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Lettera aperta al Sindaco di Pergine

Alessandro Giovannini, Claudio Lorenzi

In riferimento alle notizie recente mente apparse sui quotidiani locali riguardo allo studio di fattibilità del progetto paesaggistico all’interno del parco dell’ex ospedale psichiatrico, vorremmo esprimere alcune osservazioni.

Nell’ottobre 1999 concludiamo il nostro percorso di studi all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia con la tesi dal titolo "Pergine Valsugana, la città della follia, il museo della follia", relatori il prof. Renato Bocchi, noto studioso della città e del paesaggio, e il prof. Vittorino Andreoli, psichiatra. La tesi indagava l’identità di Pergine mettendone in risalto il rapporto stretto con la follia e forniva un’ipotesi progettuale complessiva, volta al recupero della memoria ed al riutilizzo di alcuni elementi significativi della città, in primis il parco del manicomio e la zona dell’Alba. Tale ipotesi lanciava anche l’idea di un Festival della follia, a cadenza biennale. Pochi mesi dopo siamo invitati a presentarla ad un seminario dal titolo "Perzen, paess dei mati" con lo stesso prof. Andreoli. La tesi ha poi vinto il premio Aldegheri, indetto dal Circolo Trentino per l’Architettura contemporanea, nel 2002. E’ stata pubblicata sul periodico della Azienda Provinciale Servizi Sanitari e i quotidiani locali ne hanno dato ampia risonanza, avviando anche un primo dibattito. Essa è stata presentata in maniera informale al sindaco Anderle e al vicesindaco Osler, nel periodo immediatamente successivo alla laurea.

Nel maggio 2003 abbiamo preso parte alla frequentatissima conferenza "Arte e follia", organizzata al teatro Don Bosco assieme allo psichiatra Lutteri, all’artista Dolzan, all’attrice Lazzeri. Sull’onda della partecipazione emotiva nostra e del pubblico, ci siamo riuniti in un comitato e abbiamo redatto un documento programmatico chiamato "Exop" da inserire all’interno del Piano Strategico del Comune di Pergine, in cui si indicavano alcune proposte. Asse portante di queste proposte era la creazione di un "Parco della follia", idea già prospettata nella tesi di laurea. Il Parco diventava il contenitore per altre attività, legate all’arte ed all’arteterapia, allo spettacolo, teatro e cinema legati all’esperienza della follia, ad una proposta di definizione di Pergine come centro provinciale della riabilitazione, mentale, ma non solo. Si pensi alle esperienze di Villa Rosa, San Vito, e alla possibilità di usufruire anche del materiale dell’archivio dell’ex ospedale psichiatrico.

Tale documento, proposto formalmente al Comune, non è stato inserito nel piano strategico della città. Quest’esperienza ha comunque portato alla fondazione dell’associazione Exop, formata da operatori nel campo psichiatrico, architetti, artisti, cittadini, il cui scopo è di studiare i temi legati al disagio psichico e alla riabilitazione con particolare attenzione alla realtà locale: il recupero della memoria del manicomio di Pergine potrebbe veicolare la creazione di un Museo-parco della follia e di un centro permanente di studi sullo stigma, una sorta di osservatorio in grado di mantenere aperti vari canali e possibili percorsi teorici, scientifici e culturali. Uno di questi percorsi, particolarmente caro a chi scrive, riguarda il paesaggio e la dimensione urbana rapportati al tema della follia ed in generale all’identità di Pergine.

Del 2004 è la nostra partecipazione al seminario sulle artiterapie "Ambient’Arti", organizzato dall’associazione Altronde di Carpi, con la presentazione della proposta di un Parco della follia presso l’ex manicomio di Pergine. Gli atti del seminario sono stati poi raccolti in un volume edito e distribuito dalla stessa associazione.

Nel 2005, presso la sala Rossi della Cassa Rurale, si è tenuta la conferenza con i proff. R. Bocchi e P. Bürgi "O.P. – respirare l’ombra, illuminare la memoria", in cui si sono presentate un’esperienza di progetto paesistico presso il manicomio di Mendrisio ad opera del paesaggista svizzero Burgi e le opere degli artisti Penone e Carneiro, sulla scia dei rapporti tra arte e follia.

Nell’estate del 2004, in seguito alla collaborazione con lo IUAV e col prof. Bocchi, abbiamo proposto formalmente all’amministrazione comunale di Pergine, nelle persone del sindaco Anderle, del vicesindaco Osler e dell’allora assessore Giuseppe Facchini, l’organizzazione di un "Concorso internazionale di architettura del paesaggio". La partecipazione era riservata a 10 prestigiose università europee (Lisbona, Barcellona, Parigi, Hannover, Delft, Las Palmas, Lubiana, Venezia, Trento, Reggio Calabria). Il tema era semplicemente questo: "Pergine, il Parco della follia". Ricordiamo che all’interno delle 10 università operano i più prestigiosi paesaggisti a livello mondiale. I soli costi a carico del Comune riguardavano l’organizzazione e le spese logistiche dei relatori. Tale progetto è stato bocciato in una lettera inviata all’arch. Giovannini a causa, si legge, della confusione che poteva ingenerare sovrapponendosi al progetto di recupero e ripristino attualmente in atto nel parco, ritardandone la conclusione (!).

Nel maggio 2005 il concorso e la relativa mostra, intitolati "Dessiner sur l’herbe" sono stati organizzati dal Comune di Arco, con la redazione di 14 progetti e l’organizzazione di una tavola rotonda. Questa esperienza sarà la prima di una serie che si sposterà nelle varie sedi europee. La mostra dei lavori è stata allestita a Lubiana, Barcellona, Delft, Hannover e Parigi. Sta per essere edito il catalogo della mostra.

Nell’autunno 2006 Pergine ed il Parco del manicomio diventano oggetto del corso e del laboratorio di Composizione Architettonica 3 del corso di Laurea in Ingegneria Edile-Architettura dell’Università di Trento, del quale siamo assistenti alla didattica.

Alla fine di quest’esperienza è stata organizzata presso la Sala del Balcone del Castello di Pergine la mostra "Pergine Valsugana: architettura, arte, cinema, musica, teatro, follia – Idee e progetti per la città e per lo spettacolo". I progetti presentati proponevano in vario modo un ripensamento dell’identità culturale di Pergine, rileggendo i rapporti tra i nodi della città ed in particolare la rilettura del Parco.

La mostra, presentata dal direttore del Dipartimento di Ingegneria prof. Giorgio Cacciaguerra, dal prof. Renato Bocchi, dall’assessore alla Cultura di Pergine Renato Nisco, ha dato avvio ad un nuovo vivace dibattito, seguito dai giornali locali. Entro l’anno sarà edita dell’Università di Trento una pubblicazione al riguardo.

I lavori mostrati sono stati richiesti dall’Ufficio Lavori Pubblici del Comune e ivi sono depositati dal novembre 2006.

Negli ultimi tre anni abbiamo realizzato, insieme all’associazione Perseo, il festival "Sentieri paralleli", dedicato alla follia ed alle arti, nato da un’idea contenuta nella tesi di laurea nel 1999.

Nel corrente anno abbiamo collaborato con l’artista Paolo Vivian all’ideazione e realizzazione del simposio internazionale di scultura "Memorie di amnesie". Il tema, riferito alla memoria della follia, era stato a suo tempo discusso e concordato con lo stesso artista e con la dott.ssa Graziella Anesi.

Tra il 9 ed il 23 settembre scorsi si è svolto il simposio all’interno del Parco, durante il quale , il 18 e il 20 settembre, il quotidiano L’Adige pubblica la notizia dell’incarico affidato al paesaggista Francesco Decembrini per quanto riguarda la redazione di uno studio di fattibilità sul parco Tre castagni e sulla volontà dell’amministrazione di "dare al parco una caratterizzazione tale da poter esercitare un potere d’attrazione non solo in Trentino ed Alto Adige, ma in tutta Italia". Si legge che il tema portante del progetto riguarda la memoria di quello che ha rappresentato il manicomio: nessuna confusione questa volta.

Non entrando nel merito delle competenze, della professionalità, delle referenze del professionista incaricato, rimane molta amarezza. Pergine è il luogo dove viviamo e lavoriamo. Il tema della follia, del manicomio e della memoria è stato scelto come conclusione del nostro percorso universitario, ed è proseguito negli anni per passione personale.

La lettera del Comune che respingeva la proposta del concorso si concludeva con l’auspicio di riprendere il discorso non appena l’intervento nel parco avesse "assunto una sua fisionomia".

Spiace che l’amministrazione abbia scordato tutte le proposte che, in quasi dieci anni, sono state fatte.