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Gli anni del Pacchetto

In un libro-intervista, l’impegno civile di Alcide Berloffa.

E’ uscito quest’estate un libro che riguarda la storia recente del Sudtirolo, che vale la pena di leggere. Si tratta di un’ intervista ad Alcide Berloffa, realizzata da Giuseppe Ferrandi, nella forma di una chiacchierata, ma, come è tipico del personaggio, molto precisa e attenta sia alle notizie che al linguaggio.

Alcide Berloffa.

Berloffa ha avuto un ruolo di primo piano nella realizzazione del Pacchetto, sia come politico, avendola seguita dall’interno della Democrazia Cristiana fin dal dopoguerra, che come addetto ai lavori, avendo ricoperto diversi ruoli istituzionali. Oltre che un protagonista è stato un testimone unico per molteplicità di funzioni e relazioni.

Era molto tempo che si aspettava che rompesse il silenzio e la riservatezza, che ha ritenuto necessarie finché la questione sudtirolese non si è chiusa definitivamente. La forma di colloquio gli è particolarmente congeniale, perché il suo impegno a favore della soluzione negoziata del conflitto sudtirolese difficilmente potrebbe essere spiegata fino in fondo dai soli avvenimenti. Credo l’abbia scelta anche per rendere il testo più accessibile.

Infatti è un libro di facile lettura, tuttavia importante, perché apre una finestra su una storia che finora abbiamo visto raccontata prevalentemente come una lotta di popolo contro uno stato, piuttosto ignorante della molteplicità dei soggetti coinvolti e in genere disattenta al fondamentale aspetto del negoziato fra le parti, e della ricerca del consenso, che in definitiva è la caratteristica essenziale della soluzione della questione sudtirolese.

La sua vita ed esperienza gettano una luce significativa su molti momenti difficili o buoni della vicenda che ha portato alla realtà dell’autonomia odierna. Dal racconto delle frequentazioni trans-etniche della gioventù, emergono le radici e le ragioni di un impegno tenace, perché convinto, illuminato dalla ricerca della pace ad ogni costo, attraverso il compromesso, l’individuazione di vie originali, il riconoscimento dell’autorevolezza degli interlocutori, per quanto ostici.

E’ la voglia di pace che fa luce sulla capacità di superare delusioni e ostinazioni e sulla rinnovata disponibilità a riprendere sempre i fili del lavoro da dove è possibile. L’alternarsi di governanti in Italia, il mancato rispetto degli impegni presi, gli equivoci fra parti che non nutrivano stima reciproca, l’ostilità ad una soluzione basata sull’autonomia e la richiesta di autodeterminazione, il terrorismo, le speranze e le delusioni, l’interminabile fase dell’attuazione dell’accordo: questi gli avvenimenti attraverso i quali chi racconta passa come in un susseguirsi di colpi di scena, ma con una ammirevole serenità.

Ciò che colpisce di più, e costituisce una chiave di lettura e di comprensione, è il profondo interesse umano, personale, che Berloffa prova e coltiva verso le persone che incontra. Incontri e relazioni autentiche, vivificate da una profonda simpatia umana, creano un tessuto che si intreccia, quasi senza strappi, alle difficili e anche amare vicende della ricerca di una soluzione negoziata.

Nel libro si trovano tanti episodi, in cui si racconta del lento maturare delle decisioni che poi diventeranno "storiche", del travaglio personale dei protagonisti, racconti di notti insonni nel treno Roma-Bolzano, di cene interrotte, di incontri internazionali resi possibili dalla villeggiatura.

Forse sta in questa capacità di mettersi al posto degli altri, di ascoltarne e di capirne le ragioni, il segreto della forza interiore che gli ha permesso di andare avanti comunque, di esserci sempre, e ora di non avere parole dure per nessuno, anzi di trovare in quasi ognuno qualcosa di buono. Con l’eccezione costituita dal pesante silenzio verso Alexander Langer e il movimento interetnico, sorto in opposizione all’ultima lunga fase di attuazione del pacchetto e agli sviluppi separatisti che la caratterizzavano.

Immerso nello sforzo di arrivare comunque a una conclusione, isolato nel suo partito, non sopportava questi giovani che volevano vivere insieme e non volevano passare la vita a contrattare ogni virgola? Lo metteva in imbarazzo il loro sentire come una violenza personale il fatto di doversi contare e separare? Alcuni hanno giudicato severamente alcune sue scelte, ritenute rinunciatarie nei confronti di una SVP molto aggressiva ed efficace nel portare avanti un’interpretazione separatista del pacchetto, e il fatto di perseguirle senza coinvolgere il suo popolo; altri, che si dichiarano vincitori, l’hanno considerato una figura secondaria, solo secondariamente meritevole di ottenere i riconoscimenti che vengono attribuiti ai Magnago, Riz, Benedikter (quest’ultimo è stato a sua volta messo in disparte, nei festival delle rievocazioni, per meschine ragioni di potere).

Nel libro si difende richiamando "l’esperienza assolutamente negativa fatta con l’applicazione dello Statuto del 1948" e con la necessità di evitare incertezze, contrasti interpretativi e conflitti di competenza. "Per evitarli - scrive - occorre essere precisi e tempestivi nell’aggiungere alle indicazioni generiche dello Statuto le norme integrative di dettaglio al fine di definire (…) l’effettiva area del possibile intervento degli enti autonomi".

La storia, e la capacità di chi governa e di chi vive in Sudtirolo, di trasformare questo successo temporaneo in un risultato di lungo termine, nei suoi aspetti essenziali, e di saperlo adattare alle esigenze dei tempi e soprattutto delle persone, decideranno ragioni ed errori.

Da questo libro emerge tuttavia un modo esemplare e piuttosto straordinario di intendere e di fare politica, di questi tempi tanto raro, consistente in un impegno civile, silenzioso, non a termine, a favore del bene comune, nella capacità di compromesso, nella pazienza di sopportare attacchi anche ingiusti, soprattutto della propria parte, e nella capacità, in mezzo a tutto questo, di mantenersi profondamente umano e sereno.

Alla fine dell’introduzione al libro Berloffa scrive: "Se le mie risposte aiutassero, in qualche misura, a convincere che questa nostra terra ha un continuo bisogno di intelligenza, serietà e di cuore da parte di tutti coloro che ci vivono, mi riterrei soddisfatto". Lui ha fatto la sua parte.