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Papà sta con me due settimane

Il congedo di paternità cerca fortuna dopo il sì del Parlamento europeo

“Sono incinto”. Un neologismo utilizzato da un amico durante la fiera Fa’ la cosa giusta per annunciare il lieto stato della sua compagna. Una bella espressione di condivisione che fa prendere il Trans-Europa-Express e tornare a Strasburgo.

Al Parlamento Europeo il 20 ottobre è passato un rapporto che prevede 2 settimane di congedo retribuito di paternità dal lavoro, con 390 voti a favore, 192 contro e 59 astensioni. L’iter legislativo ora è nelle mani di Commissione e Consiglio, ma il segnale del Parlamento è chiaro: la famiglia prima del lavoro. Due settimane per i papà a casa possono essere considerate un palliativo, ma possono significare anche l’inizio di un cambio di mentalità.

“Finalmente un concetto di paternità non solo biologico ma fatto di responsabilità” secondo Ludovica Botarelli Tranquilli-Leali del coordinamento italiano di European Women’s Lobby (www.womenlobby.org). Questa lobby prettamente femminile quindi, una delle 3182 che ronzano a Bruxelles fra Commissione e Consiglio europeo certificate nel “Register of interest representatives” (https://webgate.ec.europa.eu/transparency/regrin), ha avuto la meglio su altri gruppi d’interesse. Tra questi, EuropeBusiness (www.businesseurope.eu) e la nostra Confindustria, che per le attività lobbistiche ha dichiarato di spendere 750mila euro nel 2010.

L’associazione degli industriali italiani era contraria alla misura, perchè “rischia di introdurre elementi troppo rigidi nel rapporto di lavoro con conseguenze onerose per i datori di lavoro”.

Una visione che va di pari passo con la considerazione dei figli come un bene privato e non come una ricchezza sociale. Meglio quindi vedere il lavoratore distrutto da una notte insonne, che lasciargli godere della bellezza del diventare padre.

Un argomento solitamente utilizzato nei casi di pari opportunità non rispettate è quello della fallocrazia, la democrazia guidata soltanto dai maschi. Ma Confindustria è guidata da Emma Marcegaglia, che ha una figlia, Gaia, di 7 anni. Ed i giovani industriali sono diretti da Federica Guidi, la Confindustria trentina da Ilaria Vescovi. Autolesionismo al femminile? Eppure il provvedimento del Parlamento europeo contiene aspetti positivi anche per la maternità: venti mesi di congedo in tutta Europa con lo stipendio al 100% anche per le mamme non tutelate dai contratti collettivi. A giugno anche a Montecitorio erano transitate due proposte di legge (una della democratica Barbara Saltamartini ed una dell’azzurra Alessia Mosca) per un congedo di paternità ancora più simbolico, di quattro giorni, per i papà.

L’esito dell’iniziativa del Parlamento europeo comunque non è scontato: sarà difficile che il Consiglio europeo possa vedere di buon occhio il provvedimento, date le divergenze in materia degli stati membri. Al di là delle convinzioni o degli approcci culturali, infatti, c’è anche un costo del provvedimento, che verrebbe ad essere abbastanza salato in paesi importanti nello scacchiere europeo, come Germania e Gran Bretagna. Rispetto infatti alla situazione attuale in Germania vi sarebbe un costo di 1400 euro a figlio, in Gran Bretagna di 400, in Ungheria di poco meno di 200. Per Spagna, Estonia e Polonia non cambierebbe invece nulla.

In termini di costi invece le 20 settimane di congedo retribuito per maternità, già previste in Italia, andranno, hanno un peso più equamente distribuito, almeno per quanto riguarda gli stati nel cuore dell’Europa. Si va dai 2500 euro per figlio del Belgio, ai 1900 della Francia, fino ai 1750 della Germania, i 1600 della Gran Bretagna, i mille della Danimarca. Rimangono comunque sempre aperti degli interrogativi di fondo: i figli hanno una rilevanza meramente privata o anche pubblica? Alla luce di una natalità calante, sostenuta dalla popolazione immigrata e di un welfare che entra in un futuro poco sostenibile, conviene investire da parte degli stati anche su un aspetto minimo come quello dei congedi?

Qualche risposta potrebbe essere data dall’8 al 10 novembre a Milano, durante la Conferenza nazionale della famiglia. Previste anche le partecipazioni trentine dei docenti Gianfranco Cerea e Mariangela Franch, oltre che del Dirigente del Servizio politiche sociali della Provincia Luciano Malfer.

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