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QT n. 3, marzo 2011 Monitor: Arte

Fotografie, futurismo e molto altro

Mart, non solo Modigliani

Oltre alla raffinata esposizione su Modigliani scultore (fino al 27 marzo), il Mart di Rovereto ha da poco aperto altri significativi allestimenti che anticipano l’attesa mostra sui capolavori del Musée d’Orsay di Parigi (sì, sempre loro: Monet, Renoir, Degas, Seurat, Cézanne, Van Gogh, Gauguin... in programma dal 19 marzo).

Fa sempre piacere vedere un giovane artista - nello specifico Alessandro Roma, classe 1977 - approdare con una personale in un museo internazionale. Humus (fino al 12 giugno), curata da Giorgio Verzotti, raccoglie due bassorilievi, tre sculture e cinque grandi collage, questi ultimi i più convincenti all’interno della poetica dell’artista, tesi alla definizione di paesaggi mentali evanescenti, costruiti frammento dopo frammento attraverso la tecnica del collage. Un’accumulazione di elementi che ha però come dato essenziale di partenza la riconoscibilità del dato naturale, dall’albero alla roccia, non perdendo mai di vista, dunque, la bussola per orientarsi tra sogno e realtà.

A proposito di naturalia, da un progetto sorto in collaborazione con la Provincia di Trento nasce il tributo al riconoscimento delle Dolomiti come Patrimonio Naturale dell’Umanità da parte dell’Unesco, firmato dal fotografo Olivo Barbieri (1957). Dolomites Project 2010 (fino al 1° maggio) è una monografica che prende forma attraverso dieci fotografie in gran formato e un video che racconta, abolendo ogni volontà didascalica e documentaria, le Dolomiti come fossero delle architetture intrise di luce, dense di forme simboliche che evocano l’origine marina di queste montagne.

L’evento più significativo da segnalare è però il radicale rinnovamento della collezione permanente, biglietto da visita tutt’altro che secondario di un museo che ha la giusta ambizione di essere un qualche cosa d’altro che una semplice sede espositiva.

Luigi Ontani e Bottega Gatti di Faenza: “Ai Dialettica” (1995)

Il cuore pulsante del museo viene svelato al pubblico attraverso tre distinti percorsi che ne svelano le molteplici anime. Il primo è indubbiamente il più atteso: Voci del Futurismo, ovvero un tuffo alle radici del museo, attraverso opere di artisti come Balla, Boccioni, Prampolini, Severini (al quale il museo dedicherà un’ampia antologica a settembre), Russolo, Soffici, Thayaht e naturalmente Depero. Accanto alle numerose opere - molte delle quali frutto di recenti acquisizioni, come i 4 giocosi arazzi dipinti di Balla nel 1929 - segnaliamo la sezione dedicata alla fotografia futurista (scatti di Tato, Castagneri, Depero) e quella incentrata sulle sperimentazioni tipografiche futuriste. ‘800 versus ‘900 porta a Rovereto alcuni del capolavori dell’Ottocento custoditi fino a pochi mesi fa nella sede di Palazzo delle Albere, ora chiuso per restauro. Il taglio scelto è però piacevolmente inedito, volto al confronto per analogia iconografica con le ricerche del contemporaneo. Un’ibridazione tra generi ed epoche che trova non a caso in apertura di percorso una misteriosa scultura di Luigi Ontani (AiDialettica, 1995) e che si sviluppa nelle sale successive attraverso audaci accostamenti, a iniziare da un ritratto dinastico di Franz von Lenbach del 1894, affiancato da un’evocazione di Sissi al centro di un lavoro del 1991 di Anselm Kiefer. Tra i dialoghi più riusciti, da segnalare anche la Madonna con Bambino (1842) di Natale Schiavoni, affiancata dalla Pregnant Madonna (2006) di Vanessa Beecrooft, il dipinto e le puntasecche simboliste di Luigi Bonazza, accostate dal pop-simbolismo di Davide La Rocca, o i conversation pieces ottocenteschi di Bezzi, Milesi e Prati, raffrontati con la coralità algida e femminista di Marina Abramovic (Balkan erotic epic: Woman, 2005).

Infine, Look Today. Gli ultimi sessant’anni, si propone come un viaggio per exempla nell’arte - pittorica e scultorea - dagli anni Cinquanta in poi, eccezion fatta per alcune opere dei decenni precedenti, come un gruppo di opere su carta di Wassilij Kandinskij, raffrontate per intensità lirica con alcune sculture di Fausto Melotti. Un’assieme che, pur privo di un vero e proprio fil rouge (se non quello vagamente cronologico), torna a proporre al pubblico alcune delle più significative collezioni del museo, da quelle informali (Fontana, Burri, Manzoni, Vedova, Tàpies, Fautrier, Novelli) alle nature morte di Giorgio Morandi, dall’Azionismo viennese (Nitsch, Rainer, Brus) ai protagonisti della scultura italiana del Novecento.