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QT n. 9, settembre 2020 Seconda cover

Cambiare tutto perché nulla cambi

Nel triangolo del porfido Albiano-Fornace-Lona-Lases gli elettori non hanno scelta: lista unica!

Walter Ferrari

Nei tre comuni della zona del porfido sono stati superati i dissidi interni, annichilita ogni voce critica verso la potente lobby locale: l’unica scelta di possibile dissenso rimane quella di disertare le urne impedendo il raggiungimento del quorum. Mentre a Fornace si ricandidano il sindaco uscente e l’attuale assessore alle cave, entrambi rampolli di due delle più potenti famiglie di imprenditori, ad Albiano l’ossatura della lista è in continuità con la maggioranza uscente tranne che per il candidato sindaco e alcuni rampolli di concessionari che si affacciano per la prima volta sulla scena amministrativa locale. A Lona-Lases invece l’unica lista si presenta quale elemento di discontinuità, dopo un quarto di secolo segnato dalla staffetta in veste di sindaci di Dalmonego e Casagranda.

Probabilmente non è estraneo a tali scelte il fatto che le inchieste giornalistiche dell’Adige e di QT siano riuscite in questi ultimi anni ad accendere i riflettori sul mondo del porfido, un settore all’attenzione anche della Commissione parlamentare antimafia, che nella sua relazione finale del 2018 lo elencava tra quelli a rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Fatti di cronaca come il pestaggio di un operaio cinese e la condanna in primo grado dell’amministratore di una ditta concessionaria per estorsione nei confronti dei dipendenti hanno segnalato la presenza sottotraccia di un clima preoccupante. Gli unici a non aver manifestato alcuna preoccupazione in merito sono stati gli amministratori comunali uscenti. Anche se un certo imbarazzo si è percepito quando il Coordinamento Lavoro Porfido ha inviato loro un documento con la proposta di una mozione di condanna del pestaggio di cui sopra, dopo la conferma in Cassazione delle condanne erogate nei primi due gradi di giudizio.

Se gli amministratori di Fornace si sono mostrati del tutto impermeabili alla questione, sia a Lona-Lases che ad Albiano se ne è parlato con estremo imbarazzo in Consiglio comunale senza però mai giungere a mettere all’ordine del giorno la mozione proposta, bensì cercando strumentalmente di mostrarsi sensibili alla questione senza però impegnarsi in alcun atto formale.

Di fatto però le inchieste giornalistiche, l’attenzione da parte della Commissione parlamentare antimafia presieduta dal sen. Nicola Morra e la recente relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (nella quale si parla di attività di “riciclaggio”, indicando ancora una volta come primo settore a rischio quello “dell’estrazione del porfido”) hanno determinato il defilarsi di alcuni soggetti dalla scena amministrativa.

Qualcuno indubbiamente lo ha fatto perché non disposto a rischiare troppo per interessi altrui, altri per l’opportunità di non far comparire sulla scena nomi troppo ingombranti perché facili da ricondurre agli interessi in gioco, altri ancora sono stati costretti a fare un passo indietro per la necessità di un riallineamento con la nuova maggioranza di piazza Dante.

Così a Fornace si è dissolta la minoranza nata in dissenso verso la progettata fusione con Civezzano; tramontato tale pericolo, i concessionari hanno ritrovato l’unità dando fiducia alla coppia Stenico-Colombini che hanno accolto nella lista anche l’ex presidente della sezione artigiani del porfido Silvio Avi.

Ad Albiano, il comune dove è concentrata la maggior parte dell’attività estrattiva del porfido, il vice sindaco uscente e candidato in pectore alla successione di Erna Pisetta si è tolto di mezzo con una polemica strumentale nei confronti dell’assessore provinciale agli Enti locali Mattia Gottardi. La strumentalità è dimostrata proprio dal suo invocare il commissariamento come salutare, lamentando l’insufficienza del personale tecnico-amministrativo per gestire il settore estrattivo, dimenticandosi che tale gestione è stata delegata ben 15 anni fa alla municipalizzata So.Ge.Ca.

Così, dopo che era stato raggiunto l’accordo tra le varie fazioni per una lista unica, è stato possibile candidare Martino Lona, apparentemente ancora meno legato alla lobby dei concessionari della sindaca uscente, ma sicuramente più in linea con i nuovi detentori del potere politico provinciale. Vice sovrintendente della Polizia Municipale di Trento, Lona rappresenta il volto pulito che il potentato economico del porfido cercava, ma non dobbiamo dimenticare che egli è anche l’assessore alle cave uscente ed in tale veste nulla ha fatto fin qui per dissociarsi da una gestione del settore che può vantare una tradizione di continuità perdurante da molti decenni.

Ovviamente, come detto all’inizio, si sono cercati nomi nuovi da inserire, ma la continuità è senz’altro garantita, oltre che dallo stesso candidato sindaco, anche dall’assessore uscente Piergiorgio Pisetta, noto imprenditore nel campo delle costruzioni. Ma anche passando in rassegna i nomi nuovi, vediamo che l’area sociale da cui provengono è sempre riferibile ai concessionari di cava: infatti, ben quattro candidati sono figli di soci di ditte concessionarie, una è la convivente del titolare di una ditta concessionaria e una è la nuora di uno dei soci della S.E.P.A.

Al centro di tutto: le concessioni

Nonostante si cerchi di negarlo e camuffare sotto altra veste le questioni, è sempre intorno alle concessioni estrattive che in questi paesi tutto ruota: a Lona-Lases abbiamo assistito lo scorso anno alla contrapposizione Comune/Asuc in merito alla convenzione sulla gestione delle cave, con l’Amministrazione comunale guidata da Roberto Dalmonego che ha disdettato l’accordo vigente da oltre 25 anni con l’Asuc di Lases. Un atto che ha fin qui impedito che i tre lotti liberi nella zona estrattiva Pianacci fossero messi all’asta, dopo la revoca della concessione alla Diamant srl e alla Anesi srl per le inadempienze nei confronti dei lavoratori (denunciate dal CLP) e per truffa nei confronti del Comune. Dopo 25 anni di staffetta sullo scranno di sindaco tra Dalmonego e Marco Casagranda, entrambi sempre accompagnati dall’uno o dall’altro dei discussi fratelli Battaglia, qui si è deciso di cambiare cavallo presentando una lista unica farcita di giovani alla prima esperienza e guidata dal presidente Asuc in carica Manuel Ferrari.

L’obiettivo dichiarato è quello di “voltare pagina”, come ha dichiarato lo stesso candidato sindaco, sottolineando che “in lista non c’è nessun cavatore o parente di cavatori”.

A tal proposito va ricordato che in questo momento l’imprenditoria locale in termini di concessionari è ridotta al lumicino: ben due delle quattro ditte concessionarie sono in realtà controllate direttamente o indirettamente da concessionari di Albiano. Nonostante ciò, anche in questo caso non è difficile ricondurre alcuni giovani candidati ad un preciso ambiente sociale di provenienza, legato direttamente all’economia del porfido, in quanto figli o nipoti di artigiani, concessionari o ex concessionari. Ma la continuità anche in questo caso è garantita da due candidati che in passato hanno già rivestito la carica di consiglieri, vale a dire Stefano Cobelli (legato ad ambienti dell’estrema destra facenti capo all’ex senatore Cristano de Eccher), consigliere di minoranza dal 2010-15, e Gino Mayregger, attualmente consigliere di maggioranza nell’amministrazione guidata da Roberto Dalmonego.

Qualcosa va pure aggiunto sul conto del candidato sindaco, in quanto serve a capire la trasformazione del quadro politico locale in corso e il trasformismo degli stessi personaggi che ne sono protagonisti. Manuel Ferrari, a differenza di Martino Lona, può già vantare un curriculum di notevole spessore: i suoi primi passi li ha mossi nel 2011 quando, con l’appoggio dell’allora sindaco Marco Casagranda e del suo vice Ezio Casagranda (ex segretario comunale di Albiano ed oggi presidente dell’Asuc di Lona), venne eletto membro del Comitato frazionale di Lases nella lista guidata da Roberto Dalmonego e Pietro Battaglia. L’operazione aveva lo scopo di “normalizzare” l’Asuc di Lases che, sotto la guida di Ivano Avi, si era unita al fronte delle Asuc del pinetano nella difesa degli interessi della comunità contro le rapaci mire della lobby del porfido.

Una delle prime scelte fatta da quel Comitato Asuc, nell’aprile del 2012, fu relativa all’acquisto della ex casa medica di Lases, ambulatorio e residenza un tempo del medico condotto che serviva i tre comuni di Albiano, Fornace e Lona-Lases.

Tornando al nostro candidato sindaco, giova ricordare che finito il primo mandato quale membro del Comitato Asuc, ne è stato successivamente eletto presidente ed in tale veste, così come il suo predecessore, nulla ha fatto perché il progetto approntato sotto la presidenza di Ivano Avi nel 2010-11, di messa in sicurezza del lago di Lases da eventuali inquinamenti provenienti dall’area artigianale Dossi-Grotta, venisse realizzato. Egli però si è dato da fare sul fronte sindacale diventando rappresentante dell’USB, sindacato di base che dopo una prima presa di posizione contro il rinnovo contrattuale per i lavoratori del porfido imposto da Fillea-Cgil e Filca-Cisl nell’estate 2016, si è dissolto nel nulla. Manuel Ferrari invece è stato cooptato nel Comitato direttivo della Fillea dal suo segretario Maurizio Zabbeni, per affiancare poi Moreno Marighetti in qualità di funzionario sindacale nella scivolosa vertenza contrattuale. Un Manuel Ferrari che, al pari della Fillea-Cgil, si è distinto non solo nell’imporre ai lavoratori una piattaforma contrattuale non proprio gradita, ma anche nel sostenere la legge di riforma del settore proposta dall’assessore Olivi (PD).

L’unico dato certo che emerge da questo quadro, solo apparentemente intricato, è un riallineamento a destra delle amministrazioni locali della zona del porfido. Per il resto, ancora una volta i poteri forti hanno adottato la strategia che per loro si è sempre rivelata vincente: dare l’impressione di cambiare tutto perché nulla realmente cambi.

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