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“In viaggio con Alex”

Fabio Levi, In viaggio con Alex. Milano, Feltrinelli, 2007, pp. 240, 14.

“In viaggio con Alex", dello storico torinese Fabio Levi, si legge come un romanzo, ma di quelli intensissimi, di quelli che devi leggere piano piano, perché le parole pesano come macigni. Ma non si tratta di un romanzo, è un libro di storia, della storia degli ultimi cinquant’anni visti attraverso l’impegno d’un uomo eccezionale e di confine, Alexander Langer. Ma i confini Langer li concepiva soltanto come base per costruire dei ponti, dei contatti con l’altro.

Fin da giovanissimo egli si occupa della problematica della convivenza nel suo Sudtirolo, del Miteinandersein. Dopo il ventennio fascista, che nella nostra regione ha voluto dire tentativo di italianizzazione forzata del gruppo linguistico tedesco, culminato nel 1939 coll’imposizione delle opzioni, dramma tutt’ora vergognosamente ignorato dai manuali di storia per la scuola, si apre per Trentino e Sudtirolo la stagione dell’Autonomia. Ma in provincia di Bolzano le leggi a tutela della minoranza germanofona risentono sin da subito di uno spirito revanscista. Tutto viene rigidamente separato, incasellato secondo la provenienza linguistica: dall’asilo, alla scuola, agli assessorati, alle biblioteche. A questa sostanziale apartheid che si è venuta a creare forzando l’individuo dentro delle gabbie etniche, corrisponde una delle prime lotte che ha visto Alexander Langer in prima linea.

Alex, studente a Firenze in Giurisprudenza, viene a contatto con personalità quali don Milani e la sua scuola di Barbiana, con padre Ernesto Balducci, autore d’un libro straordinario come "L’uomo planetario". Uomo di grande sensibilità e di straordinaria alacrità, Alex si impegna su tutti i fronti, dapprima nella sinistra rivoluzionaria di Lotta Continua e poi, accortosi che la vera emergenza non è tanto la lotta di classe, ma la difesa del pianeta dall’aggressione umana, si fa da ponte per diffondere questo messaggio ispirandosi al nascente movimento dei Grünen tedeschi.

Eletto in Consiglio provinciale a Bolzano, Langer esordisce con un discorso metà in italiano e metà in tedesco, mandando su tutte le furie il partito di raccolta sudtirolese, la Südtiroler Volkspartei.

Instancabile nel cercare di oltrepassare gli steccati, nel promuovere la convivenza, la non violenza e la pace, viene poi eletto nel 1989 al Parlamento europeo.

Quel 1989 è una data importante: crolla il muro di Berlino, implode l’Unione Sovietica, gli Stati del blocco dell’est rivendicano indipendenza e democrazia. Ma in Yugoslavia questo processo è pericoloso e andrebbe governato dall’Unione Europea. Langer lo comprende, e cerca con forza questa via. Ma l’Europa è ancora troppo divisa e sta a guardare gli eventi. La Slovenia nel 1991 proclama l’indipendenza (71 i morti), poi è la volta della Croazia e qui i morti sono migliaia, poi c’è la Bosnia dove scoppia la guerra civile con altre migliaia di vittime.

Langer organizza forum, scrive, perora in Parlamento affinché si faccia qualcosa, anche con mezzi militari, per evitare lo sterminio di civili, per evitare la pulizia etnica.

Un grande senso di impotenza lo affligge, e infine scopriremo che Alex, oltre ad essere un eccezionale altruista che non dice mai di no, sempre disponibile fino a trascurare se stesso e i legami più intimi, è anche un uomo, un uomo fragile…