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Bacchettare gli espropriatori? Andiamoci piano…

Oggi gli ultimi due servizi del notiziario di Radio Capital (che stavo ascoltando sull’autoradio andando al lavoro) erano:

1) l’aumento del 200% a Milano dei protesti per la mancata riscossione di rate da parte di commercianti. Sempre più gente, cioè, negli ultimi anni compra beni, anche minimi, a rate, ma poi non riesce a pagarli e i venditori li protestano.

Il fatto è che le banche che promettono interessi zero, in realtà stando attenti ai cosiddetti Tag, risultano richiedere legalmente fino al 20 % di interessi. E la gente, impoverita, non riesce più a stare dietro a queste scadenze. Da qui, oltre alla sempre più diffusa abitudine di comprare qualsiasi cosa a rate, l’aumento dei protesti.

2) Il ministro dell’interno Pisanu, in una riunione di gabinetto, ha varato la linea dura contro gli espropri e gli assalti ai supermercati con l’arresto e l’ammanettamento immediato degli estorsori.

La cosa mi ha colpito perché appare evidente la contraddizione tra la legittima, continua, organizzata, truffaldina estorsione delle istituzioni creditizie, e la criminalizzazione del comportamento provocatorio e significativo di una parte di cittadini.

Questa è la realtà che viviamo e che sempre più si sta definendo. Quella di un accentramento di potere politico, economico, mediatico nelle mani dei potenti e metodica denuncia di chi si ribella ed oppone a questo processo.

L’ultimo numero di Questotrentino propone un editoriale di Renato Ballardini (Bush, malgrado tutto) su un Bush legittimato elettoralmente a proseguire sulle strade funeste della sua politica. Continuando, si legge (La costosa farsa dei due aeroporti) del Presidente della Provincia di Bolzano che impiega soldi pubblici per sovvenzionare compagnie aeronautiche private al fine di garantire un servizio al quale solo pochi benestanti sono interessati. Ancora, dello spadroneggiare dell’ex DC in Trentino con antiche pratiche dorotee (La Margherita, fra il dire e il fare). Poi dei cinismi telemediatici (Giuliano Ferrara, la legge e la morale) di un fazioso e immorale come Giuliano Ferrara.

Adesso io non so. Cioè, non so bene se leggo troppi giornali, guardo troppa TV, dove vedo troppe presenze dei Ferrara, Vespa, Feltri, e di quell’altro, l’attuale direttore del Giornale. E l’altro ancora, Donnino mi pare che si chiami, che presenta una striscia dopo il TG1, "Batti e ribatti", in cui non si ribatte niente perché sono solo una serie di domande telefonate alle quali gli intervistati rispondono con tutto l’agio di chi si è preventivamente preparato, senza il timore di nessuna contestazione (nessun ribatti); da qui anche l’equivoco e truffaldino titolo che suggerisce un dibattito che non c’è affatto.

Ecco, non so se sono stritolato e angosciato solo io dalle sperequazioni retributive, dalle ingiustizie politico-economiche locali, nazionali, mondiali, dai tagli nei servizi e dagli sprechi autoretributivi degli apparati pubblici (vedi i nostri assessori, ma anche il servizio delle "Iene" sugli aumenti e le promozioni dei dirigenti dell’amministrazione della Regione Lazio, ad opera del ricandidato Storace).

Insomma, sono solo io disgustato da questa quantità massiccia e continua di elementi che producono una realtà ed un orizzonte sempre più sperequato e diverso da quello che personalmente desidererei, ma mi parrebbe pure in linea con quella che era la Costituzione della Repubblica Italiana, tanto per darsi una connotazione se non politica almeno etica?

Per questo sono rimasto colpito davanti alla replica della redazione all’intervento (La "spesa proletaria") della Rete del precariato sociale che rivendicava la pratica di "riappropriarsi allegramente (sic!) di quanto gli è sottratto ogni giorno".

Mi rendo conto che la tentazione di bacchettare la terrificante prosa retorica ("dannunziana"; vetero politichese - direi io) era troppo forte. Ma forse sarebbe stato meglio sospendere i giudizi ed evitare di prendere troppe distanze per porsi piuttosto a capire ed indagare, come giornale, quanto è veramente diffuso il disagio delle classi medio-basse e diffuso il desiderio di ribellione all’attacco quotidiano del mega apparato economico politico in atto.

E’ vero, ci sono i rischi del passato indicati in riferimento alle esperienze degli espropri proletari, come la strumentalizzazione dei media degli episodi per occultare le realtà dell’impoverimento generale, quanto per motivare leggi più restrittive per tutti.

Ma vale la pena di fare ancora tanto i legalisti quando banche, governi, commercianti ci fottono continuamente alla grande?

L’altro giorno ho pagato una bottiglietta di acqua minerale al bar della stazione di Torino 1.50 euro. Tremila lire per 50 cl d’acqua. Non sto ancora pensando di uscire dai locali senza passare dalle casse, ma non mi sento proprio di condannare chi già lo fa. E non venitemi poi a dire che sono comportamenti come questi che poi producono le controreazioni dei sistemi governativi e di polizia, perché è esattamente il contrario. Qui si tratta solo di difendersi per quel minimo che è possibile.


P.S. Mi risulta che il signor Tanzi se ne sta comodo a casa sua, mentre magari c’è gente che dopo avergli prestato i soldi con la complicità delle banche ora non ne ha per pagarsi il riscaldamento. Così, tanto per dirne una.

E gli interessi passivi calcolati e prelevati criminalmente dalle banche sui conti correnti dei cittadini ogni volta che avevano la disavventura di trovarsi in debito?

La vogliamo fare una bella inchiesta su questa storia (quanto ci hanno rubato e quanto ci ha rimesso un correntista qualunque come me?), tanto per gradire? O avete paura di fomentare un assalto all’Unicredito? E se succedesse, vi sentireste dispiaciuti? Condannereste gli autori o pensereste che nell’impossibilità di riavere i propri soldi rubati dalle istituzioni un po’ di ragione ad incazzarsi ce l’avrebbero? Ah, giusto, ci sono le vie legali, sì, certo. Fra tre anni, se va bene, vedremo cosa recuperano gli azionisti Parmalat, poi ne riparliamo. Sì, addio.

Tanti saluti

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