo, famoso per la sua ottima acustica, non corrisponde una situazione altrettanto favorevole per chi il teatro lo fa. L’odierna sede dell’Accademia Europea ha sfrattato il Freies Theater, che è rimasto senza quella "casa" che si era ricavato con fantasia e tanto lavoro, in una città che non è accogliente con chi il teatro lo vuole fare e non solo vedere.

Il regista Reinhard Auer.

Eppure il Freies Theater, costretto a elemosinare luoghi per le prove e per le messe in scena, ha saputo, miracolosamente, allestire grandi testi, in modo originale, ma sempre rigoroso. Grande cultura e grande bravura caratterizzano i due principali protagonisti, il regista Reinhard Auer e Gabriele Langes, la primattrice (qualche volta primattore), i cui meriti vengono riconosciuti all’estero, dove hanno ottenuto numerosi premi, ma, nella migliore tradizione del "nessuno è profeta in patria", a Bolzano e provincia faticano a trovare sostegni economici e palcoscenici accessibili.

Dal canto loro le Vereinigte Bühnen Bozen, teatro professionale ospite privilegiato del Nuovo Teatro Comunale, hanno rapidamente migliorato la loro qualità, producendo molti spettacoli, con testi moderni e classici.

E’ di questi giorni il debutto di una bellissima messa in scena di "Re Lear", con un regista berlinese e attori in parte tedeschi e austriaci e in parte locali. La strategia della prima ora, basata sull’importazione a carissimo prezzo di direttori dall’estero austriaco o tedesco, aveva dato pessimi frutti. La gestione attuale è affidata a persone molto amanti del teatro, dal presidente a tutto lo staff, che si impegnano personalmente in modo appassionato.

Le VBB hanno dovuto sostenere la concorrenza della stagione tradizionale del Kulturinstitut, che per molti decenni era anche l’unica, ed è basata su spettacoli di importazione. Cresce così un teatro in lingua alta, osteggiato per molto tempo da parte dell’establishment della cultura sudtirolese, con alla testa l’assessore alla cultura, i quali sostenevano esclusivamente il teatro amatoriale in dialetto, considerato utile alla politica di conservazione della cultura tradizionale.

Rimane soggetta ad alti e bassi la stagione dello Stabile, storico punto di riferimento, un po’ appannato da una certa mancanza di inventiva, ma col grande merito di garantire la continuità di un teatro di qualità e il mantenimento di un livello professionale, in tempi in cui talvolta il teatro va in crisi.