Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Monte di Mezzocorona: che farci?

Annunciate spese per circa 3,3 milioni di euro, di cui quasi uno destinato alla costruzione di un ponte tibetano e di skywalkes, strutture destinate ad attirare turisti

Il rendering del “ponte tibetano”

Alzi la mano chi non è mai salito al Monte di Mezzocorona! Per i pochi che non lo conoscono si tratta di un piccolo altipiano, posto all’altitudine di circa 850 metri, molto ben esposto a sud, raggiungibile a piedi con più sentieri, tra cui anche quello attrezzato - una suggestiva via ferrata - il “burrone Giovanelli”, o con la funivia che in pochi minuti percorre i 600 metri di sbalzo che separano l’altipiano dalla borgata. C’è anche la ripidissima strada forestale percorribile però con autoveicoli dotati di doppia trazione e riservata ai pochi residenti, ai cacciatori e ai titolari delle seconde case. Il progetto di sviluppo della località Monte è stato il piatto forte della campagna elettorale che alla fine del 2014 ha visto prevalere la lista civica che governa la borgata da circa 15 anni.

Dal punto di vista finanziario sono state annunciate spese per circa 3.300.000 euro, di cui quasi un milione destinato alla costruzione di un ponte tibetano e di skywalkes (terrazze panoramiche a sbalzo). Strutture destinate secondo le intenzioni dei promotori ad attirare turisti. Il resto della spesa è destinato a migliorare il parcheggio, le stazioni partenza e di arrivo della piccola funivia, gli arredi, la cartellonistica e l’illuminazione (sic) di alcuni sentieri. A distanza di ormai quattro anni dall’assunzione dei primi atti amministrativi (progettazione, ricerca dei finanziamenti, ecc), tuttavia, non si è realizzato quasi nulla. “Per fortuna!”, affermano i più critici. Sono stati per ora portati a termine, a cura del “Progettone” provinciale solo alcuni interventi di pulizia del bosco nella zona di arrivo della funivia e la sistemazione di alcune “poltrone” in legno nelle vicinanze.

Per la verità, sempre allo scopo di attirare l’attenzione sulla località molto frequentata dal turismo mordi e fuggi dei camminatori (e molti corridori) l’amministrazione comunale ha sostenuto l’organizzazione di due prove (ambedue riuscite) di record del mondo di ascesa nelle 24 ore (per la cronaca, 20.000 i metri di dislivello raggiunti). Il sentiero che sale da Mezzocorona al Monte, grazie alla sua esposizione favorevole e alla possibilità di utilizzare per il ritorno la piccola funivia, nonostante qualche episodio franoso è molto frequentato in tutte le stagioni (chi scrive, impegnato con la Sat in operazioni di manutenzione, ha contato in una sola mattina domenicale il passaggio di oltre 300 persone). Ma si tratta di un turismo che non consuma e quindi non apporta quasi nulla all’economia locale. Infatti, nonostante la prossimità col confinante Sudtirolo, poco o niente viene intercettato dell’intenso turismo prevalentemente germanico che arriva fino al vicino altipiano di Favogna.

Certo, l’ostacolo rappresentato dalla lingua non aiuta. Però se da un lato l’amministrazione si è impegnata in un costoso progetto, dall’altra risultano stridenti alcune lacune. Banalmente, non esiste una segnaletica Sat che indichi l’accesso al Monte presso le stazioni dei Treni FS e TN-Malè o nei parcheggi principali di Mezzocorona.

Sentita sul punto, la Sat conferma di aver presentato da molto tempo la richiesta di installare le classiche tabelle bianco-rosse ma che tutto è stato bloccato dal Comune in attesa del più ampio progetto Monte (quello dei 3.300.000 euro) che prevede appunto anche l’apposizione di indicazioni di accesso al Monte. E ancora, nonostante l’intenso passaggio di cicloturisti lungo la frequentatissima pista lungo l’argine dell’Adige, nulla si è fatto ancora per collegare tale flusso al paese con la prospettiva di intercettarne almeno una piccola parte a Mezzocorona. È nota, sul punto, la contrarietà dei coltivatori che a Mezzocorona, più che altrove, esprimono da anni la classe dirigente della borgata.

Poi c’è la questione dei servizi igienici: quello della stazione a monte della funivia è chiuso con il fil di ferro e pare che lo scarico non sia nemmeno allacciato alla fognatura realizzata non molti anni fa con una spesa ingente, mentre il bagno della stazione a valle è spesso in condizioni precarie. Le due strutture avrebbero dovuto già essere oggetto di ristrutturazione secondo quanto contenuto nella risposta del 2015 ad un’interrogazione consiliare.

L’opposizione, una lista civica che raccoglie esponenti di area Upt e Pd, non ha fatto mancare il proprio stimolo presentando alcuni documenti, in particolare sulla situazione della funivia. Una delle richieste è stata quella di riflettere sulla opportunità di aumentare la capienza della funivia (attualmente le due cabine possono ospitare al massimo 7 passeggeri) anche per esigenze di sicurezza (trasporto di eventuali infortunati). Ovviamente si tratterebbe di una spesa ingente, ma secondo l’opposizione non ha senso impegnare risorse per richiamare ospiti se poi questi devono, come succede in molti fine settimana, spazientirsi nell’attesa di salire in cabina. Le due cose dovrebbero, almeno in prospettiva, marciare assieme.

Parole chiave:

Articoli attinenti

In altri numeri:
Funivia in rosso? Ci pensi la Provincia!

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.