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La prima volta della SVP

Si affaccia l’idea di un partito non più solo etnico, ma con un suo programma...

Inguaribile ottimista, chi pensa che dalla situazione di completo caos che caratterizza la campagna elettorale comunale del capoluogo sudtirolese possa scaturire qualcosa di nuovo per la politica locale?

Chi torna dalle vacanze si vede venire incontro dalla città enormi manifesti con i faccioni dei due segretari di AN e FI, consiglieri provinciali, che chiedono già il voto del 6 novembre per il candidato sindaco della loro coalizione.

"Speriamo che rimanga per sempre la commissaria!" - si sente invocare da parte della gente normale, stremata da un’estate di notizie che alternano le aggressioni verbali della destra contro gli immigrati e le incredibili gaffe di un ministro della Repubblica verso l’autonomia, alla pantomima dei partiti di sinistra che si riuniscono discutendo di tutto fuorché delle ragioni della sconfitta di maggio e del modo per porvi rimedio e ripetono l’incredibile spiegazione della sinistra che vince mentre il sindaco perde. Il nuovo candidato sindaco è stato scelto in tutta fretta in modo da avere tutto il tempo di criticarlo e di umiliarlo davanti a coloro che dovrebbero votarlo.

Nelle segrete stanze dei partiti si fa un programma in cui si inserisce ogni desiderio dei partecipanti, lasciando alle lotte successive alla vittoria – di cui i partecipanti sono certi - la decisione se fare il mega-inceneritore o la raccolta separata dei rifiuti, un nuovo tunnel intorno alla città o la riduzione del traffico, proseguire la cementificazione in atto o difendere la qualità della vita nei quartieri meno privilegiati, se investire in opere inutili come il raddoppio dell’arginale tutto il bilancio o sviluppare i servizi per anziani e bambini come chiede la gente.

Eppure in tanto squallore, c’è una novità, che viene dalla Südtiroler Volkspartei. La quale, per la prima volta, non si appresta solo a governare con alcuni partiti italiani, ma si candida nella stessa coalizione. E non basta a sminuire l’avvenimento il fatto che i suoi esponenti dichiarino sprezzantemente di firmare "pro forma" il programma del candidato sindaco e di averne uno proprio "di quattro pagine", il solo che si impegneranno a realizzare, si capisce. Per la prima volta la scelta di campo avviene dal basso. Non conta neppure che in occasione delle elezioni politiche si sia fatta la "desistenza", perché di fatto quell’accordo ha fatto guadagnare un deputato al partito etnico.

Il carattere esclusivamente etnico del partito di raccolta è stato messo in discussione. Ai propri elettori il partito chiede di votare per una parte politica e non semplicemente in base all’appartenenza al gruppo linguistico. Che la scelta vada al di là delle intenzioni di chi l’ha fatta, lo dimostra il rifiuto di candidarsi di esponenti di primo piano della destra del partito.

La destra italiana, sorpresa, risponde impegnandosi a favorire la nascita di un’alternativa, la SVB, Südtiroler Volksbewegung, movimento popolare sudtirolese, che cambia solo una parola della SVP, che è un "Partei", un partito. E’ una proposta al momento debole per la scarsità dei candidati a disposizione, anche perché le incursioni degli esponenti del governo di destra, da Berlusconi fino al ministro Miccichè, lasciano esterrefatta la cittadinanza, e naturalmente non è detto che il processo sia univoco e semplice. Ma forse comincia qui la normalizzazione del panorama politico sudtirolese, l’inizio di una vera democrazia parlamentare, di cui le istituzioni attuali costituiscono solo una sbiadita parvenza, e comincia forse un tempo in cui anche i sudtirolesi avranno diritto di scegliere fra opzioni politico-sociali diverse.

Tutto il resto passa in secondo piano in questa strana tornata elettorale che appassiona solo gli assessori perdenti posto e i nuovi aspiranti. C’è una lista che si chiama "Il partito per tutti", che chiede a nome dei giovani e dei nottambuli più libertà di movimento e orari più lunghi dei locali notturni, e una lista alternativa, "Nautilus", che accanto ad alcuni ben intenzionati a smascherare da sinistra la degenerazione dei partiti di sinistra, vede alla sua testa vecchi esponenti politici che sembrano solo mettersi in mostra e fare difficoltà al nuovo candidato sindaco. Ci sono anche i radicali che vorrebbero portare avanti il loro discorso sui diritti, ma non hanno soldi. Enrosadira, la lista soprattutto di donne,ha partecipato alla stesura del programma di centrosinistra riuscendo a far inserire le poche novità presenti, dalla critica all’inceneritore e alla speculazione edilizia, all’introduzione delle quote di genere, e poi ha rinunciato a presentarsi per mancanza di soldi e per le incertezze sulle priorità dell’attuazione del programma.

Gli imprenditori del cemento si preparano come la volta precedente a sostenere i loro uomini di fiducia a colpi di euro, mentre i soggetti sociali più bisognosi di sostegno, anziani e famiglie con bambini in primo luogo, non hanno più voce o almeno non la sprecano più per attirare un’attenzione dei politici che sanno che non avranno.

I partiti, carichi di quattrini e controllori esclusivi delle redazioni dei giornali maggiori e delle Tv, si tengono stretto il loro potere e fanno muro contro innovazioni di carattere programmatico e personale. A Bolzano il rapporto fra cittadine/cittadini e chi fa politica sembra del tutto interrotto.