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QT n. 8, 19 aprile 2008 Monitor

“Le betulle di Sàtov”: una mattina all’opera

Forse non adatto (il teatro e l'opera) alle scuole, il lavoro di Fabio Conti da Dostoevskij risulta comunque pregevole, per musica, libretto, scenografia, interpretazioni.

Ombretta Macchi

A un’anteprima per le scuole ci si può sempre aspettare il minimo impegno dei cantanti, desiderosi di risparmiarsi per la serata di gala con un pubblico "vero". Inoltre, alunni e alunne ci mettono del loro per alzare la tensione in platea e nei palchi, con il brusio ininterrotto e i display di cellulari usati per segnalazioni, nonché un apri-e-chiudi di porte dei palchi che illumina a intermittenza l’oscurità della sala.

Il Teatro Sociale non è adatto per questo tipo di proposte ai giovanissimi: la sorveglianza palco per palco, dato l’esiguo rapporto accompagnatori/alunni, è impossibile; ed è innanzi tutto lì che si consumano le birichinate che non giovano alla rappresentazione.

Si dirà che tutto questo costituisce il prezzo da pagare per avvicinare i giovani studenti all’opera, ma non ne siamo del tutto convinti: in massa i giovanissimi si abbandonano a comportamenti imitativi che, in piccoli gruppi, meno appaiono impunibili, e dunque meno si verificano.

Domenico Menini

Considerate le circostanze, va peraltro detto senza ulteriore indugio che la musica di Fabio Conti ci è parsa splendida, soprattutto nella parte orchestrale e corale; qualche recitativo di troppo ha forse sbilanciato il rapporto fra parte strettamente drammaturgica e parte musicale. Tuttavia, la qualità dell’opera ha dimostrato che la serietà e la competenza di un compositore non si misurano dalla notorietà, ma dall’effettiva e riscontrabile felicità espressiva e creativa.

Dato il soggetto - una cupa storia di esaltazione ideologica macchiata da trame omicide e da vendette fratricide, tratta da "I demoni" di Dostoevskij - la tessitura musicale voluta da Conti ha immerso artisti e spettatori in una corrispondente atmosfera dominata da toni gravi e da melodie tragiche, impermeabili a qualunque barlume di ottimismo o di umorismo. Una materia peraltro poco consona ai gusti dei piccoli spettatori presenti in maggioranza in sala.

Il libretto di Giuseppe Calliari ha ovviamente prestato materia e spunti al compositore per questa impostazione tonale ed estetica, che l’indovinata scenografia di vere betulle collocate sul palcoscenico, attraversata da sapienti fasci di luce rifratti dai tronchi, ha potuto ben completare e rendere particolarmente memorabile.

Se la scelta registica di far cantare gli artisti dinanzi a un leggio ha reso piuttosto statiche le scene, i cantanti hanno comunque contribuito alla riuscita dello spettacolo, con diverso ma sempre apprezzabile impegno. Tra tutti, la rassicurante presenza di Mattia Nicolini, che nella parte di Pëtr ha dialogato con i giovani "nichilisti", tra cui il suo ex-allievo Simone Marchesini. Una menzione a parte, ovviamente, meritano i navigati Ombretta Macchi, artista versatile e convincente, nella parte di Maria, e Domenico Menini, tenore, cui è stato affidato il ruolo principale, quello del "pentito" Sàtov.

Il Coro giovanile della Federazione Cori del Trentino, diretto da Tarcisio Battisti, ha dal canto suo offerto una bella prova, dimostrando che la politica di incoraggiamento dei giovani talenti sta dando i suoi frutti.

Apprezzabile, infine, la prova orchestrale dei Filarmonici di Trento, diretti da Fabrizio Cunial.

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