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QT n. 10, ottobre 2018 Servizi

Marmolada: si lotta ancora sui confini

E così la Lega trentina rischia di entrare in conflitto con quella veneta

Zaia lo aveva promesso. La Marmolada è veneta, nonostante i diversi pareri della magistratura si farà ancora ricorso ai tribunali, l’ultimo giudizio della Agenzia del Territorio di Roma viene considerato carta straccia. Come annunciato, si è tenuta la riunione del Consiglio Regionale del Veneto, a Punta Serauta, quota 2950 e su Punta Rocca è stata simbolicamente issata la bandiera della Serenissima.

Il 26 settembre, sotto i riflettori della stampa nazionale, si è tenuta la seduta del Consiglio Regionale: ritornano così alla ribalta i conflitti istituzionali sui confini fra Trentino e Veneto. Va sottolineata la sensibilità di due partiti, il PD e Liberi e Uguali che hanno ritenuto di non dover essere attori della sceneggiata che ha solo mortificato le istituzioni.

Il tutto scaturisce da un grave errore di Lorenzo Dellai (sul tema, più volte intervistato, ha sapientemente glissato). Nel 2002, nelle sue funzioni di Presidente della Provincia di Trento, proprio a Serauta, assieme al suo collega veneto Gianfranco Galan (Forza Italia, oggi miseramente caduto nella rete della giustizia, un pregiudicato), firmava una farsa di documento che nelle intenzioni e in brevi righe regalava qualche centinaio di metri quadrati di ghiacciaio e rocce al Veneto, venendo così meno al pronunciamento del Consiglio di Stato del 1998 che definiva i confini fra le due Regioni sulla cresta che da Punta Rocca scende verso Serauta. La sentenza stabiliva che tutto il demanio sciabile gestito dalla società funiviaria Marmolada-Tofane faceva riferimento amministrativo al Trentino.

Perché documento-farsa? Perché la competenza catastale, quindi le decisioni sulla modifica di confini fra le due Regioni non è di competenza della Provincia Autonoma, ma della Regione Trentino-Alto Adige, ente nemmeno minimamente coinvolto nella trattativa (seppur sempre gestito da assessori ladini-fassani). Da quel momento si è assistito alla nascita di diversi tavoli pattizi fra i due ambiti, nel 2003 (fallito), il progetto del MUSE sulla riqualificazione della Marmolada, 2006 (fallito), il piano di sviluppo del governatore uscente Ugo Rossi, 2015 (fallito). Nel frattempo il Veneto e il Comune di Rocca Pietore hanno voluto fermamente credere al documento del 2002, tanto che la Provincia di Trento nella cartografia del suo Piano Urbanistico, senza avviare alcuna pratica partecipativa e nemmeno legislativa, modificava i confini spostandoli verso il basso, sul ghiacciaio, lasciando le pertinenze della funivia alla gestione veneta.

Nel 2015 a Canazei si assiste alla vittoria elettorale nel Comune di una coalizione targata Lega. Le amministrazioni comunali di Livinallongo (Lega) e Canazei si alleano per proporre un improbabile collegamento sciistico fra la Marmolada e il giro del Sella (Porta Vescovo, discesa verso Fedaja, due tronchi di risalita verso Pian dei Fiacconi e arrivo a Punta Rocca).

Qui Canazei trova l’inghippo: la cresta di arrivo verso Punta Rocca cartograficamente risulta veneta, in contrasto con la sentenza del Consiglio di Stato del 1998. Quindi il procedimento amministrativo si complica. Ovviamente la società funiviaria Marmolada-Tofane non può accettare che a fianco dello scatolone che ospita l’arrivo del terzo tronco della funivia che sale da Malga Ciapèla (BL) si installi una nuova funivia. Diverrebbe troppo forte e logico il desiderio degli sciatori di scendere verso il Trentino e andare a sciare sul giro del Sella. L’attuale funivia diventerebbe marginale.

Un colpo mortale al già debole turismo invernale dell’Agordino. Ma al di là dell’ aspetto economico, senza dubbio non trascurabile, vi è un aspetto tecnico. Già oggi la pista che scende da Punta Rocca verso Ciapèla assorbe con difficoltà gli sciatori portati in vetta dalla funivia. Già oggi, senza aumentare il numero degli sciatori, a Malga Ciapèla si fanno file di 30 minuti per riprendere la funivia e salire. Solo 3-400 sciatori in più porterebbero l’intero sistema al collasso.

Il Veneto quindi non vuole cedere quanto ingenuamente acquisito da Dellai nel 2002, solo così garantirebbe certezza che altri impianti non arriverebbero a Punta Rocca. Il Trentino e Canazei invece ribadiscono la piena competenza amministrativa sul territorio rispettando la decisione del TAR e il decreto di Sandro Pertini del 1982: i confini sull’impluvio. Così smentiscono Dellai. Tutto sembrerebbe logico.

Una triste farsa all’italiana

E invece la guerra dei confini in Marmolada assume i contorni di una farsa all’italiana. Il fronte ambientalista, spettatore attivo nel triste siparietto, irride l’insipienza di questi amministratori.

Da anni Mountain Wilderness propone alle due parti l’apertura di un confronto che riporti la Marmolada ad esprimere i suoi valori più autentici. Serve una operazione di pulizia, anche paesaggistica, serve certezza negli accessi, sono necessarie infrastrutture come l’anello ciclabile sul lago (quota 2050, unico al mondo), serve un collegamento leggero e defilato fra i due versanti sciabili, investimenti di riqualificazione e la strutturazione di un Ecomuseo all’aperto delle alte quote e della Grande Guerra.

Ma finché le diatribe rimangono protagoniste nei diversi tribunali, un simile tavolo di confronto basato sul turismo sostenibile e sulla coerenza verso le Dolomiti patrimonio dell’umanità sembra improponibile. Solo il sindaco di Canazei ha avviato un percorso che segue queste proposte, ma ovviamente può operare solo sul suo ambito territoriale. Alla Marmolada viene sempre a mancare una visione d’insieme, di gruppo, che partendo dalla valle Pettorina BL) superi i confini verso Passo San Pellegrino, verso Val San Nicolò, verso l’area del Contrin.

C’è un ultimo aspetto da valutare, simpatico, ma anche preoccupante per il Trentino. Il governatore del Veneto, Luca Zaia è leghista, il sindaco di Rocca Pietore è leghista, dalla valle di Fassa vi sono prospettive quasi certe che il futuro consigliere provinciale ladino sia leghista, come pure vi sono probabilità che il futuro governatore trentino sia leghista, il sottosegretario alla sanità Maurizio Fugatti.

Quest’ultimo è messo in difficoltà dalle azioni di Zaia e continua a ripetere che la Marmolada è trentina. C’è molto fumo all’interno del partito; di certo sia da un versante che dall’altro si sta giocando con i cittadini, ladini e di Rocca Pietore. Se il 21 ottobre la Lega vincesse anche in Trentino si riuscirà a sbloccare una simile situazione che sta danneggiando l’immagine internazionale e turistica della Marmolada? Oppure si rimarrà all’interno di un tanto debole palcoscenico che mette in luce solo conflitto? O peggio ancora, grazie alla Lega, il Trentino diventerà una autonomia inchinata a Zaia e a Salvini, allontanandoci sempre più dalla cultura, anche politica, del Tirolo?

Zaia una risposta l’ha data. Nel caso della Marmolada rilancia sempre più spesso l’accordo sui confini del 1778 fra la Repubblica di Venezia e il Vescovado di Bressanone. Quindi pensa al fronte lombardo-veneto, padano. Nel 1778 Napoleone era solo un ragazzino, il mondo nel frattempo è cambiato, ma alla Lega piace guardare lontano, purtroppo sempre all’indietro, alla cultura dei Celti, a Federico Barbarossa.

I tempi di oggi richiederebbero invece una visione proiettata al futuro. Anche sulla vicenda Marmolada: il futuro lo si costruisce con il dialogo e proponendo qualità.

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