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QT n. 3, 11 febbraio 2006 Monitor

Oguike: l’anima meticcia nella danza contemporanea

La Henry Oguike Dance Company: tra il Galles e la Nigeria, forma trattenuta e pulsioni ritmiche, in assoluta parità tra danza e musica.

Non capita spesso all’uscita da uno spettacolo - soprattutto se di danza contemporanea - di vedere la gente ballare, spinta da un irrefrenabile impulso al movimento! Eppure questo è l’effetto che le coreografie di Henry Oguike immancabilmente provocano negli spettatori. Un critico inglese l’ha definita una "scossa che si trasmette dai ballerini al pubblico alla fine di ogni spettacolo" e, in effetti, un insolito fremito ha colpito anche la platea del Teatro Sociale, svuotatasi quasi a passo di danza dopo la visione di "Finale", l’ultimo pezzo interpretato dalla Henry Oguike Dance Company.

Oguike è uno dei talenti più promettenti della vivace scena coreutica britannica, uno dei pochi che grazie alle sue coreografie, astratte ma dotate di grande vitalità nonché di un’estrema - quasi maniacale - musicalità, fa della vera danza. Figlio di madre gallese e padre nigeriano, l’artista coniuga nel suo stile di danza il self-control inglese, espresso al meglio nelle forme statiche e trattenute dei brevi intervalli, con le pulsioni ritmiche tipiche della danza africana, che spezzano improvvisamente la rigidità dei ballerini. Fondamentale nei lavori di Oguike è il rapporto con la musica; questa assume pari dignità della danza grazie alla presenza in scena dei musicisti, i quali suonano e si muovono insieme ai danzatori.

"Front line", primo pezzo presentato a Trento dalla compagnia, esprime alla perfezione il rapporto paritario esistente tra le due arti. Dopo aver selezionato la musica, il "Quartetto n.9 in MI bemolle" di Shostakovic, il coreografo ha tentato di tradurne quasi letteralmente la partitura attraverso i passi di danza e attraverso l’organizzazione spaziale: i ballerini seguono immaginarie linee orizzontali, equivalente scenico del pentagramma. Le note degli archi (eseguite dal vivo dal Pavão Quartet) sono vibranti e drammatiche e si riflettono nella tensione figurativa della coreografia, tutta giocata sull’alternarsi di spinte verticali e di repentine cadute. La forma rispecchia quindi l’andamento delle note e perfino il battito continuo dei piedi sul palcoscenico, d’ispirazione folk, diventa parte integrante della musica.

In "F.P.S. (Frames per Second) Part 1 & 2" anche le luci intervengono per sottolineare la relazione inscindibile tra movimento e suono, prima nell’assolo interpretato dallo stesso Oguike e poi in un duetto maschile, mentre in "Finale" l’intera compagnia si esibisce in una danza frenetica e coinvolgente, passando la "scossa" al pubblico.

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