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Davanti alla Tv, manipolati e contenti

Giulietto Chiesa, giornalista e parlamentare europeo, parla dei guasti di questa televisione. Da L’altrapagina, mensile di Città di Castello.

Achille Rossi

Lucido e incisivo come al solito, Giulietto Chiesa, giornalista ed europarlamentare, spiega ad un pubblico numeroso e attento che stiamo vivendo una crisi della democrazia senza precedenti nella storia degli ultimi 200 anni. Il segno più convincente è che l’imperatore in persona ci comunica che dobbiamo esportarla in tutto il mondo, senza rendersi conto che è un prodotto storico legato a una determinata cultura e società, che ha impiegato secoli per costituirsi e che non si può trapiantare impunemente da un luogo all’altro. A meno che non si trasformi l’idea di democrazia in una caricatura e la si riduca al momento delle elezioni, come se consistesse nell’andare a votare e depositare la scheda nell’urna.

Giulietto Chiesa mette in ridicolo la finzione democratica che consiste nel far votare ogni tanto le popolazioni assoggettate con la violenza: "Ero l’unico straniero in Iraq ad assistere alle elezioni a Nassarya e ho visto come si sono svolte: ogni seggio elettorale era presidiato da una squadra armata di 30-40 persone con le mitragliatrici sopra le case: i seggi hanno funzionato dalle 7 alle 12, poi praticamente sono diventati deserti; la scheda elettorale consisteva in due grossi fogli con una serie di nomi, corrispondenti a 101 partiti, impossibili da leggere tanto erano scritti piccoli. Per colmo d’ironia il 70% della popolazione irachena ancora è analfabeta".
Insomma, una farsa.

Ma l’attenzione del giornalista ligure è concentrata tutta sulla televisione, che ha radicalmente modificato la politica facendola scadere a discussione su fatti personali e trasformando le notizie in soft news o in gossip. E cita l’espressione di un personaggio di un romanzo di Gore Vidal: "Abbiamo finito di discutere, è entrata la televisione. Dio salvi i brutti!".

Giulietto Chiesa

Nelle nostre campagne elettorali prevalgono le facce, non c’è quasi più alcun rapporto con i contenuti della politica. L’informazione che riceviamo quotidianamente dalla televisione è composta di un 5-7% di notizie nuove; il resto è intrattenimento e pubblicità, "che valgono un sacco di soldi e un sacco di potere".

Ma è proprio questo rumore di fondo a formare l’opinione pubblica di quei 30 milioni di italiani che non leggono mai un libro o un giornale: "Il vero veicolo delle idee non è l’informazione, ma quel 93% di intrattenimento e pubblicità che struttura la mentalità della gente". Il problema della democrazia è come raggiungere quei 30 milioni di persone che vanno a votare, ma senza un livello adeguato di formazione e di informazione.

Chiesa è convinto che ormai ci troviamo nel bel mezzo di una mutazione antropologica che non ha confronti con nessun’altra epoca storica: stiamo passando dall’homo legens all’homo videns, come direbbe il politologo Giovanni Sartori. Siamo immersi quotidianamente nella civiltà dell’immagine che diventerà sempre più pervasiva con gli sviluppi tecnologici. Già oggi abbiamo televisori che si sono trasformati in quadri appesi alle pareti, domani avremo televisori tascabili che si aprono come fogli di carta e ci permetteranno di vedere le immagini invece di leggere il giornale. Tutto sarà fatto in modo che milioni di persone non siano più capaci di leggere. Secondo i dati forniti da Tullio De Mauro, in Italia ci sono 10 milioni di analfabeti di ritorno.

Il fatto più drammatico, per Giulietto Chiesa, è che tutti noi siamo analfabeti del nuovo linguaggio televisivo. Non ci rendiamo conto che "il mezzo è il messaggio", ossia che il vero messaggio è la televisione e che tutto quello che vi passa dentro è manipolazione.

Per convalidare la sua affermazione Giulietto chiesa fa riferimento a un libro di Neil Postman, "Divertirsi da morire", che mostra quanto sia stata lobotomizzata dalla televisione la società americana.

In verità, l’elemento della manipolazione è onnipresente, al di là delle intenzioni di chi maneggia lo strumento: la realtà è quella che entra nello schermo televisivo, tutto il resto viene tagliato fuori. E questa è un’operazione fatta da un regista che assomiglia a un direttore d’orchestra e che nei dibattiti, ad esempio, decide le inquadrature, i primi piani, i tagli.

Ma c’è di più. Quando guardiamo la televisione, la nostra attenzione è concentrata su quello che c’è al centro dello schermo, ma vediamo tutto e le immagini che recepiamo inconsapevolmente entrano nel cervello, si imprimono nella memoria, si sedimentano e ci condizionano. Se questo vale per gli adulti, figurarsi per i bambini, che non sanno distinguere una soap opera da un telegiornale o una pubblicità, il sangue vero dal succo di pomodoro. Basta vedere cosa ammanniscono ai nostri bambini le Tv commerciali nel pomeriggio e soprattutto alla sera per scoprire quanto vengano manipolati: i programmi di intrattenimento e più ancora la pubblicità determineranno le loro idee, il loro stile di vita, i loro modelli inconsci. Ecco perché la televisione è importante.

Ma Giulietto Chiesa ne tira una conseguenza politica ancora più concreta: "Io penso che Berlusconi abbia prodotto con le sue televisioni un guasto enorme alla cultura del nostro paese, alle emozioni, alle idee, ai sentimenti della nostra gente. Sono 25 anni che le sue televisioni costituiscono il modello della comunicazione in Italia, e quando il centrosinistra è andato al potere ha messo le televisioni pubbliche in concorrenza con le private sullo stesso terreno, trasformandole in Tv commerciali. Così 30 milioni di italiani che vedono solo la televisione hanno assorbito tutti lo stesso messaggio di violenza, d’egoismo, di assenza di solidarietà, di stupidità delle Tv private". Il risultato è sconsolante: "Oggi abbiamo una società peggiore di quella di 20 anni fa. Siamo diventati tutti peggiori". Sotto questo profilo la democrazia è in pericolo.

Eppure, nonostante tutto, la società civile italiana è ancora ricca, capace di produrre gli anticorpi; una parte della popolazione resiste a questo processo di annientamento intellettuale e morale, i diritti non sono stati completamente smantellati, una rete di autonomie locali fa ancora da argine al degrado. Bisogna dunque ristabilire la democrazia nella comunicazione, per permettere alle idee giuste di circolare, senza illudersi che possano farsi strada da sole, perché nel sistema attuale quel che è fuori dai media è fuori dalla realtà.

Le indicazioni del giornalista ligure per raggiungere questo obiettivo sono conseguenti: ripristinare il controllo democratico sulla comunicazione utilizzando tutte le forme possibili, dalle battaglie istituzionali a quelle parlamentari, all’impegno per difendere la Costituzione del nostro paese; e insegnare a scuola il linguaggio dei media. "Abbiamo bisogno che quei 30 milioni di persone, o meglio i loro figli, siano in grado di leggere il messaggio televisivo e di difendersene. Bisogna che i bambini siano dotati degli strumenti per leggere la televisione".

Una serie di esperimenti compiuti qua e là per l’Italia dimostrano come, formando gli insegnanti e dando le telecamere in mano ai bambini, si possa fare in modo che essi ne capiscano il funzionamento e imparino il linguaggio dei media. I bambini fanno presto a rendersi conto che tutte le immagini che hanno di fronte sono state costruite e non presentano alcun contenuto di verità. Questo darà loro una forza critica inimmaginabile di fronte a qualsiasi tentativo di manipolazione.

Bisogna dunque avviare una grande battaglia perché il tema della televisione diventi centrale in politica, se non vogliamo fare la fine degli Stati Uniti, in cui milioni di persone vanno a votare ogni 4 anni senza sapere nulla di ciò che li circonda, senza conoscere ciò che è accaduto, senza capire come sono stati governati. "Difendere la democrazia significa difendere la conoscenza vera, la lingua vera della comunicazione, ripristinare il contatto diretto fra gli uomini, ridare significato ai linguaggi".

Riportare la democrazia nella comunicazione, per Giulietto Chiesa, è solo uno degli aspetti di un cambiamento ben più radicale che riguarda il nostro stile di vita. Se vogliamo sopravvivere dobbiamo convertirci a un altro modo di consumare e di rapportarci con la realtà.

Noi siamo la prima generazione al mondo che si deve occupare della propria sopravvivenza e di quella dei propri figli. L’energia è agli sgoccioli. Il presidente della Chevron Corporation ha spiegato che il primo trilione di barili di petrolio l’abbiamo già consumato, nei prossimi 30 anni esauriremo il secondo, sfortunatamente non avremo petrolio sufficiente per arrivare a consumare il terzo.

La conclusione di Chiesa è drastica: "L’intero sistema economico, che si regge sulla propaganda dei media, dev’essere cambiato. Questa però è una svolta collettiva che richiede un’opera comune".