Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca
QT n. 10, ottobre 2025 Servizi

Il bilancio di Seac, ovvero come perdere il denaro a fiumi

Una software house trentina si imbarca in una demenziale operazione immobiliare nel profondo sud. Ecco i risultati.

Ci sono 27 milioni e rotti che spariscono giù per uno sciacquone (che forse li risputerà e forse no), poi ce ne sono 10 circa che invece vanno proprio in fumo, più un’altra quantità di crediti a cui i revisori dei conti non credono per niente, tanto da rifiutarsi di dare un parere sulla correttezza del bilancio.

Questa è la sintesi estrema di ciò che esce dalla lettura dei bilanci di Seac ed Efficient Building del 2024, da poco pubblicati.

Torniamo ancora una volta a parlarvi del progetto di ricostruzione di tre villaggi post terremoto in altrettanti Comuni dell’Irpinia nel quale si è infilata una società figlia di Seac (la Efficient Building) alla fine del 2021.

Doveva essere un grande affare per cui Efficient avrebbe ricostruito centinaia di fatiscenti casette prefabbricate con i meccanismi del superbonus, guadagnandoci bei soldi attraverso la vendita dei crediti fiscali al 110 per cento che l’intera operazione doveva generare.

Vi abbiamo raccontato, a partire da settembre dello scorso anno, come su uno di quei cantieri - quello sito nel comune di Laviano e meglio noto come Villaggio Antistress - sia stata aperta un’indagine della procura di Salerno perché, di nuovo in estrema sintesi, sono stati reclamati crediti fiscali per 40 milioni di euro senza aver però fatto realmente i lavori. Il codice penale la chiama truffa aggravata. Questa è ovviamente la versione dell’accusa, mentre da via Solteri continuano a ripetere che è tutto regolare e si tratta soltanto di una diversa interpretazione delle norme fiscali.

Chi avrà ragione si vedrà il 14 ottobre a Matera (dove il procedimento è stato spostato per competenza territoriale), quando si terrà il processo contro la stessa Efficient Building, la Onlus Polis Mathera, suo “committente” (capirete poi perché sono necessarie le virgolette) e varie persone tra cui un ex amministratore di Efficient, il professor Alessandro Segale, alcuni dei tecnici che hanno fornito le certificazioni necessarie a reclamare i crediti fiscali e uno dei fornitori di Efficient, Pasquale Vessa, che la Procura considera iniziatore della truffa.

Forse ricordate che nell’ambito di questa indagine, a luglio 2023, ad Efficient furono sequestrati circa 40 milioni di crediti fiscali che erano già stati confermati dall’Agenzia delle Entrate. Sequestro che aveva mandato in tilt l’intera operazione visto che tutto si reggeva su un giro continuo del denaro.

Il meccanismo nelle intenzioni doveva essere questo: mettiamo in piedi un’operazione da 250 milioni di euro complessivi. Spendiamo i primi 30/35 dai quali ricaviamo (col 110 per cento) circa 40 milioni di crediti fiscali. Li vendiamo e così tornano in cassa i soldi per fare la seconda tranche di lavori coi quali nuovamente otteniamo crediti fiscali da rivendere per avere i soldi per la terza tranche e così via. Ad ogni giro Efficient guadagnava sulla vendita dei crediti a terzi, oltre che dal suo ruolo come general contractor. I soldi iniziali, ça va sans dire, erano di Seac.

Il sequestro aveva incagliato il meccanismo. I lavori nel comune di Laviano sono da allora bloccati.

Quei 40 milioni hanno fatto il giro dell’oca, recentemente, perché la Cassazione li ha de facto dissequestrati (vi abbiamo raccontato in dettaglio la cosa nel numero di settembre di QT).

Orizzonte roseo, quindi?

Mica tanto. Infatti non basterebbe l’eventualeassoluzione della società trentina a risolvere il problema. Ad ognuno degli imputati sono addebitate dalla Procura responsabilità e ruoli differenziati. Quindi potrebbe tranquillamente darsi l’ipotesi che Efficient Building venga scagionata, ma che la truffa invece sia confermata per quel che altri hanno fatto. A quel punto i 40 milioni diventano automaticamente frutto di un reato. E quando mai l’Agenzia delle Entrate ti può riconoscere 40 milioni di crediti frutto di un reato?

In questo caso la società trentina sarebbe nella pessima posizione di essere vittima di un reato nel quale è stata truffata di tutti i soldi messi nei lavori che dovevano essere pagati con i crediti fiscali. Spariti i crediti, chi venisse condannato per la truffa, diventerebbe responsabile del pagamento di tutte le fatture emesse da Efficient per i lavori.

Ma nessuno degli altri indagati può sputare una cifra del genere. Nemmeno sotto tortura.

E allora tu, Efficient, puoi anche essere la vittima e chiedere pignoramenti a destra e a manca, ma se i tuoi creditori non hanno nemmeno gli occhi per piangere cosa mai puoi ottenere? È qui che si rivela il peccato originale di questo enorme pasticcio.

Ricorderete forse che formalmente il committente dell’enorme cantiere era una onlus lucana, la Polis Mathera. Onlus pescata appositamente da chi aveva ideato il progetto perché, sempre per le norme del 110, quando il committente era una onlus i massimali di crediti che si potevano richiedere schizzavano alle stelle.

Quindi qualcuno ha cercato la Polis Mathera, piccola cooperativa sociale di Bernalda in provincia di Matera, e l’ha rivestita dei panni del “committente” (sulla base di un accordo un bel po’ pasticciato con il Comune di Laviano che la incarica di tutta l’operazione, restando così fuori da ogni responsabilità economica). Polis Mathera poi incarica Efficient Building di fare lavori per un totale all’incirca di 250 milioni di euro. Efficient Building accetta. Ma Polis Mathera, da bilancio 2023, ha un patrimonio di 192mila euro e un utile di 2.611 euro. Dove li trova 40 milioni?

Come si vede l’intera operazione è un castello che è stato costruito in aria e le cui macerie ricadranno molto probabilmente su Efficient Building. E su Seac che ha messo di tasca propria ogni singolo euro speso da Efficient o quasi.

Quel che vi abbiamo raccontato finora era chiaro già lo scorso anno, ma allora in via Solteri speravano ancora che tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone. Ma quest’anno, al momento della chiusura del bilancio, una buona parte (non tutti, badate bene) dei soldi spesi sono passati dall’essere crediti a diventare rischi, soldi che non si sa se mai torneranno. Cosa che ha portato una perdita di 22 milioni nel bilancio di Efficient, che si aggiunge a quella di 12 milioni dell’anno scorso, e un buco nei conti tale da far arrivare la società sulla soglia del tribunale. Nel senso di doverci portare i libri e aprire una procedura di fallimento.

Seac allora è corsa ai ripari e i 27 milioni e rotti di finanziamenti dati ad Efficient sono stati trasformati con un tratto di penna in iniezione di capitale per tenere in piedi la società. Sentite il rumore dello sciacquone? E non finisce qui. C’è una seconda parte della vicenda che vale la pena raccontare.

Tenete a mente che l’intera operazione si sviluppava su tre Comuni. Oltre Laviano c’erano Calabritto e Conza, sempre nei monti dell’Irpinia, sempre con vecchi villaggi post terremoto da rifare ex novo. In questi due cantieri non c’entra niente la magistratura. Il problema sta nei tempi.

Come funziona il 110

Piccolo riassunto delle norme del 110. Fino al 31 dicembre 2023 le operazioni fatte col superbonus generavano il 110 per cento di crediti fiscali. Ma nel 2024 la percentuale scende al 70 per cento e per quest’anno al 65. Quindi se fai un milione di lavori, io, Agenzia delle Entrate, ti dò crediti per 700mila o 650mila, a seconda di quando mi presenti tutte le carte dei lavori finiti.

Ecco, a Calabritto e Conza i lavori sono più o meno finiti all’inizio di quest’anno. Quindi, di tutto quello che Efficient Building ha speso per quei cantieri può tornare solo il 65 per cento in crediti fiscali.

E qui ci scontriamo di nuovo col problema del “committente”. I lavori sono fatti su mandato di Polis Mathera. Ma questa benedetta onlus dove troverà i milioni che mancano per chiudere i conti di Efficient? Polis non li ha.

Ma attenzione: perché l’Agenzia delle Entrate riconosca i crediti fiscali, il committente deve aver pagato tutto quello che ti deve, anche la parte eccedente i crediti. Ed ecco che dentro il bilancio i revisori trovano una cosa strana: “risultano iscritti crediti - dicono i revisori - relativi a partecipazioni e finanziamenti in favore di Onlus in qualità di socio sovventore. Anche in questo caso non sono stati forniti elementi probativi sufficienti a dimostrare la recuperabilità di tali crediti”.

Noi ci siamo fatti un’idea di quello che è successo. Per chiudere una tranche di lavori e recuperare così il 65 per cento dei costi sostenuti sotto forma di crediti fiscali, Polis Mathera aveva bisogno di soldi per pagare il residuo. Soldi che le sono arrivati come partecipazioni e finanziamenti da Efficient Building alla quale poi gli stessi denari sono stati girati in pagamento delle fatture.

Quindi, ricapitolando, io Efficient Building ho sostenuto costi che tu Polis Mathera devi pagarmi. Siccome i soldi non li hai, te li dò sotto forma di finanziamenti che poi mi giri per il pagamento del saldo. Nel mio bilancio risultano come crediti, ma tu Polis Mathera non avrai mai modo di restituirmi quei finanziamenti. Ergo, i soldi che ti ho “prestato” sono andati su per il camino. Il nostro conto arriva a circa 10 milioni a partire dai circa 20 milioni di crediti fiscali messi a bilancio.

Sul resto dei crediti considerati esigibili nel bilancio di Efficient Building i revisori sono scatenati. Dei crediti verso clienti dicono “Non sappiano quanto siano esigibili”, dei crediti verso altri dicono che non riescono a determinarne la recuperabilità. E concludono che tutto questo “compromette in modo pervasivo il bilancio nel suo complesso”. Traduzione: non sappiamo quanto sia il vero buco economico-finanziario perché non riusciamo nemmeno a vederne il fondo.

Tutto questo si rovescia a cascata sul bilancio di Seac che, per le regole contabili, deve togliere i 27 milioni e rotti più circa altri 10 milioni sempre dati ad Efficient, dal patrimonio della società che quasi si dimezza. E con un ulteriore salto il buco ricade sul patrimonio di Unione Commercio e Turismo, che è la vera proprietaria di Seac, e delle sue controllate. Da dove, ugualmente, vengono a mancare circa 37 milioni.

Tenete presente che dopo aver bruciato i 27 milioni e rotti per evitare il fallimento di Efficient Building, Seac quest’anno ha fatto una nuova apertura di credito importante verso la società figlia, con una lettera di garanzia per altri 15 milioni a cui si aggiungono 6 milioni anticipati per l’acquisto di crediti fiscali futuri. Un fiume di soldi che continua a scorrere.

Certo, può sempre succedere un miracolo. A Matera il tribunale potrebbe dire: tutti assolti, tutto regolare. Ma non sarebbe un finale da tarallucci e vino, anche se i problemi diventerebbero certamente meno pressanti, perché dalle carte emerge una gestione generale incauta e disordinata degli affari. Lo dicono a chiare lettere i revisori dei conti: “Abbiamo a più riprese raccomandato agli Amministratori di dotarsi di un assetto organizzativo che permetta un monitoraggio dei cantieri e della reportistica inerente i crediti fiscali…Si ribadisce nuovamente la necessità di dotarsi di un corretto ed adeguato assetto organizzativo e amministrativo/contabile coerente con le dimensioni e l’attività aziendale”. Sembra l’eco di quanto scrive il gip di Matera nel rinvio a giudizio in cui accusa Efficient Building perché “non avendo adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione al fine di prevenire la commissione di reati della specie di cui all’art. 640 bis c.p. consentiva che il proprio legale rappresentante realizzasse la condotta di cui al capo a)”. Ovvero la truffa.

A questo punto voi potreste giustamente chiedere: ma se i lavori, come dice la Procura, non sono stati fatti, dove sono finiti tutti i soldi messi da Seac? Sono verosimilmente andati, in gran parte, a pagare le fatture emesse dai fornitori per l’acquisto dei materiali che servivano a ricostruire il villaggio Antistress. Oltre che in parcelle dei tecnici che hanno progettato e di quelli che hanno fatto le certificazioni per avere i primi 40 milioni di credito fiscale.

Ma a questi tecnici qualcuno ha chiesto qualcosa? Tecnici che sui cantieri devono, o dovrebbero, esserci e quindi vedere quel che sta realmente succedendo.

Qualcuno di loro è tra gli imputati al prossimo processo. Qualcun altro no. Misteri delle procure. Ma, ci diciamo noi, anche se non c’è responsabilitàpenale, potrebbe esserci una responsabilità professionale e sul piano civilistico per un disastro di queste proporzioni. Non ci risulta, ma siamo pronti ad essere smentiti, che in via Solteri nessuno abbia sollevato la questione.

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.