Menù
Home
QT
Questotrentino
Mensile di informazione e approfondimento
Utente
Cerca

Rinascimento a Venezia

Fino al 9 gennaio 2000 la strepitosa mostra di palazzo Grassi: tutti i giorni con orario 9-19.

Se si guarda alla pianta di Venezia incisa da Jacopo de’ Barbari e alla veduta di Anversa di autore fiammingo, emerge con straordinaria nitidezza la vocazione della città lagunare agli scambi commerciali e culturali col mondo, caratterizzata com’è dalla mancanza di mura turrite che la rinchiudono al suo interno. Verso la fine del Quattrocento, forte della sua solidità politica, diventa punto d’incontro di intellettuali, grazie ai preziosi libri stampati dalla tipografia di Aldo Manuzio e agli arrivi dalle Fiandre e dalle città tedesche di bellissimi fogli incisi che saranno poi copiati di sana pianta o daranno impulso a nuove elaborazioni da parte dei migliori artisti locali.

Venezia seppe cogliere quindi le novità tecniche (pittura ad olio-invenzione della stampa) che provenivano d’oltralpe: "Nella Magna si lavora bene in questa forma, massime da quello maestro Giovanni da Bruggia (Jan van Eyck) e maestro Ruggieri (Rogier van der Weiden) i quali hanno l’arte adoperato ottimamente questi colori a olio" - così scriveva Filarete vent’anni dopo la morte di van Eyck. Tiziano in primis si servirà dell’incisore olandese Cornelius Cort per far veicolare presso le corti europee i suoi soggetti. E’ del Ridolfi, inoltre, il ricordo di Paolo Veronese che riprese "le carte del Durero à segno, che conservò nel far de’ panni alcuni termini di quelle pigature, praticandole però con più facile e espedito modo".

La strepitosa mostra di Palazzo Grassi sul "Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini, Dürer, Tiziano" documenta con un ricco numero di opere di altissima qualità i rapporti molto più stretti di quel che si pensa tra queste due parti d’Europa e lo fa con un criterio nuovo, accostando invece che differenziando gli autori o le scuole di riferimento, ricercando sul campo del confronto diretto con le opere gli scarti e le analogie, giocando un po’ al chi copia chi e che cosa.

Se si fa risalire a van Eyck l’invenzione della pittura ad olio, già in quella piccola finestra aperta, visibile nell’Annunciazione di Gand, si può cogliere quella luce che diventerà una costante dei cieli di tanta pittura nordica (i cieli tersi di Joachim Patinir, per esempio), come anche la capacità di descrivere "la ricchezza incredibile del mondo visibile con tutti i suoi dettagli... tutti i fili di una veste, ciascuno dei capelli degli angeli..." (E.Gombrich)

Nella messa in luce della varietas del naturalismo rinascimentale, nella scelta di caratterizzare nella forma individuale le cose e le persone, le opere della mostra dialogano magnificamente con quelle del museo a cielo aperto rappresentato dalla città che le ospita. Come non pensare ad esempio al "Battesimo di Cristo" di Cima da Conegliano nella chiesa di S.Giovanni in Bragora, nella resa tipicamente nordica dei particolari botanici, immersi però in un impasto solare che ritroveremo nei quadri di Giovanni Bellini, che a loro volta impressionarono Dürer nel suo periodo di permanenza a Venezia (1505-1507)? Al valore atmosferico del colore si aggiungeranno le quinte teatrali ed il movimento nel grande quadro della Madonna del Rosario dipinto dall’artista tedesco, su cui tanto meditò quell’inquieto gigante della pittura, Lorenzo Lotto, assorto nell’indagine minuziosa di un volto o nel rivelare lo spavento di un animale...

Senza la rigidezza di un puzzle, provate a spostare i pezzi in avanti, a retrocedere nella visione di paesaggi e luci in cui è immersa la meditazione di S. Girolamo, e dai dipinti passate ai disegni (quello di Altdorfer a penna, acquerello e gouache, ad es.) e alle incisioni, e se volete qualcosa di piccante dalla psicologia sottile del nudo della Venere di Cranach ai "caldi toni carnosi" dello stesso soggetto dipinti da Tiziano, ma soprattutto da Jacopo Palma il Vecchio...

Se poi la linea di orizzonte si abbassa, di colpo la vertigine arriva a togliere il respiro; siamo allora di fronte ai capolavori di Antonello da Messina, allo strazio senza più lacrime e al vagare perso davanti alla Crocifissione di Anversa o alla sapiente fusione di spazio e luce, frutto della meditazione, oltre che del Santo Girolamo, dell’artista siciliano, che sintetizza la lezione della scuola fiamminga, di Piero e di Bellini.

Unico rammarico: non figura nel catalogo delle opere il granchio acquerellato dal vivo da Dürer. Vi suggerisco allora di guardare con grande attenzione ed emozione al banco di pesce freschissimo con le moleche vive (granchi senza corazza) e le passere, che sosta al ponte delle Guglie prima dell’ingresso del ghetto.

Parole chiave:

Commenti (0)

Nessun commento.

Scrivi un commento

L'indirizzo e-mail non sarà pubblicato. Gli utenti registrati non devono inserire altre verifiche e possono modificare il proprio commento dopo averlo inserito.

Riporta il codice di 5 lettere minuscole scritto nell'immagine. Puoi generare un nuovo codice cliccando qui .

Attenzione: Questotrentino si riserva la facoltà di cancellare commenti inopportuni.