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QT n. 10, ottobre 2018 Monitor: Arte

“Margherita Sarfatti. Il Novecento Italiano nel mondo”

Una promotrice dell’arte italiana. Rovereto, Mart, fino al 24 febbraio

Vladimiro Sternini
Margherita Sarfatti

La grande mostra autunnale del Mart è dedicata a una delle figure centrali dell’arte italiana del primo Novecento, Margherita Sarfatti. Il progetto espositivo, che ruota attorno alla sua figura di critica e promotrice del gruppo di Novecento Italiano, prende corpo in due mostre parallele, accomunate anche dallo stesso catalogo. La prima è al Museo del Novecento di Milano: “Margherita Sarfatti. Segni, colori e luci a Milano”, con un percorso incentrato soprattutto sulle arti a Milano negli anni Venti e il ruolo di Margherita Sarfatti nella loro promozione; la seconda ha sede al Mart, ove ad essere messo al centro è in particolar modo il ruolo della Sarfatti come ambasciatrice dell’arte italiana nel mondo. Ma chi era Margherita Sarfatti?

Proveniente da un’importante famiglia ebrea veneziana, ambiziosa e colta, fu protagonista dell’arte italiana del primo Novecento, dalla fine della Prima Guerra Mondiale fino agli anni Trenta quando, nel 1938, nonostante il noto sodalizio con Mussolini, fu costretta all’esilio oltreoceano in seguito alla promulgazione delle leggi razziali. Margherita Sarfatti.

La mostra roveretana, curata da Daniela Ferrari, parte dal più alto esito dell’opera sarfattiana: la creazione, nel 1922, del movimento di Novecento Italiano, formato inizialmente dagli artisti Sironi, Funi, Dudreville, Bucci, Malerba, Marussig e Oppi. Un movimento che ruota attorno al concetto sarfattiano di “moderna classicità”, ovvero una nuova e aggiornata ripresa della classicità mediterranea, fatta di quei valori d’equilibrio, semplicità e ordine, innestati nella tradizione artistica, che nel corso del primo Novecento, in un generale clima di ritorno all’ordine, vedrà su fronti comuni tendenze artistiche come la Metafisica o il Realismo Magico, nonché gruppi come Valori Plastici e, appunto, quel Novecento Italiano che Margherita Sarfatti fece crescere prima in Italia per poi esportarlo all’estero.

Un ambizioso programma, il suo: quello di contrapporre alla sregolatezza delle avanguardie storiche - con cui pure era in forte contatto, a partire dal Futurismo - il candore classico filtrato dalla modernità attraverso temi altrettanto classici, come il ritratto, il paesaggio o la natura morta. E, soprattutto, quello di esportare questa nuova, moderna classicità all’estero, in una sorta di colonialismo estetico attuato tramite una fitta serie di mostre oltreconfine, organizzate tra il 1926 e il 1932 tra Francia, Germania, Olanda, Ungheria, Svizzera, Scandinavia, Argentina e Uruguay.

Il percorso roveretano prende dunque in esame la vita e l’opera della Sarfatti con particolare riguardo alle esposizioni promosse da questa curatrice ante litteram in Europa e Oltreoceano. Sei le sezioni tematiche ricche di un centinaio di capolavori di artisti come Boccioni, Bucci, Campigli, Carrà, Casorati, de Chirico, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Morandi, Oppi, Medardo Rosso, Severini, Sironi e Wildt, autore, quest’ultimo, anche dei ritratti marmorei della Sarfatti e del marito Cesare.

Umberto Boccioni, Crepuscolo (1909)

Veniamo alle sei sale: “Ritratto di signora” si concentra sulla figura di Margherita Sarfatti e il suo mondo di relazioni, sia con artisti che con celebri scrittori, come D’Annunzio; “La Collezione Sarfatti” getta luce sull’importante raccolta d’arte di Margherita, frutto in molti casi di un contatto diretto con gli artisti, da Medardo Rosso a Boccioni, che realizzò per lei un ritratto della figlia Fiammetta; “Artisti allo specchio” offre una galleria di autoritratti degli artisti, da Wildt a Morandi, maggiormente in contatto con la Sarfatti; “Le mostre in Italia” affronta la nascita e lo sviluppo di Novecento, anche all’interno di importanti rassegne come la Biennale veneziana, attraverso temi come il ritratto, il nudo, il paesaggio; “Da ‘Dux’ ad ‘Acqua passata’” rappresenta un focus sul mito mussoliniano – “Dux” è l’agiografia di Mussolini scritta dalla Sarfatti e pubblicata da Mondadori nel 1926 – che la scrittrice in opere successive ridimensionò drasticamente. Infine “Le mostre all’estero”, vero cuore della mostra, sezione che contempla anche la promozione dell’arte italiana all’estero intrapresa dalla Sarfatti tramite una fitta serie di conferenze ed esposizioni; grazie ad un attento studio delle carte d’archivio (in mostra sono quasi un centinaio i documenti dell’archivio Sarfatti, dal 2009 conservati proprio al Mart) sono stati rintracciate numerose opere relative a tali esposizioni d’oltreconfine, nonché documenti ad esse relative.

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