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Il post della discordia

Lo strano caso della signora che si è rifiutata di viaggiare accanto ad un ragazzo di colore

Di questa storia avrete probabilmente già letto: è quella del presunto episodio di razzismo avvenuto sul Flixbus Trento-Roma. Stando alla versione circolata sul web una signora si sarebbe rifiutata di viaggiare accanto a un ragazzo di colore. La studentessa che ha denunciato i fatti ha scritto un lungo post su Facebook, in poche ore ri-postato da centinaia di utenti e poi ripreso dai giornali nazionali e locali. Stupiti dalla rapidità con cui si diffondeva la notizia, ci siamo chiesti se qualcuno ne avesse verificato la veridicità.

Le verifiche le abbiamo fatte noi e ve ne diamo conto. Anzitutto abbiamo contattato la ragazza, che ha confermato la sua versione. Poi abbiamo sentito Flixbus Italia che non ha potuto confermare né smentire l’episodio di razzismo, ma ha confermato l’intervento della polizia, allertata dall’autista che non riusciva a far capire al ragazzo che si era seduto in un posto per il quale occorreva la prenotazione.

In Questura il dottor Ascione, responsabile dell’ufficio stampa, ci ha confermato quanto raccontato da Flixbus: “Non so se si siano verificati episodi di razzismo: i nostri operatori sono stati chiamati dall’autista che aveva difficoltà a comunicare col ragazzo che parlava e capiva poco l’italiano. Non possiamo sapere quel che è successo prima del nostro intervento, ma agli agenti non è stato denunciato nessun episodio di razzismo”.

Dove sia la verità, al momento, non sappiamo; certo qualche dubbio sulla ricostruzione della denunciante rimane: in particolare nel suo post si dice che il ragazzo vivrebbe in Italia da 15 anni, il che fa a pugni con la relazione della polizia, che invece parla di uno straniero che non riusciva a comunicare in italiano. Ma così come non ce la siamo sentita di nobilitare quel post dandogli lo status di notizia, non ce la sentiamo adesso di smentirlo in maniera categorica.

Le certezze che noi non abbiamo non sono mancate, invece, al Secolo Trentino, un giornale online: per loro è una fake news e chi l’ha messa in circolazione è un “vigliacco”. Il che ha fatto aumentare l’acredine tra le due tifoserie: da un lato chi si schierava con la ragazza e ne coglieva le buone intenzioni; dall’altro chi l’accusava di avere inventato tutto, alla vigilia delle elezioni, per attaccare chi politicamente non la pensava come lei.

Ma c’è chi, in questo caos, ha fatto di peggio: la Voce del Trentino, per avvalorare la tesi della falsa notizia, inventa la presenza di un video che smonterebbe la ricostruzione della ragazza. Ma la presenza di telecamere a bordo è smentita da Flixbus e la notizia del video subito sconfessata, e almeno in questo caso possiamo tranquillamente parlare di fake news.

Questa storia dal finale incerto ci spinge a fare due considerazioni: in primo luogo è significativo come la maggior parte dei giornali si sia lanciato su una notizia che aveva come unica fonte un post di Facebook, senza una verifica dei fatti, probabilmente per la frenesia di non farsi bruciare dagli altri. E così hanno corso il rischio di venire poi smentiti e di perdere credibilità.

La seconda considerazione riguarda l’opportunità di divulgare notizie del genere. Certo bisogna informare e sensibilizzare per evitare il ripetersi di derive xenofobe; ma la sovraesposizione mediatica regalata a episodi del genere può causare l’effetto opposto: quello di assuefarci, inducendoci a sdoganare comportamenti intolleranti, che finiscono per apparirci sempre più normali.

Gli studiosi concordano nel ritenere che siamo tutti potenzialmente razzisti, perché proviamo una naturale diffidenza verso il diverso. Ma la maggior parte di noi sa che viviamo in una società che stigmatizza i comportamenti razzisti. È una sorta di controllo sociale, che spinge a reprimere tali impulsi, perché percepiamo che la società ritiene ripugnante discriminare qualcuno per il colore della pelle. Ma che succede se cambia la percezione che abbiamo della società?

Con la continua diffusione di notizie di episodi di razzismo sta cambiando proprio questo, la percezione della nostra società; e, di conseguenza, stiamo perdendo quel controllo sociale fondamentale per evitare ogni deriva: chi è naturalmente portato a odiare il diverso non se ne vergogna più, non si sente una minoranza, prende coraggio al grido di “così fan tutti”. Di contro, chi è portato a intervenire in difesa del discriminato se oggi legge che un intero autobus è rimasto in silenzio di fronte ad un così becero episodio, se domani fosse testimone di qualcosa di simile potrebbe non reagire con la prontezza che gli sarebbe spontanea, temendo di apparire un radical chic che si fa bello con quei principi di uguaglianza e fratellanza cari solo a chi non sa come va il mondo reale.

Noi a una società del genere non vogliamo credere e per questo ci sembra assurdo che in un intero autobus nessuno abbia alzato la voce contro la signora; ed è per questo che ci siamo fatti delle domande, a cui abbiamo provato a dare risposta in questa pagina.